Le maschere si può dire che nascano con l’uomo. Il loro uso infatti, aveva una funzione sia di tipo ritualistico-religioso quale mezzo di rappresentazione antropomorfica di demoni e divinità, che teatrale, come ad esempio le maschere del teatro greco. Il termine maschera deriva dal longobardo “masca” e significa demonio, larva. Anticamente queste venivano utilizzate per evocare le anime dei defunti affinché si avesse un buon raccolto. L’uso della maschera era quindi molto diffuso e largamente usato da quasi tutti i popoli della terra (basti pensare agli egizi) per diversi tipi di celebrazioni.
Ad esempio, i pagani utilizzavano le maschere per celebrare l’arrivo della primavera e con l’avvento del cristianesimo durante il Medioevo le maschere fecero la loro comparsa come raffigurazione del buffonesco, la cui fattezze andavano a rappresentare le peculiarità, il carattere, gli aspetti sociali, lo spirito popolare dei diversi paesi italiani.

Durante il Rinascimento, le maschere divennero solo semplice rappresentazione dell’arte e, a partire dal ‘500 con gli attori della Commedia dell’Arte, alcuni dei tipici personaggi carnevaleschi, assunsero un vero e proprio carattere e forma rappresentativa nel linguaggio e nei gesti. Nascono così le maschere del teatro italiano, le quali introdussero in scena elementi di divertimento per il pubblico.
Le maschere regionali di Carnevale nascono quindi da tradizioni arcaiche, dalla Commedia dell’arte, dal teatro dei burattini e alcune sono state inventate appositamente in tempi più o meno recenti dai paesi che non avevano una propria maschera rappresentativa. Anche se l’origine delle varie maschere è diversa, il loro scopo originario era lo stesso, infatti, i suoni, i colori, le maschere avevano lo scopo di scacciare le tenebre e l’inverno, permettendo così alla primavera di poter finalmente tornare.
Rossella Tirimacco
Citazioni e fonti