I TESORI DELLA GROTTA DEL COLLE E LA SCOMPARSA DELLA TABULA RAPINENSIS

Ci troviamo nel comune di Rapino, in provincia di Chieti. Il piccolo paese si trova sulla “via dell’olio”, è questa infatti una zona ricca di uliveti, piante che sono una parte molto importante dell’economia di queste zone. Questa volta vi condurremo a visitare una grotta davvero singolare e in parte non molto conosciuta dai turisti. La grotta non è riportata sulla segnaletica, noi abbiamo seguito il navigatore fino ad un certo punto, poi  perso il segnale, siamo dovuti tornare indietro e chiedere indicazioni a dei contadini  molto gentili che quel giorno erano in zona e stavano potando le piante di ulivo.

        Alcuni ulivi appena potati sulla “via dell’olio”


La grotta si trova sul versante nord orientale della montagna Madre, nella zona del chietino, e qui a 550 m slm vi è una cavità naturale chiamata appunto “Grotta del Colle”. Il viaggiatore Alessandro Canzires, che visitò la grotta nel 1604, la descrisse con queste parole:”E calando a basso ci è una grotta meravigliosa tutta cavata di pietra viva, tanto spaziosa, che la circumferentia è duecento passi, e in mezzo vi è una Cappella detta di S. Angelo”.

Una pianta di pesco molto particolare sulla strada che conduce alla grotta

Le indagini archeologiche condotte nel corso degli anni a più riprese, hanno verificato che la grotta era frequentata sin dal Paleolitico superiore e fino in epoca medioevale. All’ingresso della cavità, vi è appunto, come descritto da Canzires, il rudere di un piccolo edificio sacro, anticamente noto come “tempio italico” e sulle cui rovine in seguito venne edificato un culto rupestre dedicato a Sant’Angelo e in seguito denominata in Santa Maria in Cryptis.

                           Il percorso…

La particolarità della Grotta del Colle è data dalla struttura morfologica del sito stesso. Superato un vasto arco di roccia, al visitatore si presenta uno spettacolo davvero suggestivo: centinaia di stalattiti pendono dal soffitto e che la penombra della grotta proietta con un’atmosfera quasi surreale.

                 L’ingresso della grotta

La bellezza fiabesca della grotta, non è la sola caratteristica degna di nota, ma forse ciò che più affascina sono i misteri che sembra celare al suo interno. Secondo alcune leggende,in uno dei tanti cunicoli che sono al suo interno della grotta, le antiche popolazioni italiche, avrebbero nascosto dei tesori.

                               la grotta

Verità o leggenda? Chissà… una cosa però è certa, la grotta fino ad ora ha restituito al mondo due grandi tesori:la Dea di Rapino e la Tabula Rapinensis.
La Dea, insieme ad altri oggetti, venne ritrovata da alcuni abitanti della zona nel 1932, a seguito di alcuni scavi non autorizzati.

                         Dea di Rapino

 

Si tratta di piccola statua in bronzo, alta 11,6 cm.,rappresenta una figura femminile, identificata inizialmente con dea Cernia e, solo in un secondo momento, con una sacerdotessa o una devota nell’atto dell’offerta. Il piccolo bronzo,databile all’epoca arcaica, tra il IV e il III sec. a.C è attualmente esposto nel Museo della Civitella di Chieti.

               La tabula rapinensis

La “Tabula Rapinensis” venne invece rinvenuta nel 1841 dall’archeologo tedesco Theodor Mommsen,che esaminò una piccola lastra di bronzo con incisa un’iscrizione. “Lo studioso scoprì che il bronzo proveniva da una sepoltura trovata sotto un cumulo di pietre e, intuendo la sua importanza, riuscì ad acquistarlo e a trasferirlo al Museo di Berlino. Dopo circa un secolo trascorso nel museo berlinese, la preziosa Tabula Rapinensis scomparve misteriosamente nel 1945, con l’ingresso vittorioso dell’esercito sovietico nella città tedesca.

                             La grotta

La lamina bronzea, datata al III secolo a.C., porta la più lunga iscrizione in dialetto marrucino e rappresenta l’unico testo di una certa estensione e complessità riferibile a questa piccola popolazione italica stanziata, in epoca storica, tra la Majella e l’Adriatico.
L’interpretazione data al testo da vari studiosi nel corso degli anni non è univoca. Tra le varie tesi, ricordiamo quella del noto archeologo Adriano La Regina, secondo il quale si tratterebbe di una legge per l’istituzione della prostituzione sacra nel santuario di Giove.”

Si ritiene che la “Tabula Rapinensis ” un tesoro di inestimabile valore dal punto di vista storico, attualmente si trovi nel museo Puskin di Mosca.

 

Rossella Tirimacco

Citazioni e fonti: Comune di Rapino