EREMI D’ABRUZZO: SAN BARTOLOMEO IN LEGIO DA ROCCAMORICE

Gli eremi utilizzati da Celestino V sono tutti posizionati in zone energeticamente potenti e “scenograficamente”  evocativi, tanto che ciò che si presenta davanti agli occhi del  visitatore crea un forte impatto emotivo. Impossibile fare una classifica su quale sia il più “bello” da visitare, ogni eremo ha una storia a sè e racconta  un periodo e situazioni differenti, dove ogni singolo individuo può ritrovarsi e risuonare in uno specifico eremo. Ci sono però eremi energeticamente più potenti di altri, soprattutto tenendo conto del contesto ambientale in cui sono posizionati. Uno di questi eremi è quello di San Bertolomeo in Legio da Roccamorice. Noi siamo andati a visitarlo, andiamo a scoprirlo da vicino…

 

L’Eremo di San Bartolomeo in Legio da Roccamorice,ha origini antichissime, precedenti all’ anno Mille. Attorno al 1250 Pietro da Morrone, futuro Papa Celestino V, lo ricostruì utilizzandolo spesso.
Quest’eremo è posto sotto un enorme tetto di roccia che dall’alto sembra mascherare interamente la struttura , ed il complesso si trova esattamente nel Vallone di Santo Spirito, ad un’altezza di circa seicento metri, mentre i metri della sua lunghezza sono circa cinquanta , come quelli del sovrastante sperone roccioso che è bucato proprio per permettere la discesa nel terrazzo dell’eremo.

 

Esso è caratterizzato da un balcone interamente realizzato in roccia ed in una delle estremità culmina con la parete della piccola chiesetta a cui è collegato che ha la particolarità di presentare internamente al di sopra della porta d’ingresso degli affreschi che, a dire il vero, non si presentano in un buono stato ma sono stati corrosi dal tempo.

 

Il passaggio che immette all’eremo… per chi soffre di vertigini consiglio di scendere seduti

 

L’illuminazione interna di questa piccola chiesa è a carico di una minuta finestra che in realtà funge anche da porta d’ingresso che presenta nella porzione sottostante una pietra dal taglio irregolare che protegge una piccola vaschetta scavata sul pavimento dove si raccoglie dell’acqua sorgiva che probabilmente aveva lo scopo di dissetare il Santo eremita.

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La piccola chiesa

L’altare interno presenta una piccola porta su di un lato che a sua volta divida l’interno in due piccolissimi ambienti che erano probabilmente li ricavati perché il Santo ne potesse fare un uso personale; in realtà questa è anche la parte terminale dell’eremo, infatti proprio in questo punto si conclude il balcone che presenta una scala molto lunga che è scavata direttamente nella roccia e che immette, il visitatore che voglia farne uso, direttamente nel vallone.

La gradinata

Ma è presente un’altra scalinata proprio nel centro del balcone: la “Scala Santa” che è quella posta a destra e che il visitatore che raggiunge il sito in pellegrinaggio deve percorrere solo in salita in ginocchio mentre prega. Il vallone presenta nella porzione sottostante un ponte non artificiale ma ottenuto nella roccia in via del tutto naturale, affiancata ad una piccola sorgente.

 

Uno spettacolo straordinario

 

I pellegrini, ancor oggi molto numerosi, attingono l’acqua da questa sorgente riportandola anche a casa in piccoli contenitori cosicché ne possano bere un po’ anche coloro che non siano riusciti a raggiungere l’eremo in occasione dei festeggiamenti in onore del Santo: secondo al tradizione l’acqua in questo caso ritenuta “santa” rappresenta una speranza per i moribondi ed in più è ritenuta efficiente nei confronti delle malattie dei neonati , riuscendo a curare piaghe e ferite; queste sono tutte credenze che sono state direttamente ereditate dal passato.

 

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L’eremo visto dall’altra parte del vallone

 

I festeggiamenti in onore del Santo ci sono il 25 agosto , quando una folla senza età attraversa il fondo della valle, snodandosi lungo sentieri antichi e molto spesso anche difficili da attraversare, recando a turno tra le mani la statua in legno del Santo che talvolta genera anche delle liti opportuno visto che tutti quanti hanno l’ardente desiderio di stringerla tra le braccia lungo il percorso.

 

 

Meraviglie della natura..

 

Generalmente i pellegrini al mattino presto si recano nei pressi dell’eremo dove, la tradizione prevede che il sacerdote del paese celebri la Messa che stringe ulteriormente in preghiera i fedeli, e successivamente si da spazio ad una colazione “al sacco” che serve a dare nuova energia alla folla che dovrà affrontare la strada del ritorno verso il paese con la statua tra le mani.

 

L’acqua miracolosa all’interno dell’eremo

 

La particolarità della statua è la sua resa in legno, tipicamente paesana; il Santo reca sulla spalla sinistra la pelle mentre ha nella mano destra un coltello, infatti secondo quanto attesta la tradizione Egli fu martirizzato in Oriente , dove su privato della pelle da vivo: non è un caso infatti se viene visto come il Santo guaritore delle piaghe e delle malattie epidermiche.

La Scala Santa

Come accade per molti degli eremi d’Abruzzo la fatica che si può provare nel percorrere le strade che conducano ad essi è poi appagata dalla bellezza e dal fascino del paesaggio circostante che nel suo sommesso silenzio sembra voler in realtà dire tante cose a chi vi giunge; ne viene fuori un contatto diretto dell’uomo con la natura che si manifesta in un dialogo interiore che porta l’uomo a compiacersi del “creato” che lo abbraccia.

Fonte :http://www.inabruzzo.it/roccamorice-eremo-di-san-bartolomeo…