FRA’ NICOLA, L’ULTIMO EREMITA DEL GRAN SASSO

 

Abruzzo terra di castelli e di eremiti, con le sue montagne sacre che racchiudono storie e leggende, da sempre affascina il visitatore attento che cerca di scoprire quel mondo in cui la magia si rivela anche in un “semplice fiore”.

Ed è una nuova storia quella che vogliamo proporvi, una di quelle storie di fede, di povertà e di umiltà che ci mostrano un mondo alla gran parte di noi sconosciuto.
Ci troviamo questa volta a Isola del Gran Sasso in provincia di Teramo, un piccolo paese dove sorge il Santuario di San Gabriele dell’Addolorata, patrono della regione abruzzese. La nostra meta è a pochi chilometri da Isola, ci spostiamo infatti a Pretara, una piccola frazione del paese. All’interno della Valle Siciliana, posto a ridosso della maestosa parete del Corno Grande a circa 859 metri s.l.m. sorge l’Eremo di Fratta Grande, il romitorio dove visse Fra’ Nicola, l’ultimo eremita del Gran Sasso e d’Abruzzo.

L’eremo sorge a circa 1000 metri di altezza nei pressi di una pianura denominata “Prato dei Fiori”, si tratta in realtà di una piccola chiesetta in pietra calcarea con annesso romitorio, incastonati su una falesia rocciosa.

La struttura è piuttosto semplice, le forme elementari non richiamano l’attenzione del visitatore. A pochi metri dall’ingresso della chiesetta vi è una piccola grotta, al cui ingresso è posta una croce di legno, un elemento che mostra chiaramente l’aspetto sacro del luogo.

La piccola chiesetta all’interno si presenta come un luogo modesto privo di particolari abbellimenti, con una cappella centrale e due laterali. Sull’altare principale risalta un quadro di San Francesco di Paola, santo a cui era devoto fra’ Nicola, mentre dietro l’altare all’interno di una stanza adiacente è riposto un vecchio presepe costruito dall’eremita.

Nascita di un eremita

Fra’ Nicola, il cui nome è Nicola Torretta nasce nel 1803 a Picciano, un paesino dell’ entroterra abruzzese inserito nel 1927 all’interno della provincia di Pescara.
Nicola è figlio di una famiglia benestante, suo padre è un commerciante di stoffe, un’attività che considerata l’epoca permetteva un buon tenore di vita.
Tale fortuna non durerà però a lungo, poiché a seguito di un furto subito, la famiglia cadrà in disgrazia.
Siamo nella prima metà dell’800, le condizioni di vita sono difficili, la povertà è la normalità, soprattutto nei piccoli paesini montani, la famiglia si è trasferita a Castelli, il piccolo borgo divenuto famoso nel XVI secolo per l’avvio della produzione delle ceramiche. Qui Nicola iniziò a fare il contadino, dimostrando una predisposizione per il lavoro manuale.


Nella Valle Siciliana serpeggia il malcontento per via della povertà e delle misere condizioni di vita. Il sindaco della provincia di Teramo, decide così di chiedere aiuto alla congregazione dei missionari del Preziosissimo Sangue, affinché portassero parole di fede e di speranza alla popolazione locale in modo da scongiurare eventuali disordini. Don Gaspare del Bufalo fu uno degli esponenti principali incaricato della diffusione della Parola, ed è proprio grazie ai suoi discorsi ricolmi di fede che Nicola decide di cambiare vita per seguire la vita dei missionari.

“Nell’anno di nostra salute 1825 abbandonai la mia casa paterna, e presi l’abito da eremita, in Santa Maria di Pagliara, la domenica 7 settembre 1825. Mi furono riconsegnate quattro chiese da ristabilire”.

Nicola mostrava un bisogno di pregare quasi eccessivo, al punto che gli stessi missionari lo invitarono a prendere i voti per diventare frate Cappuccino.
Egli si recò così ad Ortona per prendere i voti, ma l’abito gli fu rifiutato a causa della sordità all’orecchio sinistro provocata da uno schiaffo della madre ricevuto in giovane età.


Il dolore per quel rifiuto non minò però la sua fede, al punto che prese la decisione di diventare eremita laico.
In totale solitudine fra’ Nicola rafforzava ogni giorno la sua fede con la preghiera e la meditazione, contemporaneamente si dedicava al restauro di quattro chiese poste su versante teramano del Gran Sasso: Santa Maria a Pagliara, San Cassiano, Santa Colomba e San Nicola di Fano a Corno.

“Tutto costruiva con le proprie mani, anche l’organo. Lavorava da muratore, da scalpellino, da fabbro ferraio. Faceva il falegname, lo stagnino, il pittore”.

Una vita ascetica vissuta in totale devozione di quel Cristo i cui valori cercò di rappresentare, Fra’ Nicola muore così  il 23 febbraio del 1886  all’età di ottantatré  anni. Le sue spoglie furono tumulate nella chiesetta dell’eremo, sotto l’organo a mantice, quello stesso organo che un tempo egli aveva costruito.  Dieci anni dopo, le spoglie furono esumate e traslate nella Chiesa parrocchiale di Pretara.
Nel 1986, a cento anni dalla scomparsa di fra’ Nicola, il Comune di Isola del Gran Sasso pose una lapide per onorare la sua memoria con l’effige: “Ultimo eremita del Gran Sasso”,

 

 

Rossella Tirimacco

 

Citazioni e fonti

L’Eremo di Fratta Grande a Pretara

Escursioni Abruzzo, l’eremo di Fratta Grande