SAN DOMENICO, IL LUPO E I SERPARI DI PRETORO

 

Dal culto della dea Angizia a San Domenico, è noto che entrambe le figure sono particolarmente legate a questa terra, quasi che lupi e serpenti, archetipi di antichi culti pagani e in seguito trasformate in rappresentazioni religiose, siano una parte fondamentale del territorio d’Abruzzo e delle sue genti. Il rito di San Domenico e dei famosi “serpari” a Cocullo è sicuramente noto a livello planetario, meno conosciuto invece è il rito che si svolge a Pretoro, un piccolo borgo in provincia di Chieti, dove, anche qui ritroviamo come protagonisti “lupi e serpenti”… e ovviamente… San Domenico!

 

La statua di San Domenico Abate

 

                               La Leggenda

La prima domenica di Maggio, a Pretoro, si ripropone la sacra rappresentazione de “Lu lope” ovvero il miracolo di San Domenico e il lupo. Secondo la tradizione, San Domenico, dopo aver trascorso molti anni da eremita a Prato Cardoso, presso Villalago, si mise in viaggio verso Cocullo. Prima di raggiungere il paese, il santo s’imbattè con alcune persone che inseguivano un lupo gridando spaventate. Tra queste, una povera donna piangeva perché il lupo le aveva portato via il figlio (una diversa versione vuole invece protagonisti una coppia di taglialegna). San Domenico, colpito da tanta sofferenza e commosso dal pianto della donna, alzò gli occhi al cielo e, subito dopo, si rivolse al lupo, intimandogli di lasciare il bambino. Con stupore di tutti, la belva smise di correre, invertì il suo percorso raggiungendo il santo e deponendo il bambino sano e salvo sotto i suoi piedi.

 

Un momento della rappresentazione de “Lu lope”

 

 

                                                                      La rappresentazione

 

Il rito che si svolge a Pretoro inizia la mattina, con il rito religioso officiato nella chiesa dedicata al santo. Al termine della cerimonia ha inizio la processione coi serpari, collegata alla credenza popolare che attribuisce a San Domenico la caratteristica di proteggere dai morsi dei serpenti e dei cani rabbiosi. I serpenti catturati ad Aprile nei boschi di montagna, sono portati in processione dietro alla statua e al termine vengono premiati i serpari che hanno catturato i serpenti più lunghi.

 

La gara

Il momento clou della giornata è rappresentata dalla rievocazione del miracolo de “Lu lope”; secondo la tradizione, i personaggi sono impersonati prevalentemente dagli artigiani locali, i cosiddetti “fusari”. I protagonisti sono i membri di un’umile famiglia di taglialegna con il loro figlio appena nato, che la tradizione vuole sia impersonato dall’ultimo maschio nato in paese. Il ruolo della madre non viene rappresentata da una donna, bensì da un uomo in abiti femminili, come originariamente avveniva per le forme di teatro popolare.

 

Il ruolo del bambino viene affidato ad un neonato “vero”, si tratta dell’ultimo nato in paese

 

Il “lupo” è invece interpretato da un uomo con una pelliccia di lupo e un copricapo di cartapesta. Nel corteo, il taglialegna va a cavallo, mentre la moglie segue a piedi con in testa una cesta che contiene il bambino. L’azione inizia con la ninna nanna della moglie che culla il bambino e prosegue con la colazione, dopo aver ringraziato la divina provvidenza e i santi.

Il lupo vicino la cesta dove giace il bambino

 

Segue la raccomandazione del marito alla moglie prima di allontanarsi nel bosco. Dopo vari tentativi del lupo, quest’ultimo approfitta della lontananza dei genitori, intenti nel legare le fascine, e porta con sè il bambino. San Domenico, invocato, intercede, rendendo mansueto il lupo e ottenendo così il miracolo.

 

 

Il bimbo è salvo!

 

Come molte le rievocazioni storiche, quella de “Lu lope” possiede un fascino magico e misterioso che ci riporta in un mondo conosciuto solo sui libri di storia. Essere spettatore in questi contesti, percepire suoni… odori, colori, è un pò come fare un viaggio con una macchina del tempo in una porzione di mondo, che ancora oggi riesce a sopravvivere grazie al senso di appartenenza e il forte legame ad antiche tradizioni dei suoi abitanti e che fanno parte del bagaglio culturale della nostra storia.

 

 

Rossella Tirimacco

 

 

Citazioni e fonti: Valle del foro

 

 

 

Fonte: http://www.valledelforo.it/?page_id=6156