SAN BIAGIO E LA BENEDIZIONE DELLA GOLA: UN RITO TRA FOLKLORE E FEDE

 

Si susseguono i riti religiosi intimamente legati alla tradizione pagana, e che in parte ci raccontano i cicli delle stagioni, della vita stessa, della nostra storia attraverso archetipi e figure di santi. Così, altre feste ci preparano all’arrivo del Carnevale: la festa della Candelora, seguita il giorno successivo dalla festa di San Biagio.

San Biagio è ricordato dalla chiesa il 3 febbraio quando fu decapitato. Era un medico di origine armena che visse nel IV secolo, divenne vescovo della città di Sebaste dove operò numerosi miracoli. Avendo guarito miracolosamente un bimbo cui si era conficcata una lisca in gola, è invocato come protettore per i mali di quella parte del corpo. A questo risale il rito della “benedizione della gola”, compiuto con due candele incrociate, la cui formula pronunciata dal sacerdote è:
“Per intercessione di San Biagio, Vescovo e Martire, Dio ti liberi dal mal di gola e da ogni altro male. Nel nome del Padre e del Figlio  e dello Spirito Santo. Amen”
San Biagio è venerato come santo sia dalla Chiesa cattolica che e dalla Chiesa ortodossa.
Durante la persecuzione di Licinio venne arrestato dal preside Agricolao, a causa della sua fede venne imprigionato dai Romani, durante il processo rifiutò di rinnegare la fede cristiana; per punizione fu straziato con i pettini di ferro, che si usano per cardare la lana.
Morì decapitato, tre anni dopo la concessione della libertà di culto nell’Impero Romano (313 d.C).

 

                                                        La benedizione della gola

Ricordo ancora quando ero ragazzina, mia madre che mi costringeva il giorno di San Biagio ad andare in chiesa “a mettere l’olio alla gola“, pena l’esclusione dal poter mangiare una fetta del famoso “ciambellone di San Biagio, pieno di zuccherini colorati”. All’epoca non comprendevo quegli strani rituali che tanto mi sapevano di folklore misto a superstizione. Solo anni dopo, ormai adulta e ricca di esperienze e conoscenze, tornai indietro nel mio passato a riappropriarmi di quelle tradizioni che da ragazzina non potevo comprendere… o forse perché allora non era semplicemente il momento.

Un rituale, che sia religioso o popolare non è ma casuale ed ha una funzione e finalità ben precisa. Perchè quindi “benedire la gola”?

Ce lo spiega Carlo Lapucci in un suo articolo pubblicato tempo fa su Toscana Oggi.
Un tempo tutti i bambini dovevano essere benedetti a San Biagio. Forse anche gli adulti, in tempi più recenti, non sapevano più il perché, ma era rimasto, conscio o inconscio, il ricordo di una malattia della gola, spesso mortale, che attaccava soprattutto i bambini: la difterite. Fino ai primi dell’Ottocento fu confusa con altre malattie della gola. Era detta con un termine generico, ora obsoleto, squinzania, che indicava diverse affezioni morbose della gola: dalla semplice infiammazione della faringe a quella che veniva chiamata soffocazione, anche velo perché la gola cominciava a velarsi, e placche, perché sul palato si formavano placche le quali, moltiplicandosi, portavano all’impossibilità di respirare. Quando si presentava il mal di gola in un bambino, cosa assai frequente in inverno (intorno alla festa del Santo), la famiglia tremava fino alla sua guarigione, perché si sapeva come poteva finire. Si comprende bene come la disperazione nei secoli spingesse a cercare protezione da una malattia inesorabile che colpiva soprattutto gli esseri più deboli e amati della famiglia. Adesso, anche se abbiamo la vaccinazione e tanti altri rimedi, continuiamo  lo stesso ad affidarci alla provvidente benedizione di Dio, facendo memoria del nostro passato, confidando con tutta la nostra fiducia nel Padre e, magari, aiutando concretamente quanti, nei paesi più arretrati, hanno bisogno che tanti fratelli cristiani, in onore di san Biagio, li aiutino a combattere le malattie che il benessere (non goduto da tutti) ha sconfitto.

Un dolce tipico abruzzese preparato per la festa del Santo

L’effetto placebo è oggigiorno una cosa nota, ora senza stare troppo a scomodare Divinità e Santi, è possibile che l’inconscio “convinto” di esser protetto dal rito dell’olio, abbia poi finito effettivamente con l’agire, allontanando la malattia o addirittura guarendo moltissimi fedeli? I processi di autoguarigione che definiamo “miracolosi” non sono rari, esiste un’intera letteratura che ne parla e, “Chiunque” ne abbia il merito, ci fa comprendere che dentro di noi c’è una parte “Divina”  di cui poco o nulla conosciamo.

Rossella Tirimacco

 

Citazioni e fonti

Le tradizioni di Sa Biagio

San Biagio, il Santo che protegge dal mal di gola

 

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