Nella concezione popolare primitiva si riteneva che la pietra non fosse sterile, ma che da essa abbia avuto origine la vita dell’uomo e quindi da essa potessero risorgere i morti. L’antico uso di seppellire i morti sotto le pietre trae origine dall’orrore istintivo che l’uomo ha sempre avuto alla vista dei cadaveri, ma anche dal fatto di voler dare al morto la possibilità di difendersi dai geni maligni. Spesso si incontravano tumuli di pietre in Abruzzo, ma anche in gran parte del Meridione. Si riteneva che tali tumuli fossero sepolture di persone morte assassinate. In molti paesi infatti, si usava lanciare un sasso sul tumulo per non incorrere nelle ire del defunto. Su un sentiero di Raiano (AQ) che conduce all’eremo di San Venanzio, si incontrava una caverna circondata da monticelli di sassi. Quando i pellegrini si recavano all’eremo, usavano gettare un sasso sul monticello, chi non lo faceva si sentiva spintonare, soffiare addosso aria gelata o addirittura tirare per i capelli. A Pagliara dei Marsi in località Carpini era morto assassinato un uomo, ed era stato sepolto accanto al sentiero. Il passante distratto che dimenticava di poggiare un sasso sulla sua sepoltura, si sentiva arrivare addosso una scarica di pietre. Sempre nella stessa località c’è ancora una grotta con un’eco portentosa e la voce popolare dice che l’anima di un certo Giannandrea vaghi all’ interno di essa senza pace, e lanci sassolini ai passanti. In molti paesi si riteneva che i morti per violenza e rimasti senza sepoltura fossero malefici e nemici delle persone vive.
Quando si passava in un luogo dove c’era stato un omicidio, lo spirito dell’ucciso si manifestava con gemiti, fracasso, un vortice che inseguiva o uno strano animale, ed il passante doveva posare un sasso col sentimento di voler dare sepoltura. Era opinione comune all’epoca, che i morti ammazzati dovessero essere sepolti legati per non farli più uscire e quindi evitare che tormentassero i vivi. A questo scopo si accumulavano sulla tomba pietre molto pesanti. In una località tra Bolognano e Tocco Casauria (Pe) c’è una località chiamata Colle dei Morti dove la leggenda vuole che ci siano seppelliti i numerosi turchi che avevano tentato un assedio ed erano stati uccisi dagli indomiti paesani. Tra Loreto Aprutino e Pianella in provincia di Pescara, c’è una località chiamata Colle degli Uomini Morti sulla quale c’è una leggenda piuttosto strana. Gli abitanti del luogo erano chiamati con disprezzo Zanniti dagli antichi Romani forse come reminescenza di Sanniti. Scoppiata la guerra tra Zanniti e Romani, i primi ebbero la meglio mani caduti nelle loro mani furono spogliati e rimandati a Roma nudi. I Romani per vendicarsi ritornarono a dare battaglia con un esercito triplicato ed i morti Zanniti furono innumerevoli. Fatti prigionieri, i Zanniti passarono sotto le forche che i Romani avevano preparato nel varco dell’Appennino Pennese il quale da allora prese il nome di Forca di Penne come pure la località della battaglia prese il nome di Colle degli uomini morti.
Fonte : lospecchiomagico.altervista.org