La calura estiva scioglieva i vicoli contorti e umidi. L’aria odorava di fatica e levava il fiato. La giovane coppia era arrivata a Pratola Peligna dopo ore di cammino su strade assolate e polverose. Erano partiti dal vicino comune di Anversa degli Abruzzi dove l’uomo aveva da poco sepolto il padre. Nel centro peligno cercavano una donna che si diceva potesse parlare con i morti. “Dove abita la veggente Restituta”, chiese l’uomo della coppia ad un anziano che boccheggiava sull’uscio di un’abitazione. “Quella è una strega lasciatela stare”, rispose l’anziano. “Ho perso mio padre la settimana scorsa e ho bisogno di sapere come sta”, disse il giovane. L’anziano scuotendo la testa rispose: “Andate avanti in via della Schiavonia entrate nel quartiere e capirete da soli”. La coppia entrò nel dedalo di pietre antiche e case ammonticchiate, caldo e vivo come fosse il ventre di un animale. Entrambi si sentivano osservati da decine di occhi nascosti da porte e finestre. Al loro passare bisbigli incomprensibili correvano da un vicolo all’altro. Nell’aria sentivano crescere una sorta di ansia, girarono ancora un po’ sino ad arrivare in uno spiazzo dove una vecchia accudiva una gallina legata ad un palo. “Buongiorno”, disse il giovane intenzionato a chiedere altre informazioni. L’anziana alzata la testa mostrò il viso quasi senza naso, fasciato nel mezzo con un drappo nero, fori grandi, ciglia cispose e mezze chiuse sul fondo delle orbite degli occhi. Era Restituta la veggente in grado di aprire squarci sull’oltretomba. La donna non disse nulla e fece segno di scendere nel tugurio senza finestre dove abitava. Quando i due furono entrati, Restituta sciolse la tenda che serviva da porta. La coppia si ritrovò al buio e nascosta agli occhi del quartiere. La veggente si accomodò sull’unica sedia che possedeva e chiese all’uomo di avvicinarsi. Il giovane sorpreso che la vegliarda aveva indicato proprio lui, pieno di speranza di avvicinò. Restituta con le sue mani leggere come carta velina e rigate da vene bluastre afferrò quelle dure del giovane, le strinse e disse: “Tuo padre è felice e passeggia con una bambina”. Il giovane turbato voleva rispondere che nessuno della sua famiglia aveva, per fortuna, perso una bambina, ma decise di lasciar correre. Si era convinto che la donna era solo una povera anziana mezza andata la cui reputazione era stata gonfiata dalle dicerie di paese. Senza tanti convenevoli la coppia riprese la strada di casa. Entrambi non parlarono più dell’incontro con Restituta, forse anche vergognandosi della loro credulità. Gli anni passarono e venne il giorno in cui nel piccolo cimitero di Anversa, si resero necessari dei lavori per lo spostamento di alcune tombe. Il giovane che anni prima aveva incontrato Restituta fu chiamato dal custode del camposanto per assistere all’esumazione delle spoglie mortali dell’amato padre. Il custode scavava con attenzione. I colpi di badile arrivano lenti, ma non tanto da impedire ad una decina di centimetri di terreno di franare nella fossa. Tanto bastò per mettere in mostra altre piccole ossa ancora fasciate da lembi di un vestitino bianco con ricami di un’epoca passata. Il giovane alla vista di quelle spoglie si fece il segno della croce e ripensò alle parole di Restituta. Capì che suo padre era stato sepolto vicino al corpicino di una povera bambina morta tanti anni prima tanto che in paese, nessuno si ricordava più di lei. Subito si mise in cammino per andare a ringraziare la vegliarda. Durante il tragitto si sentiva affranto dai sensi di colpa e in parte felice per suo padre che continuava ad accudire una bimba nell’aldilà. Pensava a tutto questo, ma non poteva sapere che Restituta, in un giorno di sole, non molto lontano dalla sua visita, si era seduta sulle scalinate in pietra levigate dal passaggio di generazioni di uomini. In quell’angolo, proprio vicino al palo dove teneva legata la sua unica gallina, stanca di stare in mezzo ai vivi, si era addormentata: aveva deciso di raggiungere i morti con cui parlava.
Un grazie a tutti quelli che mi hanno aiutato nel ricostruire questa storia …
Federico Cifani