Nella tradizione abruzzese, la notte di Natale è avvolta da un’aura di mistero e magia. Una delle credenze più affascinanti è quella secondo cui, allo scoccare della mezzanotte, gli animali acquisiscono la capacità di parlare. Tuttavia, si ritiene che solo le anime pure e innocenti possano comprendere le loro parole; per chiunque altro, ascoltare tali conversazioni potrebbe risultare fatale.

Si narra infatti che la notte tra il 24 e il 25 dicembre non sia solo il momento in cui celebriamo la nascita di Gesù, ma anche un’occasione in cui il mondo intero si avvolge in un’aura di prodigi. Non solo gli uomini, ma anche le creature della terra partecipano a questo evento straordinario.
Un antico proverbio italiano recita: «La notte de Natà tutte le bestie sa’ parlà». Si dice che gli animali, nella sacralità di quella notte, ricevano il dono della parola. Ma questo miracolo non è senza mistero: secondo la tradizione, ascoltare i discorsi degli animali può rivelarsi pericoloso. Tra le storie tramandate, una è rimasta impressa nella memoria di molti.
Due buoi, accovacciati nella loro stalla, parlavano tra loro. Uno chiese all’altro:
«Cumpà, domani che fai?»
«Se il padrone non mi porta a lavorare, mangerò e mi riposerò. E tu?»
L’altro bue abbassò il capo e rispose: «Io domani porterò il padrone sottoterra.»
«E dai, non dire stupidaggini!»
«Non sono stupidaggini. Mi ha trattato così male, con la frusta e i carichi pesanti, che merita di morire.»
E così accadde: il padrone morì il giorno dopo. Questo racconto, cupo e profondo, ammonisce a rispettare gli animali, non solo per timore, ma per riconoscerli come esseri viventi dotati di sensibilità.
Gesù e gli animali: un legame sacro
Secondo il Libro di Gesù, testo associato alla tradizione essena, il piccolo Gesù mostrava un legame speciale con le creature della terra. Si racconta che non solo gli animali lo rispettassero, ma che Egli fosse in grado di comprenderne il linguaggio. In una notte stellata, mentre camminava ai margini del deserto, Gesù incontrò un leone inseguito da uomini armati di giavellotti e pietre. Gli uomini volevano uccidere la bestia, ma Gesù li fermò, rimproverandoli:
«Perché cacciate le creature di Dio? Esse, nobili nel loro cuore, sono divenute nemiche dell’uomo a causa della crudeltà di molte generazioni. Guardate il leone, come fugge davanti alla vostra violenza! Non vuole farvi del male. Smettete di inseguirlo.» Il leone, riconoscente, si accovacciò ai piedi di Gesù, mansueto come un agnello. Questo episodio, tramandato dagli apocrifi, riflette il messaggio universale di compassione e rispetto per ogni forma di vita. Gesù, in armonia con la natura, invitava l’uomo a non ferire o uccidere, predicando un’Alleanza di pace tra l’uomo e il creato.
Questo legame profondo tra l’uomo e il mondo animale trova eco anche in altri testi apocrifi, come il Vangelo di Tommaso, che riporta:
«Beato il leone che verrà mangiato dall’uomo, perché il leone diventerà uomo; e maledetto l’uomo che verrà mangiato dal leone, poiché il leone diventerà comunque uomo.» Queste parole enigmatiche invitano a riflettere sull’interconnessione tra l’uomo e la natura, sul ciclo della vita in cui ciascuna creatura partecipa a un disegno comune.

Un invito a riflettere
La notte di Natale, con i suoi prodigi, non è solo un momento di celebrazione, ma anche un’occasione per riflettere sull’armonia che dovrebbe esistere tra l’uomo e il creato. Le storie tramandate, dai dialoghi degli animali al legame speciale tra Gesù e le creature della terra, ci ricordano che il rispetto verso ogni forma di vita è un valore senza tempo.
Forse non sentiremo mai gli animali parlare con le nostre orecchie, ma possiamo ascoltarli con il cuore, comprendendo il loro linguaggio fatto di gesti, sguardi e silenzi. E, come insegnava Gesù, vivere in armonia con la natura non è solo un atto di compassione, ma un modo per avvicinarsi al sacro che abita in tutte le cose.
Questa notte, accanto al presepe, fermiamoci un momento a pensare: cosa direbbero di noi gli animali, se davvero potessero parlare? E cosa possiamo fare, ogni giorno, per meritare le loro parole di stima?
Luca Martelli