Montebello sul Sangro è un ridente centro della media valle del Sangro in provincia di Chieti, posto a circa 800 metri di altitudine; un piccolo paese, ricco di storia e di bellezze paesaggistiche, con affaccio sul lago di Bomba, che nel corso della sua storia ha cambiato più volte il proprio nome. Nel XII secolo, quando risulta feudo di Oderisio della famiglia dei Gran Conti dei Marsi, si chiamava Malanotte. In seguito ad una guerra combattuta contro le popolazioni dei paesi vicini, gli abitanti di Malanotte, sconfitti, furono costretti a pagare un insolito e curioso tributo: concedere ai nemici per una notte le loro donne come bottino; quindi il paese fu ribattezzato Buonanotte dai vincitori come ulteriore offesa ai vinti.
Stanchi di essere derisi per il nome del loro paese così singolare e forse anche per cancellare il ricordo di quella disfatta, gli abitanti di Buonanotte decisero di abbandonare il vecchio toponimo per quello attuale di Montebello sul Sangro decretato nel 1969.
Un’altra leggenda racconta di un re che, durante una notte di tormenta, trovò riparo tra quelle mura, trascorrendovi una “buonanotte”.
Di seguito una versione più romanzata della leggenda tratta dal sito www.terraecuore.net :
“La fondazione di Montebello è legata a una cruda leggenda impressa nel suo toponimo, Montebello, cioè “Mons Belli” che significa “Monte della Battaglia”, infatti qui si svolse uno scontro che lasciò un profondo segno nella mente e nel cuore dei suoi abitanti. Alla epoca dei fatti questo borgo era, come tutti i borghi medioevali, fortificato e protetto da un castello oggi inaccessibile.
Era l’anno del Signore milletrecento e… e l’imponete rocca si ergeva su una roccia a picco proprio sulle ribollenti acque del fiume Sangro, una miriade di torce illuminava a giorno la dimora del potente Oderigi, che si preparava a trascorrere un’altra piacevole serata allietata dai musici, dai giocolieri e naturalmente dai velluti e i gioielli delle dame, dalle sfavillanti armature dei cavalieri di corte.
Le lunghe tavole, preparate nel salone da infinità di servi infaticabili, abbondavano di selvaggina e vino, la serata trascorreva tra risa canti, danze, giochi, politica e affari; in questo clamore generale nessuna percepiva la nera ala della morte addensarsi all’orizzonte. Solo alcune tenebrose figure, che vivevano nei sotterranei della rocca forse alchimisti, maghi o semplici veggenti, avvertivano l’imminente fine.
Intanto la vita al castello trascorreva lenta e felice, e i giorni scivolavano via con la stessa calma inesorabile con cui il fiume Sangro scorreva nel suo letto. Nel frattempo quelli che sembravano oscuri presagi cominciavano a diventare tragiche certezze e così la marcia lenta ma inesorabile dell’esercito di un feroce signore confinante, che ammassava truppe lungo i confini del feudo, fece tornare alla cruda realtà di quei tempi bui e cruenti l’atmosfera rilassata e felice di corte.
Il signore del castello, che mai era stato sconfitto prima ed il castello risultava inespugnabile, iniziò preoccuparsi dell’inusuale spiegamento di forze, per questo fece accentuare la sorveglianza del borgo e della rocca si preparò ad affondare l’esercito nemico.
L’alba rischiarava il castello quando un orda di nemici si abbatté sulle sue candide mura, la battaglia fu sanguinosa. Una pioggia di frecce sibilavano nell’aria, un denso fumo e le fiamme avvolgevano il borgo, l’odore del sangue si spandeva nell’aria, resa pesante da denso fumo che si levava ormai anche dalla rocca. Non c’era più speranza di salvezza e così il nobile dovette arrendersi alla cruda realtà ed accettare l’ignominiosa resa con la quale egli dovette concedere al nemico, per una notte, tutte le donne del borgo.
Le urla, i pianti, i gemiti e il rumore metallico delle armature si spandevano nell’aria di un triste imbrunire, mentre si preparava una notte di terrore per gli sconfitti, che solo il nascere di un nuovo e tragico giorno avrebbe posto fine a tutto, come gli spensierati giorni di un passato ormai lontano.
In ricordo di quella tragica e violenta notte questo feudo fu chiamato Castel di Malanoctem, che in seguito i vincitori tramutarono in Buonanotte; infine nella seconda metà del Novecento esso divenne Montebello sul Sangro.
Si narra che nelle notti di luna piena si odano dei cavalli al galoppo, rumori metallici di spade, strane urla levarsi dai ruderi anneriti del mastio che sembra illuminato da una luce irreale, proveniente dal interno della rocca.
Un’altra leggenda dice che nella notte del 31 ottobre si vedano degli incappucciati attraversare le vie deserte di Malanotte, essi portano delle fiaccole accese e si fermano davanti alla chiesa scomparendovi, poi, all’interno.
Queste sono alcune delle tante leggende fiorite intorno a Montebello sul Sangro e ai suoi toponimi, infatti alcune fonti riportano questa battaglia, raccontata qui in maniera romanzata, come storicamente avvenuta, in realtà alcuni sostengono che il toponimo Malanoctem o Malanotte derivi dalla corruzione del nome di uno dei tanti feudatari, che si chiamava “Mezzanotte”.”
Articolo di : Guida Turistica Abruzzo Periegeta
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