Ci troviamo questa volta a Liscia, un piccolissimo paesino nella provincia di Chieti che conta poco più di seicento abitanti. Posto a 740 metri d’altezza tra i rilievi dei Monti Frentani, Liscia è una delle realtà abruzzesi in cui l’Arcangelo Michele ha un posto di rilievo nella storia e cultura della gente locale.
A pochi chilometri dal centro abitato, in Contrada San Michele, circondato da una rigogliosa vegetazione spontanea sorge l’eremo di San Michele. Si tratta di una cappella votiva realizzata nel ‘700 per volere dei feudatari del luogo i Marchesi d’Avalos. Attigua alla cappella è posta un’antichissima grotta dove si narra che un tempo vi dimorava Lucifero, cacciato poi via grazie all’apparizione di San Michele.
Secondo la leggenda infatti, un tempo molto lontano un pastore del comune di Palmoli, durante il pascolo smarriva spesso un torello che poi verso sera ricompariva improvvisamente attraverso sentieri misteriosi. Un giorno il pastore volle seguire l’animale nel suo girovagare. Fu allora che sbalordito osservò che la foresta solitamente impervia e chiusa si apriva al passaggio dell’animale. Così lo seguì fino ad arrivare nei pressi di una grotta del tutto sconosciuta. Il torello s’inginocchiò ed apparve l’Arcangelo Michele. Il pastore di fronte a tutto quello splendore per la meraviglia svenne. Quando riprese i sensi ebbe necessità di bere e fu così che avvenne un altro prodigio: nella grotta prese a gocciolare dell’acqua che lo dissetò mentre il torello riprese il suo misterioso cammino.
Oggi sul fondo della grotta, ricca di stalattiti dove sgorga acqua fresca e abbondante è allestito un altarino con una piccola statua che rappresenta l’Arcangelo Michele. L’acqua, ritenuta sacra grazie all’intercessione dell’Arcangelo Michele, sarebbe in grado di alleviare le sofferenze dei fedeli.
All’interno della cappella ad unica navata troneggia la stata lignea del sec. XVIII di San Michele realizzata dallo scultore napoletano Giacomo Colombo.
Imbattersi in luoghi di culto dedicati a San Michele non è insolito in una terra dove Ercole nel mondo pastorale era la divinità prediletta delle popolazioni centro-meridionali.
L’eroe mitologico venne introdotto probabilmente dai coloni greci presso i popoli Sanniti, ed è con la diffusione del Cristianesimo che Ercole si trasforma nell’Arcangelo Michele, messaggero di Dio e capo delle milizie celesti.
Ercole uccise il mostruoso leone nato da Tifone e da Echidna e di cui tutti avevano paura. L’eroe lo affrontò solo con la sua clava e lo spinse dentro una grotta dove lo uccise. Quando portò la pelle dell’animale ad Euristeo, questi non sapendo cosa farne la donò ad ercole , il quale la indossò e si rese invincibile come il leone.
La sovrapposizione tra i due personaggi è piuttosto evidente, alla clava di Ercole si sostituisce la spada e alla leontè il mantello dell’arcangelo Michele. Ercole uccideva i mostri, Michele il demonio. Nella devozione popolare infatti l’Arcangelo f rappresentato come un giovane guerriero uccisore del dragone, simbolo delle forze del male, insomma l’arcangelo Michele eroe come l’Ercole precristiano.
Il Santuario di San Michele è uno di quei luoghi che ci ricorda la nostra storia di popolazioni italiche, è uno di quei luoghi che ci racconta la storia di un mondo lontano ma sempre presente nelle nostre vite seppur in maniera inndiretta. La bellezza di certi luoghi dove la natura sembra essere tutt’uno con le costruzioni religiose e dove la componente spirituale sembra risvegliarsi come per magia, fa riflettere sulla potenza energetica di una “semplice grotta”. L’eremo di San Michele è sicuramente un luogo che merita di essere visitato per l’atmosfera suggestiva che si respira e per la bellezza di una natura incontaminata in una cornice dove la storia sembra aver gettato un ponte tra presente e passato.
Rossella Tirimacco
Citazioni e fonti – cartellonistica ufficiale sez. turismo Liscia