LA STREGONERIA IN ABRUZZO: LA STREGA ANGELA OCCHIO D’VROCCA

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Abruzzo, 1661, siamo in piena epoca della caccia alle streghe, ovunque in Europa ardono fuochi che bruciano vivi migliaia di individui. La follia che si era impadronita delle menti di alcuni si diffuse come un virus, colpendo piccole e grandi comunità. I racconti deliranti di persone mentalmente disturbate, o forse vittime della loro stessa suggestione, erano state presi per verità assolute, al punto che bastava anche solo di essere sospettati di stregoneria per finire tra le mani dell’Inquisizione. Nella caccia alle streghe l’Abruzzo non fu da meno, lo spauracchio della stregoneria era ormai diventato una “realtà” nata nevrosi collettiva. 

 

Angela Occhio d’Vrocca
Questa storia è tratta da un vero e proprio processo per magia contro la “notoria maga, strega e fattucchiera Angela alias occhio di rocca, autrice di malie contro certo Ignazio Rapattuni, ex amante della figlia Giovanna, il quale da “sette anni circa si ritrova maliato stroppio dentro d’un fondo di letto” e diverse volte aveva minacciato la strega di denunciarla al santo Ufficio se non avesse guastato la fattura o lo avesse reso libero, ottenendo solo promesse non mantenute. Alla fine il povero Rapattuni, “più travagliato che mai”, e dopo che la fattucchiera gli ha fatto intendere “che mai sarrà che vogli guastargli detta malia e che morirà esso supplicante dato al demonio”, denunzia tutto al Commissario del Santo Ufficio, invocandolo “in visceribus christi” di prendere a cuore il suo caso e di punire la strega.

I fatti sono accaduti a Chieti dal 1661 al 1668, anno in cui, il 3 dicembre, c’è la supplica di Rapattuni corredata, però, dai verbali degli interrogatori di alcuni testimoni, avvenuti tutti nell’agosto precedente, che occupano 9 delle 11 carte di cui si compone il documento. I testimoni, quasi tutti vicini di casa, sono Giuseppe Celentani, Antonio della Tucca alias Lanuto, Pasquale Cinquina con la moglie Geronima, Tonto di Caramanico con la moglie, Domenico Roccioli, Vegilia Centobeni, Angela Dolce Canto, e concordano nei particolari riportati nelle testimonianze. Inizia Giuseppe Celentani, risedente a Chieti, vicino a casa di Angela occhio di rocca (cioè occhio di gallina) nei pressi di “PortaPescara”, di cui dichiara di aver sentito in giro che è una “malissima donna e tiene nome di pubblica fattucchiera e donna di malissimo vita….. che abbia fatta (la fattura) per cause che detto Ignatio conosceva carnalmente detta Giovanna sua figlia e perché sempre bastonava e maltrattava essa Angela…..”.
stregaconcroceIl Cementai dichiara anche di aver ricevuto l’incarico dal Rapattuni di intercedere presso Angela perché sciogliesse la fattura; la donna promise di interessarsene una sua amica schiavona capace di queste operazioni magiche, ma questa nel frattempo era morta e perciò non se ne fece nulla. Le altre testimonianze concordano tutte con questa versione: Rapattuni era immobilizzato a letto per una fattura di Angela la quale si era così voluta vendicare dei maltrattamenti subiti e perché, a causa dei litigi, egli aveva anche lasciato la figlia Giovanna, sua amante; quest’ultima era stata sentita da più d’uno rimproverare alla madre di aver affatturato il suo amante. Il fascicoletto intitolato “Inquisizione di stregoneria contro Angela della occhio di rocca di Chieti, 1668”, non aggiunge altro ai verbali delle testimonianze che spesso parlano dell’inquisita come di famosa fattucchiera e “per la gente e fra la gente della città di Chieti” si diceva pubblicamente della fattura che teneva immobilizzato il povero Rapattuni. Si è svolto il processo? E’ stata condannata la strega oppure è nel frattempo deceduta, per cui non si è più potuto procedere? E l’affatturato, per quanto tempo ancora è rimasto paralizzato sotto gli effetti della malia? Nessuno lo saprà mai, a meno che non vengano trovate altre carte successive a quelle della fase istruttoria, se ve ne uno. Un fatto è certo: Angela non doveva essere una donna morigerata, ma….. le capacità stregonesche le venivano attribuite, probabilmente, perché avevagli occhi simili a quelli della gallina.

 Testi tratti da: “Le superstizioni degli Abruzzesi” di Emiliano Giancristofaro-Opuscolo informativo“Streghe: dramma, emozione, turbamento in un mondo che ci appartiene”di Franco Di Silverio