SANTA FILIPPA, IL MONASTERO E IL BORGO SCOMPARSO SOTTO IL LAGO DEL SALTO

In una vallata ora sommersa dal bacino del Lago del Salto, sorge Borgo San Pietro una frazione del comune di Petrella Salto. Ci troviamo nella provincia di Rieti, in prossimità del lago del Salto.


Un tempo vi era in questa zona una vallata dove sorgevano alcuni frazioni di Petrella Salto: Borgo San Pietro, Teglieto, Fiumata e Sant’Ippolito. Nel 1940 a seguito della costruzione della diga del Salto e dello sbarramento del fiume Salto, la valle venne sommersa dalle acque e dove un tempo vi erano dei centri abitati vennero cancellati dalle azzurre acque del lago di Borgo San Pietro, meglio conosciuto come “il lago del Salto”.
Le frazioni esistenti furono così ricostruite sulle sponde del lago, ma della loro storia impressa nella pietra delle vecchie case nulla rimase. Siamo negli anni ’40 in pieno fascismo e l’architettura stessa subì una svolta. Borgo San Pietro diventa così un esempio di architettura razionalistica italiana, la corrente architettonica che si sviluppò in Italia durante gli anni venti e anni trenta del XX secolo, e che in collegamento con il Movimento Moderno Internazionale, seguiva i principi del funzionalismo.
Un’architettura decisamente diversa quindi, molto lontana dalle antiche strutture in pietra e che  narravano la storia di un antico passato medioevale.
L’acqua, esattamente come il fuoco purifica e cancella, così anche l’antico monastero di Santa Filippa Mareri risalente al XIII secolo venne sommerso dalle acque e ricostruito in seguito all’interno del nuovo borgo San Pietro. Solo alcuni reperti come il vecchio portone e una campana risalenti al XVI secolo, diverse opere d’arte e il corpo della santa furono trasportati dal vecchio al nuovo monastero, creando così un’esile continuità tra il passato e il presente. Un passato che sembra mostrarsi durante l’estate, quando a seguito dell’abbassamento delle acque, parte dell’edificio dell’antico monastero riaffiora, quasi a ricordare la storia della Santa dal cuore “incorrotto”.

Diverse opere di Giorgio de Chirico, tra cui un autoritratto dipinto nel 1960 e “La Crocifissione” furono donate dall’artista al monastero.

Santa Filippa Mareri

Filippa Mareri nasce a Petrella Salto alla fine del XII secolo dalla famiglia dei conti Mareri. Il padre è signore feudale nel castello di Mareri, quello stesso castello che alcuni secoli dopo sarà teatro della tragica storia di Beatrice Cenci. Secondo alcune narrazioni, la dimora dei Mareri verrà visitata da san Francesco d’Assisi mentre predicava nella zona, ispirando così Filippa alla vita monastica.
Dopo la morte del padre, il fratello maggiore Tommaso prese le redini della famiglia, e come d’usanza cercò di far “accasare” la sorella, la quale però rifiutò categoricamente. Per evitare il matrimonio, Filippa si tagliò così i capelli, indossò abiti modesti e si tenne nascosta in un angolo della casa.

Ma la pressione del fratello era così forte che cercò di salvarsi fuggendo da casa con alcune compagne e trovando rifugio in una grotta conosciuta ad oggi come “la grotta di Santa Filippa”, luogo dove dimorò per circa tre anni, fino al 1228. Il suo stile di vita di unione con Dio, fecero si che il risentimento del fratello Tommaso si trasformasse in ammirazione, al punto che l’uomo insieme ai suoi fratelli andò a trovarla nella montagna per chiederle perdono, offrendo il loro aiuto e donandole il castello di loro proprietà con annessa la chiesa di San Pietro de Molito, oggi Borgo San Pietro. La Santa vi si trasferì con le sue seguaci e nella nuova dimora organizzò e diresse la vita claustrale secondo il programma tracciato da san Francesco per le Clarisse di San Damiano.


Come san Francesco, Filippa teneva la povertà nella più alta stima. Esortava le sue sorelle di non avere la cura per il domani. Nel monastero venivano preparate medicine da distribuire gratuitamente ai malati. La santa, con il suo stile di vita modellato alla scuola del Poverello d’Assisi, fece rivivere alcune pagine del Vangelo in un mondo che le aveva dimenticate. Forse una vita piuttosto provata e di rinunce portò Filippa ad ammalarsi gravemente in giovane età a cui seguì la morte il 13 o 16 febbraio del 1236.

“Nel momento della morte di santa Filippa, come racconta duecentesca Lezione delle ore, padre Tommaso da Civitella si trovava ad Assisi e pregava nella chiesa di San Francesco, quando «all’improvviso una gran luce rischiarò la notte ed illuminò a giorno la basilica. Mentre il religioso si domandava cosa fosse questa luce… con i sensi del corpo vide entrare, a porte chiuse, l’animo della Badessa defunta, come per visitare il Signore del suo maestro san Francesco»

La tomba di S. Filippa divenne presto meta di pellegrinaggi e si cominciarono a registrare grazie e favori celesti elargiti da Dio per intercessione della sua serva. Nel 1706 venne fatta la ricognizione delle sue spoglie mortali e venne ritrovato il suo cuore incorrotto, conservato oggi in un reliquiario di argento.
“Il titolo di santa compare per la prima volta in una Bolla di Innocenzo IV emanata nel 1247, quando erano trascorsi appena dieci anni dal suo transito. Tale titolo verrà confermato da papa Benedetto XVI nel 2007.
Santa Filippa Mareri è compatrona di Sulmona, con S. Panfilo e S. Pelino. Il culto della santa fu introdotto dopo il terremoto del 1706 dal vescovo Bonaventura Martinelli.

Un turismo tra storia natura e spiritualità

Ad oggi la presenza del lago richiama un buon numero di turisti. Le diverse spiagge attrezzate e le aree verdi per il camping e pic-nic sono una parte interessante dell’economia locale, ma è il monastero in realtà che attraverso il turismo religioso rafforza e integra l’offerta turistica in questa parte della Valle del Cicolano.
Se vi trovate quindi da queste parti e avete voglia di un turismo che combini storia, natura e spiritualità, non esitate a visitare questa zona del Lazio un tempo patria dell’antico popolo degli Equi.

Rossella Tirimacco Abruzzo Smart Ambassador

 

Citazioni e fonti:

La storia di santa Filippa Maneri