LEGGENDE D’ABRUZZO: IL VALLONE DELL’INFERNO

 

Albrecht Dürer-Il cavaliere, la morte e il diavolo, 1513 (dettaglio)

 

L’edicola dedicata alla Madonna del Carmine, posta a quota 1080 m. lungo la carrareccia che conduce alla piana di Baullo, viene raggiunta il 16 di luglio dai fedeli di Gagliano Aterno per assistere alla celebrazione di una semplice ma suggestiva funzione religiosa. Il culto della Madonna del Carmine in questa area, trae origine da una leggenda che narra di un cavaliere il quale, muovendosi verso la piana, trovò un bimbo abbandonato e generosamente lo raccolse e lo trasse in salvo (una variante della stessa legenda vuole che il Cavaliere fosse S. Martino, patrono del paese).

 

Edicola votiva della Madonna del Carmine

 

Tutto ad un tratto il cavallo cominciò vistosamente a sudare e a rallentare il passo. Il cavaliere, preoccupato da quell’eccessivo affaticamento della bestia, scoprì le fasce in cui era avvolto il bambino e, inorridendo, si accorse che gli erano spuntate le corna: si trovava di fronte il diavolo. Invocò il soccorso della Madonna che apparve su una roccia e, grazie a quella miracolosa presenza, trovò il coraggio di scaraventare il maligno nel burrone sottostante. Il contatto del diavolo con il terreno causò una profonda voragine. Da allora il luogo venne a chiamarsi Vallone dell’Inferno.

 

Il Vallone dell’Inferno

 

Il racconto offertoci, ripete nei dettami altre “leggende di fondazione” sorte a giustificare l’erezione i edicole o chiese intitolate a santi e madonne sotto la cui protezione viene posto il territorio. Sono rimasti nella “memoria collettiva” i “segni” di quell’episodio, come la “culla del diavolo”, dove compiendo un gesto di carattere superstizioso, era consuetudine per i viandanti gettarvi un piccolo sasso; la voragine e la roccia dove apparve la Madonna. Durante i lavori di allargamento del percorso di montagna purtroppo è andato perso un affresco raffigurante la Vergine del Carmine realizzato nel luogo dell’apparizione. L’attuale edicola risulta posizionata qualche centinaio di metri più a valle rispetto all’originario affresco.

 

Fonte:Santilli Massimo; I sentieri della religiosità popolare nel Parco Regionale Sirente-Velino;Centro Servizi Culturali Regione Abruzzo;1997