“L’umanità si divide in due grandi gruppi nemici tra loro: i presepisti e gli alberisti, i primi cultori della tradizione della natività e i secondi maniaci di Babbo Natale e delle palle colorate”.
– Edoardo De Crescenzo
Ma è davvero così? Davvero l’albero di Natale è un simbolo laico e non ci appartiene? In realtà, l’albero di Natale è anch’esso un simbolo cristiano, anche se molti ne hanno dimenticato le origini. E allora, andiamo a scoprire insieme da dove deriva questa usanza e in che modo è arrivato a rappresentare il Natale.

Tra i simboli più amati e riconoscibili delle festività natalizie, l’albero di Natale occupa un posto speciale nei cuori di grandi e piccoli. Decorato con luci scintillanti, sfere colorate e nastri dorati, rappresenta molto più di un semplice ornamento: è un simbolo di vita, speranza e rinascita. Ma da dove nasce questa tradizione? Sapevate che l’albero di Natale affonda le sue radici in antichi rituali pagani legati al solstizio d’inverno? Attraverso i secoli, la figura dell’albero ha attraversato culture e religioni, fino a diventare ciò che oggi conosciamo e amiamo. In questo viaggio, scopriremo insieme come il simbolo dell’albero abbia mantenuto intatta la sua essenza, evolvendosi in una tradizione universale che celebra la luce anche nei giorni più bui.
Che vi piaccia o no, occorre sempre fare un salto nel mondo precristiano, quando il Natale era associato al solstizio d’inverno, un momento dell’anno che segna il giorno più corto e l’inizio del ritorno della luce. Per molte culture precristiane, questo periodo rappresentava un passaggio simbolico: la rinascita del sole e il rinnovamento della vita. Nelle tradizioni nordiche e celtiche, gli alberi sempreverdi come l’abete e il pino erano considerati simboli di vita eterna, in grado di resistere ai rigori dell’inverno. Decorarli con frutti, nastri e altri elementi naturali rappresentava un omaggio alla natura e un augurio di fertilità e abbondanza per il nuovo anno. Questi alberi, per la loro capacità di rimanere verdi tutto l’anno, simboleggiavano la continuità della vita anche nei periodi più difficili.

Anche nell’antica Roma, durante i Saturnali, si usava decorare le case e i templi con rami di sempreverdi. I Saturnali erano una festività dedicata a Saturno, dio dell’agricoltura, e celebravano l’abbondanza e la rinascita. Durante questi giorni, la comunità si riuniva per scambiarsi doni e festeggiare l’inizio del nuovo ciclo della natura.

In Germania, molto prima dell’arrivo del cristianesimo, l’albero era un simbolo sacro legato al dio Thor. Si credeva che le foreste fossero abitate da spiriti divini e che gli alberi fungessero da portali verso il mondo spirituale. Accendere fuochi e decorare gli alberi era un modo per onorare questi spiriti e proteggere le proprie famiglie durante i mesi invernali.

Con la diffusione del cristianesimo, molte tradizioni pagane vennero reinterpretate in chiave cristiana, e l’albero non fece eccezione. Simbolo di vita e rinascita, l’albero trovò facilmente un posto anche nella nuova religione, che cercava di integrare i riti locali per favorire l’evangelizzazione. Ed è a questo punto che entra in scena San Bonifacio.
La leggenda di San Bonifacio
Era il 724 d.C. quando San Bonifacio, missionario e futuro “Apostolo della Germania”, si trovò davanti a una scena terribile: una tribù germanica si preparava a sacrificare un bambino sotto una maestosa quercia sacra, dedicata al dio Thor. La quercia rappresentava il fulcro del loro culto, un luogo dove si credeva che il potente dio dei fulmini accogliesse i sacrifici per garantire protezione e fertilità.

Con coraggio e determinazione, San Bonifacio impugnò un’ascia e, davanti agli occhi attoniti della tribù, abbatté l’imponente albero sacro. La leggenda narra che, mentre la quercia si abbatteva al suolo, al suo posto apparve miracolosamente un giovane abete verde, piccolo ma rigoglioso.
San Bonifacio interpretò questo evento come un segno divino. Disse alla tribù che l’abete, con la sua forma triangolare, rappresentava la Santissima Trinità: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Inoltre, il fatto che rimanesse verde tutto l’anno simboleggiava l’eternità di Cristo e la speranza di vita eterna. Da quel giorno, l’abete fu consacrato come simbolo cristiano e il sacrificio umano fu abbandonato.

Per rendere più significativo questo simbolo, San Bonifacio suggerì di adornare l’abete con candele, rappresentanti la luce di Cristo che illumina il mondo, e successivamente con altri elementi decorativi che riflettevano la gioia e l’abbondanza della fede.
Questa storia, sebbene sia avvolta più nella leggenda che nella storia documentata, ci ricorda come il cristianesimo abbia reinterpretato le tradizioni preesistenti, trasformando simboli antichi in emblemi di speranza e spiritualità. L’albero di Natale, così come lo conosciamo oggi, porta con sé questo bagaglio di significati, intrecciando il sacro e il profano in un’unica, luminosa celebrazione.
L’introduzione nelle celebrazioni natalizie
L’albero iniziò così a essere associato al Natale a partire dal Medioevo. Le prime testimonianze scritte di un albero decorato risalgono al XV secolo in Germania, dove gli abeti venivano addobbati con mele, noci e dolciumi durante le celebrazioni natalizie. Questi ornamenti simboleggiavano i frutti del paradiso, richiamando il racconto biblico della creazione e della redenzione.
L’usanza dell’albero di Natale iniziò a diffondersi gradualmente in tutta Europa, soprattutto grazie alla corte reale di Hannover e alla regina Vittoria, che nel XIX secolo lo rese popolare anche in Inghilterra. Da lì, l’albero conquistò il resto del mondo, diventando un simbolo universale delle festività natalizie.

