RITI PASQUALI A TERAMO: SIMBOLI, DONNE E “SEGRETI”, PROTAGONISTI DI UN RITO ANTICHISSIMO

 

 

Questa volta, ci rechiamo a Teramo, alla scoperta di due importanti manifestazioni che si svolgono durante la Settimana Santa: la processione della “Desolata” e quella del Venerdì Santo. Si tratta di due tradizioni antichissime, ma la processione della Desolata è unica nel suo genere in tutto l’Abruzzo. Particolarità  sono le donne, vere protagoniste insieme alla Madonna, nella notte del Giovedì  e Venerdì Santo. La processione dei “simboli”, durante il  Venerdì Santo, ha poi un fascino “magico” e “misterioso” e, a prescindere dalla componente religiosa che tutte queste manifestazioni recano in sè, c’è una parte molto più profonda e che esula dal semplice rito tradizionale. Forse,  in parte per via delle donne e per l’importanza che queste hanno durante tali manifestazioni dove svolgono un ruolo fondamentale:  in gramaglie e con il volto coperto, portano statue, un privilegio che solitamente viene concesso solo agli uomini; portano simboli, si tramandano “segreti” di madre in figlia e questo sin da bambine. Donne giovani, anziane, bambine… non ha importanza l’età, conta il “femminile” e la sacralità derivante dalla Grande Madre… perché  forse è di questo che parliamo. I simboli, un linguaggio “nascosto” che va ben oltre ciò che appare.  Il messaggio evangelico, dietro di esso c’è la storia non solo di un intero popolo, ma la storia di tanti individui con i loro desideri e speranze, con i loro dolori… quante sono le spade conficcate nel petto di Maria, con le loro Croci, i propri Calvari. Numeri, numeri che si ripetono: sette, quante sono le chiese che Maria visita alla ricerca del proprio figlio, sette sono le spade nel suo petto, alle sette la processione si scioglie. Simboli… e ancora simboli, simboli che ci parlano: galli, scale, fasci littori, drappi rossi, aquile, archetipi che ci rimandano ad un mondo lontano ma celato dentro il nostro sé e che si riflettono negli angoli più remoti della psiche umana fino a toccare le corde della vera “Essenza” dell’uomo. E’ difficile osservare queste manifestazioni solo dal semplice lato tradizionale-religioso ( o folkloristico per alcuni), senza tenere conto dell’aspetto esoterico, con quella parte di noi stessi che non conosciamo, e le relative implicazioni sulla nostra stessa psiche. In questi frangenti, l’energia vibrante che sembra esplodere dentro ognuno, ci rimanda in un’altra “dimensione” … ricordandoci in parte “Chi siamo”, rimettendoci in collegamento con il “Tutto”.

 

Rossella Tirimacco

 

 

                                               I riti della Pasqua a Teramo

 

 

Articolo tratto da: Eccellenze d’Abruzzo

 

A Teramo, nella settimana Santa, si svolge una singolare funzione, si tratta della processione della “Desolata”. E’ un rito antichissimo, risalente al 1260 e viene celebrato nelle ore mattutine del Venerdi Santo. E’ la devota rappresentazione paraliturgica della Madre che va alla ricerca angosciosa del figlio condannato a morte. Il corteo si avvia con la sola statua dell’Addolorata per un giro delle “sette chiese”. Inizia da quella di Sant’Agostino e termina all’Annunziata dove trova il Cristo Morto giacente su un ’artistica bara. E’ una commovente manifestazione di religiosità popolare, con gli uomini che indossano la tunica nera e recano la croce, mentre le donne velate e in gramaglie trasportano la statua della Madonna.
E’ definita “antelucana” per via dell’orario di partenza, poiché muove prima dell’alba. Fin dalle tre del mattino, iniziano a girare per le vie cittadine delle persone che suonano le “troccole” (antichi strumenti di legno tipici del sud Italia) poiché le campane sono “legate”: annunciano l’imminente uscita della processione.

La Desolata cerca il proprio figlio, le donne portano a spalla la statua.

 

Alle quattro del mattino la statua de “La Desolata” inizia il suo doloroso cammino. E’ l’angoscioso peregrinare della Madonna che cerca il figlio condannato a morte entrando in ogni chiesa della città (ecco perché esse vengono impropriamente definite “Sepolcri” la sera del Giovedì Santo). La statua è portata a spalla dalle donne velate che, scortate dagli uomini della Confraternita, percorrono lentamente le strade buie e deserte, seguite da una folla immensa di fedeli con le fiaccole in mano. Canti antichissimi, solenni e struggenti risuonano nella notte tra le vie cittadine, intonati dal corteo che porta in processione la statua della Vergine col cuore trafitto da un pugnale.

 

Il rientro della Desolata

 

 

All’arrivo presso ogni chiesa, è la sola statua della Madonna che entra, mentre il popolo aspetta fuori. Sarà solo nell’ultima, la SS. Annunziata, che Maria troverà suo figlio disteso sul letto di morte.
E’ un rito molto partecipato, commovente e sentito che richiama gente da ogni parte dell’Abruzzo ed anche da fuori regione: persone di ogni età e ceto sociale seguono la pietosa ricerca della Madonna, incuranti del freddo, della stanchezza (la processione si scioglie alle 7 del mattino) e del sonno e delle forze che non potranno essere recuperate, perché tra qualche ora Gesù sarà morto e si uscirà di nuovo in processione per seguire la sua bara.

