RACCONTI DEL PASSATO: TAGLIACOZZO UNA REALTÀ MAGNIFICA E SINISTRA

 

Amy Atkinson “Tagliacozzo” 1908

É il 1907 quando sulla scia dei viaggiatori Keppel Craven ed Edward Lear, che avevano fatte le loro traversate nell’Abruzzo nella prima metà dell’800, Anne McDonel, una donna inglese e la pittrice americana Amy Atkinson compirono un viaggio negli Abruzzi. L’itinerario è sempre lo stesso, quello già tracciato da Keppel e Lear, partenza da Roma seguendo la via Valeria attraverso Tagliacozzo, la Marsica, il Fucino, Sulmona con la sua vallata, e infine seguendo il fiume Aterno verso Chieti e Pescara, fino a risalire dalla Piana delle Cinquemiglia di Castel di Sangro verso Napoli. Da quel viaggio e dalle considerazioni  e impressioni di Anne, ne verrà fuori una magnifica opera “In the Abruzzi. With twelve illustrations after water-colour drawings by Amy Atkinson” che verrà pubblicato nel 1908 a Londra, presso la casa editrice Chatto&Windus.  Amy Atkinson, darà il suo contributo all’opera dell’amica illustrando ad acquerello i paesaggi raccontati nel libro.

Di Anne MacDonell, purtroppo, sappiamo pochissimo. Secondo il General Catalogue of Printed Books, conservato presso la English Library del British Museum di Londra, sembra che l’autrice abbia avuto un’intensa attività come traduttrice dall’italiano: sue sono le traduzioni delle vite di alcuni artisti e santi, fra i quali Benvenuto Cellini e San Francesco d’Assisi. A lei si deve anche l’introduzione, sul mercato editoriale britannico, di una raccolta di fiabe italiane, “The Italian Fairy Book”.

 

Provare ad osservare il mondo con gli occhi di un viaggiatore d’inizio secolo non è semplice; spesso quando si cammina per le viuzze di antichi borghi o paesi vien da chiedermi com’era quel territorio cento anni prima, o addirittura secoli prima. La società di allora e gli abitanti di quel luogo come si relazionavano con il mondo esterno, quali erano i loro usi e costumi. Così, mentre cammino per questi luoghi osservo ogni particolare cercando le tracce di un antico passato in grado di riscoprire pezzi di una storia “velata”. Ed è qui che il mio tragitto da visitatrice del XXI secolo, si incontra con il mondo e con l’osservazione di una visitatrice degli inizi del XX secolo, è l’Abruzzo raccontato appunto da Anne MacDonel, in particolare Tagliacozzo, anno Domini 1907.

Tagliacozzo di Anne MacDonel:” In ogni parte dell’Abruzzo ed è anche  qui, il posto più vicino a Roma e dove probabilmente ogni viaggiatore si ferma, abbiamo la strana sensazione di trovarci in una zona inesplorata. Il vecchio paese sospeso sopra la ferrovia e sulle ville dei turisti estivi, ci appare  come una realtà magnifica e sinistra al tempo stesso. Esso si arrampica intorno alla montagna rocciosa attraverso un intreccio di stradine che presentano spazi per palazzi e conventi, finché senza fiato si ferma in cima al Calvario, dietro cui sorgono i resti del castello che un tempo dominava tutte le valli e le colline della Marsica.

Almeno un centinaio di città meriterebbero di essere collocate prima di Tagliacozzo per la bellezza dei loro dettagli, ma è difficile trovarne una che possa gareggiare con questo paese abruzzese per il carattere assolutamente pittoresco, per l’eroica resistenza che oppone a tutti i limiti imposti dalle esigenze moderne, per la sorpresa che suscitano le sue abitazioni simili a celle di una prigione e per la superbe e magnifica vista che offre. In questo paesino ci sono strade che farebbero astenere il più irriducibile dei filantropi dal manomettere la loro bellezza e che indurrebbero l’artista – di solito freddo e distaccato – ad allontanarsene velocemente, turbato dalla commozione che esse gli suscitano.

Quanto agli abitanti abbiamo incontrato molte persone socievoli a Tagliacozzo e potevamo andare in giro liberamente senza essere importunate; eppure in nessun altro luogo nella remota Valle del Sagittario o nelle zone desolate intorno a Roccaraso, né sugli altopiani battuti dai venti e situati in capo al mondo vicino Ovindoli e Rocca di Mezzo- abbiamo avvertito la stessa sensazione di umanità come in questo paesino. Il viaggiatore troverà che qui le persone sono tutte fidate e servizievoli; ma se egli le provoca, in nome delle loro antiche divinità e dei ricordi dei tempi passati, allora i trent’anni di istruzione e di educazione scompaiono come un velo sottile ed impalpabile. […]

 

 

Tagliacozzo deriva da Talus Cotium, cioè fenditura della roccia . Alcuni grandi cataclismi spaccarono a metà il pendio della montagna dalla cima alla pianura; sulla parte sinistra non vi sono costruzioni se non poche case sparpagliate nei pressi della sporgenza dove si trovano le cosiddette sorgenti dell’Imele (sebbene il piccolo fiume nasca molto più indietro, tra le montagne). In ogni luogo c’è un punto che rappresenta l’orgoglio degli abitanti ed i Tagliacozzesi sono lieti di condurti qui per sedere in una grotta a guardare tra gli spruzzi, l’acqua che cade nelle vasche esterne e che scorre con impeto sui ciottoli e fa girare i piccoli mulini che si trovano sulla strada e che portano al paese sottostante. Essi lo considerano un posto così bello che, fantasiosamente hanno immaginato che fosse il rifugio della più gaia fra tutte le Muse e gli hanno dunque attribuito il significato di Thallae Otium: cioè il riposo di Talia! Ad ogni modo proprio di fronte, c’è la grande spaccatura della roccia che spiega chiaramente l’origine di tale toponimo.”

 

Rossella Tirimacco

 

Citazioni e fonti: Anne MacDonell “Negli Abruzzi ” ; traduzione e introduzione a cura di Chiara Magni