Durante il Rinascimento, l’albero di Natale iniziò ad acquisire un carattere più decorativo. In Germania e in Alsazia, le famiglie addobbavano gli abeti con mele rosse, simbolo del peccato originale, e ostie, che rappresentavano la redenzione. Con il tempo, questi semplici ornamenti vennero sostituiti da sfere di vetro colorato, nastri e ghirlande.

Nel XIX secolo, l’albero di Natale conobbe infine un’esplosione di popolarità grazie alla regina Vittoria e al principe Alberto, di origini tedesche. La famiglia reale inglese fu immortalata in un celebre disegno attorno a un magnifico albero decorato, e questa immagine ispirò milioni di famiglie a fare lo stesso. Da quel momento, l’albero divenne un elemento imprescindibile delle festività natalizie.

Con l’invenzione delle luci elettriche alla fine del XIX secolo, l’albero di Natale si arricchì di una nuova dimensione luminosa. Thomas Edison e il suo socio Edward Johnson furono tra i primi a utilizzare lampadine elettriche per decorare un albero, sostituendo le tradizionali candele e rendendo questa pratica più sicura e spettacolare.

Nel corso dei secoli, l’albero di Natale si è così trasformato da semplice simbolo pagano e cristiano in una vera e propria icona universale delle festività. Ogni epoca e cultura ha contribuito ad arricchirne il significato e la forma, fino a renderlo parte integrante delle nostre celebrazioni moderne.

Oggi, l’albero di Natale è un simbolo che unisce tradizioni antiche e moderne. Che sia naturale o artificiale, minimalista o riccamente decorato, l’albero rappresenta un momento di aggregazione familiare e creatività. Ogni casa lo personalizza con ornamenti unici, spesso legati a ricordi, viaggi o tradizioni familiare
Allo stesso modo in molti luoghi del mondo, gli alberi di Natale decorano anche piazze, centri commerciali e spazi pubblici, diventando catalizzatori di gioia e spirito di condivisione. Basti pensare al celebre albero del Rockefeller Center a New York, che ogni anno attira migliaia di visitatori da tutto il mondo.

L’albero di Natale in Abruzzo: Tra tradizione e natura
In Abruzzo, una regione profondamente legata alla natura e alle sue radici, l’albero di Natale ha assunto un ruolo speciale nel corso degli anni. Qui, la tradizione dell’albero si intreccia con un profondo rispetto per l’ambiente e un forte senso di comunità. Molte famiglie abruzzesi, soprattutto nei borghi montani, preferiscono ancora utilizzare alberi veri, spesso abeti provenienti dai boschi locali. Questa scelta non è solo un omaggio alla natura, ma anche un modo per celebrare il legame con il territorio. Gli alberi vengono decorati con semplicità, utilizzando spesso ornamenti fatti a mano, come biscotti, nastri e oggetti in legno intagliato. In molti borghi, l’albero di Natale non è solo una decorazione domestica, ma un simbolo di aggregazione comunitaria.

Le piazze si illuminano con grandi alberi addobbati, spesso accompagnati da presepi viventi e mercatini natalizi. Un esempio emblematico è l’albero di Natale di Pescara, che ogni anno attira visitatori da tutta la regione con le sue luci scintillanti e le installazioni artistiche.
Nei piccoli paesi abruzzesi, l’albero di Natale è spesso associato ad antiche tradizioni locali. In alcune aree, gli alberi vengono decorati con frutti e dolciumi, un’usanza che richiama i rituali contadini per celebrare l’abbondanza e il ritorno della luce. A questi si aggiungono canti natalizi e novene che coinvolgono l’intera comunità.

L’albero di Natale è molto più di una semplice decorazione. È un simbolo universale, capace di unire passato e presente, culture diverse e sensibilità uniche. In ogni ramo, in ogni luce che brilla, si cela una storia: quella di antichi rituali pagani che celebravano la rinascita della luce, quella di un messaggio cristiano di speranza e redenzione, e quella delle famiglie che, anno dopo anno, si ritrovano intorno all’albero per condividere momenti di gioia.

In Abruzzo, dove la natura regna sovrana e le tradizioni affondano in radici profonde, l’albero di Natale si carica di un significato ancora più intimo. È un invito a riscoprire il legame con la terra, a riflettere sulla bellezza della semplicità e sulla forza della comunità. Che sia un abete scintillante in una grande piazza o un piccolo albero decorato con cura in una casa di montagna, l’albero di Natale ci ricorda che, anche nei momenti più bui, c’è sempre una luce pronta a guidarci. E così, tra leggende e rituali, tra spiritualità e tradizione, l’albero di Natale continua a raccontare una storia che ci appartiene tutti, una storia di vita, speranza e amore.
Luca Martelli