 

La processione della sera: il Cristo morto

 

La Processione del Cristo Morto si svolge nel tardo pomeriggio del Venerdì Santo, all’imbrunire, dopo la Celebrazione della Passione del Signore con il Bacio della Croce. Muove dalla Chiesa della SS. Annunziata (la cui Arciconfraternita la organizza e ne custodisce statue e simboli) e si snoda per le vie cittadine, seguendo un percorso ed un rituale che risalgono al Cinquecento.

 

Processione del Cristo morto

 

 

E’ un evento di forte impatto emotivo: la drammaticità della morte di Cristo è rappresentata con i Trofei portati a spalla unicamente da eleganti donne in gramaglie con il volto coperto. L’onore che spetta a chi porta i simboli, anticamente era frutto del tramandarsi da madre in figlia ed era riservato a poche, solitamente donne non sposate ed apparentate con gli appartenenti all’Arciconfraternita. Oggi le motivazioni che spingono le donne ad affrontare una prova fisica ed emotiva così difficile, sono diverse: c’è chi lo fa fin da bambina, chi per un voto segreto celato nel suo cuore, chi per devozione, chi per chiedere una grazia. Quale che sia, è certo una forte intenzione di sacrificio.
La Processione del Cristo Morto è molto più imponente rispetto a quella de La Desolata, per il numero dei simboli, per la presenza delle Autorità Religiose e Civili e della Banda, per la lunghezza del percorso e per l’intenso lavoro di organizzazione e preparazione che richiede.

 

San Michele

 

Apre la processione la nuda Croce con il sudario bianco, seguono lo Stendardo dell’Arciconfraternita della SS. Annunziata, la statua di San Michele che schiaccia il diavolo con la spada sguainata e la statua della Fede biancovestita che abbraccia la croce.

 

I simboli in processione

 

Si susseguono, l’uno dietro l’altro, i Trofei: l’angelo con il calice, circondato da torce, lanterne e spade: è il simbolo della preghiera di Gesù nell’Orto del Getsemani ed del suo arresto.

Il gallo, la mano, il sacchetto dei trenta denari, l’albero con la corda: rappresenta il rinnegamento di Pietro ed il tradimento di Giuda concluso con il suo suicidio.

L’aquila romana con la scritta SPQR, il fascio littorio, la spada e le lance: l’impero romano che arresta Gesù e ne esegue la crocifissione.

La colonna con la fune: la flagellazione di Gesù.

Il lavabo, l’asciugamano e la brocca: sono gli oggetti riferiti a Ponzio Pilato che si sentì non responsabile della sorte di Gesù

La corona di spine, il manto rosso, la canna: è il riferimento al momento in cui Gesù viene schernito dai suoi aguzzini che lo presentano al Pretorio mettendogli addosso il drappo rosso, in testa la corona di spine e, percuotendolo con una canna lo sbeffeggiavano sprezzanti dicendogli “Salve, Re dei Giudei”.

Gli angeli in ginocchio ai piedi della scala da cui pendono chiodi, martello e tenaglia: è il riferimento all’atto finale della Crocifissione

 

Le pie donne, giovani ragazze sfilano in processione

 

Le pie donne: è un simbolo vivente rappresentato da giovanissime donne che procedono accanto alla Veronica, la fanciulla che reca in mano il panno raffigurante il volto morente di Cristo

Il calvario con le tre croci: rappresenta il Golgota dove Gesù viene Crocifisso accanto ad altri due condannati
la tunica e i dadi: è il simbolo dei soldati che non vollero dividersi la preziosa tunica di Gesù, sulla quale tirarono a sorte.

La spugna, la lancia, lo scudo, l’elmo e la spada: rappresenta il momento in cui il soldato romano porge a Gesù quasi morente la spugna imbevuta d’aceto

A seguire, c’è la monumentale Bara del Cristo Morto: è un letto funebre rivestito da un manto antichissimo nero intessuto d’oro, sulla sua sommità vi è la lettiga funebre con la statua di Gesù adagiato, coperta da un baldacchino circondato da angeli e da teli che ne velano il corpo. La Bara è portata a spalla dagli uomini, ma la grandezza del manto necessità l’ausilio delle donne che ne tengono tirati i lembi per consentire ai portantini di respirare.
Dietro la Bara di Cristo ci sono le Addoloratine, le bambine vestite come la Madonna, con gli spadini conficcati nel petto.

 

L’Addolorata

 

Chiude la Processione la statua della Madonna Addolorata portata dai Confratelli: posta su una base maestosa, vestita da un abito nero ricamato anch’esso d’oro, con il cuore d’argento infilzato da Sette Spade, la straziante drammaticità del Suo volto sembra darle vita. Osservare quello sguardo impietrito dal dolore, scuote il cuore di ciascuno: è quasi insostenibile.
Al rientro della Processione presso la SS. Annunziata, è proprio la Madonna l’ultima a far ritorno e lo fa entrando camminando all’indietro: il volto guarda sempre in direzione dei fedeli che ne salutano il rientro nella Sua Casa con un lunghissimo applauso.

 

 

Fonte articolo originale: Eccellenze d’Abruzzo

Foto: dal web