LA TRADIZIONE DELLA PUPA (O MAMMOCCIA) IN ABRUZZO

 

La tradizione della pupa è diffusa un po’ ovunque in Abruzzo. La pupa (nota anche come pupazza o mammoccia) è un grosso fantoccio in cartapesta raffigurante una donna con colori vivaci e forme procaci, essa viene costruita rivestendo con vari strati di carta incollata una struttura in canne di legno. Sopra il fantoccio viene poi montata un’intelaiatura per i fuochi d’artificio che vengono poi fatti scoppiare durante la festa. Un uomo si introduce all’interno del corpo cavo del fantoccio e balla a suon di musica, mentre si accendono progressivamente i fuochi pirotecnici. Il ballo della pupa veniva e viene ancora oggi rappresentato in molti luoghi della regione in diversi momenti dell’anno. A Cappelle sul Tavo (Pe),la notte di ferragosto, dagli anni ’70 si svolge una rassegna di tale spettacolo pirotecnico presentata sotto forma di “palio” delle contrade.
La pupa si ritrova tanto durante i riti di ringraziamento primaverili ed estivi quanto nell’ambito dei riti solstiziali legati al periodo natalizi, come a Francavilla al mare (Ch) il 13 dicembre, a Lama dei Peligni il 26 dicembre, oppure a conclusione dei festeggiamenti di Sant’Antonio abate. Si tratta di un’antica usanza di carattere agrario connessa ai riti di fertilità della terra, di cui le accentuate fattezze femminili del fantoccio rievocano l’immagine dell’antica Dea Madre. In epoca arcaica, prima che venissero introdotti i fuochi artificiali, la pupa veniva incendiata alla fine della danza e le sue ceneri venivano sparse sui campi a scopo propiziatorio.

Genti d’Abruzzo- Dal museo al territorio- Carsa Edizioni