LA FESTA DEI CORNUTI A SAN VALENTINO IN ABRUZZO CITERIORE, STORIA DI UN MONDO PAGANO

 

Le feste popolari in Abruzzo sono l’espressione di una popolazione che mantiene vive le proprie origini e la propria storia attraverso rappresentazioni simboliche che uniscono il sacro e il profano. Dai mondi pagani all’affermazione del cristianesimo vi è stata una sorta di continuità che ha contribuito ad affermarsi quegli aspetti folkloristici in cui gli abruzzesi si rispecchiano.
Di feste popolari che affondano le radici nel mondo pagano ve ne sono diverse, alcune particolarmente suggestive, altre decisamente originali, altre ancora “pittoresche” come ad esempio la Festa dei Cornuti che si tiene a San Valentino in Abruzzo Citeriore,  una di quelle rappresentazioni di chiara origine pagana e si tiene ogni anno il 10 novembre, giorno antecedente la giornata di San Martino.

Ma facciamo un piccolo passo indietro e torniamo al 31 ottobre giornata del Samhain ovvero il capodanno pagano. Anticamente infatti il tempo era collegato si alle stagioni, ma soprattutto al calendario contadino. A partire quindi dal 31 inizia un ciclo di chiusura di 12 giorni del cosiddetto “Capetièmpe” per l’appunto il capodanno contadino. Fine quindi della stagione agricola con gli ultimi raccolti che darà il via al “nuovo anno agricolo” con il momento della semina che coincide appunto con il mese più oscuro dell’anno.
L’ultimo giorno di Capetièmpe cade proprio con la giornata dedicata alla memoria San Martino di Tours e alla sua morte avvenuta appunto nel novembre del 397 d.C.
La leggenda del santo e del taglio del mantello è forse una delle storie legate al santo più note, ma una in particolare ci mostra altri aspetti del santo e lo collega alla “festa dei cornuti”.
Secondo la leggenda Martino era particolarmente legato alla sorella, al punto che la portava sempre con sè per impedire che questa cedesse alle lusinghe di uomini che avrebbero potuto “rubarle la sua verginità”.
Accadde però che un giorno la ragazza, approfittando della distrazione del santo si incontrò con uno spasimante e dietro un cespuglio consumò il rapporto d’amore. San Martino si accorse del tradimento mesi dopo, quando la gravidanza della sorella era divenuta ormai evidente.
Proprio per questo San Martino è noto come protettore dei cornuti ovvero dei mariti traditi.
Secondo alcune fonti, in realtà la leggenda di San Martino quale protettore dei cornuti è una trasposizione del mito del mondo greco-romano, per la precisione del tradimento di Venere-Afrodite con Marte-Ares a discapito del povero Vulcano-Efesto suo marito.
Ma torniamo alla Festa dei Cornuti e alla tradizione sanvalentinese.
Le prime attestazioni della cerimonia risalgono alla metà dell’Ottocento, epoca in cui secondo le fonti veniva piazzato un lumino davanti alla porta dei cosiddetti “cornuti”, veri o presunti non ci è dato saperlo.
Tale usanza con l’avvento di un mondo che tentava di liberarsi dai costumi antichi, cadde in disuso. Fu solo verso la fine del secolo scorso che la popolazione decise di recuperare un’antica tradizione figlia del loro bagaglio storico-culturale.
Venne così costituita una Congrega dei Cornuti, composta ovviamente da soli uomini, veri protagonisti della processione in questione.

Alla vigilia di San Martino, il 10 novembre  quando le ombre della sera calano su questo piccolo borgo, la “processione” parte da Largo San Nicola per poi risalire verso il centro storico fino a raggiungere il Duomo.
Apre il corteo l’ultimo uomo sposato l’anno precedente seguito da tutti i maschi del paese e accompagnati da suonatori di strumenti folkloristici vari. Organetti, campanacci, tamburelli, canti e urla danno a questa festività un carattere goliardico e decisamente divertente. In processione gli oggetti sacri vengono sostituiti da corna di tutti i tipi, peperoncini, stendardi rappresentanti corna e elementi fallici, simboli di fertilità, abbondanza e virilità. Le corna infatti, oltre ad essere una rappresentazione di buon auspicio, basti pensate alla cornucopia simbolo appunto di fortuna e prosperità, per il mondo antico rappresentavano le energie femminili durante la luna crescente. Il simbolo della mezzaluna, che tanto richiama le corna possiamo trovarla in diverse rappresentazioni sacre e pagane, ci basti pensare alle raffigurazioni di Iside con le corna sulla testa, e in tempi più recenti la mezzaluna ai piedi della Vergine dell’Immacolata Concezione.
La simbologia delle corna non finisce qui, esse sono infatti una metafora dell’energia non solo femminile ma anche maschile poiché le corna negli animali rappresentano il momento della loro capacità riproduttiva  e quindi di fertilità
Ciò che però rende la manifestazione decisamente “pittoresca” è  l’addobbo dei vari membri della Congrega addobbati con tanto di corna e di oggetti vari quali metafore di una rappresentazione le cui origini si perdono in quel mondo pagano che nonostante tutto vive ancora dentro gli abruzzesi.

 

Per ogni processione che si rispetti occorre un elemento sacro da “odorare” che sia una statua o una reliquia poco importa. Nel caso di questa originale processione la reliquia è rappresentata da una scultura fallica ricoperta da un velo. Il fallo nell’antichità era un simbolo di fertilità ed era venerato attraverso la figura del dio Priapo. Nella Processione dei Cornuti, la reliquia fallica viene portata in trionfo dall’ultimo sposato dell’anno precedente e sarà proprio lui a consegnarla al nuovo “cornuto dell’anno”, ovvero l’uomo più fresco di matrimonio.
Il ballo della pupa chiude la serata, e da il via ai festeggiamenti del paese all’interno delle cantine e ristoranti per gustare i vini e prodotti tipici del luogo.
La festa dei Cornuti è una di quelle rappresentazioni che meritano di essere viste e non solo dal punto di vista folkloristico, ma anche da un punto di vista più profondo poiché dietro ogni simbolo c’è una storia e dietro ogni storia c’è una parte delle nostre origini.

Rossella Tirimacco Abruzzo Smart Ambassador