LE PISTE TAGLIAFUOCO DELLA “DISCORDIA”: AVVIATE LE INDAGINI

 

Gli incendi del monte Morrone

 

Era una calda giornata d’estate quella in cui la montagna prese fuoco…
Era una calda giornata d’estate quando iniziarono a susseguirsi attacchi criminali nella valle Peligna da parte di gruppi di piromani.

Non è passato molto tempo dall’ultimo incendio, per ben 23 giorni il monte Morrone è stato preso di mira e “violentato” ripetutamente da “ignoti”. Per gli abitanti della zona non è stato facile assistere impotenti ad uno scempio perpetrato alle loro montagne da dei criminali. Eppure questa gente si è buttata “tra le fiamme” ed ha cercato di fare l’impossibile per poter fermare uno dei più grossi disastri ambientali che la nostra regione abbia mai subito. Ma evidentemente le quattro associazioni “ambientaliste” non la pensano così; le quali hanno ben pensato di fare addirittura un esposto in merito alle famose “piste tagliafuoco”, oramai divenute le “piste della discordia” e sulla loro reale necessità, piste che lo ricordiamo, furono realizzate mentre la montagna bruciava, nella speranza di poter “arginare” gli incendi. Suddette associazioni, si sono quindi rivolte agli ordini competenti affinchè “venga rispettata la legge”.
In una storia che sembra un telefilm della serie “Ai confini della realtà” dove siamo appena agli inizi di quella che sarà un lungo tira e molla, “fiduciosi” restiamo in attesa che si facciano indagini per scoprire i veri colpevoli.
Nel frattempo cerchiamo di capire cosa sta avvenendo nella zona dei Peligni, ce lo racconta Maria Trozzi in un suo articolo pubblicato sul sito report-age.com

I volontari mentre realizzano la pista tagliafuoco nel tentativo di arginare l’incendio

 

Si indaga sulle piste tagliafuoco, il Comandante del Reparto Carabinieri Parco Majella, tenente colonnello Clara D’Arcangelo, ha effettuato stamane un sopralluogo su una pista del monte Morrone con i militari della Stazione Carabinieri del Parco di Popoli (Pe) dopo l’esposto di 4 temerarie associazioni che chiedono il rispetto della legge: Appennino ecosistema, Salviamo L’Orso (Slo), Lega italiana protezione uccelli (Lipu) e Altura (Assoziazione per la tutela degli uccelli rapaci e dei loro ambienti).

Sul futuro delle piste tagliafuoco pesano macigni di incognite: che fine faranno, come verranno sfruttate, cosa ne deriverà, chi le gestirà e chi le frequenterà? Nessun riferimento alle piste tagliafuoco dal comitato che chiede sicurezza per le popolazioni alle falde del monte Morrone, bruciato per 23 giorni di seguito. Si potrebbe attingere ai 26 milioni di euro del Piano di sviluppo Rurale 2014/2020 della Regione Abruzzo, da destinare al consolidamento del terreno, per mettere in sicurezza i centri abitati (Marane e Bagnaturo), dicono dal comitato, crinali spogli, soggetti a frane, imporrebbero un argine: gradoni o barriere naturali, suggeriscono. Eppure, le sole misura preventive da attuare sono quelle previste dal Piano antincendio boschivo regionale del Parco 2015-2019, approvato con atto avente valore di legge (Decreto ministeriale n. 114 del 29/04/2016, Mina), ma di questo non troviamo traccia nell’intervento. Dal canto suo l’assessore regionale all’agricoltura, Dino Pepe, risponde al comitato che si sta lavorando per destinare fondi alla gestione del post emergenza e che, al momento, i numeri sono bassi. Si parte da 3 milioni di euro stanziati alla voce prevenzione dai danni causati alle foreste da roghi e calamità. Il bando sta per uscire, dice, e riguarderebbe la realizzazione di Piste forestali, Presidi antincendio e Punti di approvvigionamento di acqua. Il discorso rimboschimento è stato rimandato e ridimensionato solo alle aree in cui sarà accertato il rischio di dissesto idrogeologico e in ogni caso in deroga alla legge 353/2000, ma ciò sarà possibile solo per volontà del vertice governativo.

Alcune piste sarebbero state realizzate senza stato di necessità il giorno dopo la dichiarazione ufficiale di cessata emergenza e in posizioni molto lontane dalla linea di fuoco, in ripida verticale. Gli interventi futuri dovranno comprendere il ripristino ambientale delle piste fatte male ed in fretta e ogni progetto dovrà essere sottoposto a Valutazione ambientale: Via (Valutazione d’impatto ambientale), Vinca (Valutazione d’incidenza ambientale) e Nulla osta del Parco nazionale della Maiella in modo da evitare altri gravi errori. Sul caso delle piste tagliafuoco si indaga per accertare eventuali responsabilità e per approfondire i passaggi che hanno reso possibile la realizzazione di molte strade sul monte Morrone, prima inesistenti. Una delle strade sarebbe stata costruita qualche ora prima della chiusura ufficiale del Com, Centro operativo misto. Alcune strade sono state realizzate tra Colle delle Vacche e Roccacasale, un’altra a Badia-Bagnaturo anche verticalmente in alta quota. Abbiamo avuto rassicurazioni almeno dal sindaco di Sulmona, Annamaria Casini, sul futuro dell’unica pista costruita nel territorio del Comune di cui è alla guida, fuori dal territorio del Parco nazionale della Maiella e in orizzontale rispetto al monte. La prima cittadina l’ha fatta realizzare, in emergenza, la sera in cui si temeva per i residenti di via Caprareccia, a Badia Morronese: “Disporrò per fissare un cancello come per il campetto. Le chiavi saranno consegnate a Carabinieri forestali ed Ente parco per evitare che possano passarvi mezzi e altro” ha assicurato Casini.

 

 

Pubblicato da  Giada Balassone