Non si è mai troppo grandi per l’uovo di Pasqua…
Antonio Cuomo
Con l’arrivo delle festività pasquali, il mondo si riempie di simboli di cui spesso ne ignoriamo l’origine. Dal pranzo tradizionale, in cui fanno la loro comparsa dolci a forma di colomba, agnello cacio e ova, uova di cioccolato e uova colorate, al grano cresciuto al buio e messo in chiesa intorno al tabernacolo, ai riti del fuoco e dell’acqua. E poi ancora, la famosa “pupa e il cavallo” della tradizione tipicamente abruzzese, alle colombe praticamente onnipresenti in ogni manifestazione sacro-religiosa. Dai pulcini e conigli colorati fabbricati in diverse versioni che addobbano i pacchi regalo e le nostre case, alle campane che restano silenziose dal giovedì santo fino alla mezzanotte del sabato notte.
Tra i tanti simboli uno dei più noti è sicuramente l’uovo pasquale, e questo grazie anche a massicce campagne di marketing che lo hanno reso un alimento di largo consumo, privandolo del suo significato simbolico religioso.
Ma da dove nasce l’usanza di regalare le uova?
Innanzitutto va detto che l’uovo è una rappresentazione della vita, anticamente infatti, il cielo e la Terra erano considerati due emisferi che andavano a creare un unico uovo, mentre per gli antichi Egizi l’uovo rappresentava l’unione quattro elementi: acqua, aria, terra e fuoco.
Per il suo significato collegato alla vita, e in particolare alla “nascita”, durante la stagione primaverile, per gli antichi Persiani, era consuetudine scambiarsi delle uova dipinte a mano.
Con l’avvento del cristianesimo, l’antica tradizione delle uova colorate viene rielaborata in una nuova prospettiva, quella del Cristo Risorto.
Le uova infatti, venivano colorate di rosso “in ricordo del sangue di Cristo”, ma dal momento che dentro l’uovo c’è una nuova vita, ecco che diventa simbolo della resurrezione.
La tradizione di regalare delle uova durante il periodo pasquale, sembra però sia nata in Germania durante il Medioevo. In seguito iniziarono a prendere piedi nuove usanze, e dall’uovo di gallina, si passò alle quelle artificiali rivestite di materiali preziosi. Nel 1800, Peter Carl Fabergé, il famoso orafo russo, rivoluzionò il modo di concepire le uova. Egli infatti non si limitò ai soli, seppur ricchi decori esterni, ma elaborò anche l’interno dell’uovo, dove non era insolito trovare dei doni. A lui va infatti il merito delle ” uova a sorpresa” che conosciamo tutt’oggi.
“Nella tradizione balcanica e greco ortodossa l’uovo, di gallina, cucinato sodo, da secoli viene colorato, tradizionalmente di rosso, simbolo della Passione, ma in seguito anche di diversi colori, in genere durante il giovedì santo, giorno dell’Ultima Cena, e consumato a Pasqua e nei giorni successivi. Il giorno di Pasqua, in molti riti, si compie la benedizione pubblica delle uova, simbolo di resurrezione e della ciclicità della vita, e la successiva distribuzione tra gli astanti.
Prima del consumo, in particolare nella tavolata di Pasqua, ognuno sceglie il proprio uovo e ingaggia una gara con i commensali, scontrandone le estremità, fino ad eleggere l’uovo più resistente. Questo viene considerato di buon augurio. (1*)
Le uova di cioccolata fanno la loro comparsa durante il XX secolo nella nostra tradizione, e da allora diventeranno parte integrante della nostra Pasqua, tanto che i maestri artigiani ne faranno dei veri capolavori d’arte.
Da semplici a complesse, da piccole a grandi, con i gusti più svariati, al cioccolato fondente, al latte, alle mandorle, al cioccolato bianco, con ogni tipo di sorprese, dal giochino per bambini, all’anello di diamanti, le uova di Pasqua ne hanno fatta di strada fino ai giorni nostri, tanto che oggi, forse non sapremmo farne a meno. E allora, dopo due anni passati tra chiusure e riaperture, dopo due anni in cui la nostra vita è stata stravolta, magari quest’anno ci piacerebbe aprire il nostro uovo e trovare come sorpresa un biglietto con su scritto “Tornate a vivere nella gioia“.
Rossella Tirimacco
Citazioni e fonti
1* da Wikipedia