PERCORSO ESPERIENZIALE “TOCCO, SENTO, VIVO”: LE ACQUE SACRE E MAGICHE E L’INCONTRO CON LA PIETRA

 

Il culto delle acque in Abruzzo sin dall’antichità è sempre stato molto sentito, non è difficile infatti imbattersi in una sorgente, fontana, fontanile o abbeveratoio che invitano il passante o l’animale a dissetarsi in quelle che sono ritenute acque miracolose.
L’acqua fonte di vita, in Abruzzo assume infatti un significato mistico-religioso che risale ad antiche civiltà italiche e successivamente romane, dove gli elementi acqua, terra, fuoco e aria rivestiranno dei ruoli fondamentali per la loro cultura e per intere generazioni a venire.
Il processo di cristianizzazione non riuscì infatti a sradicare la cultura di una popolazione la cui forte spiritualità si rifletteva sul territorio stesso. Così antichi riti e culti pagani finirono per indossare nuove vesti e le divinità cristiane andarono a sostituire quelle pagane, come ad esempio Ercole e la dea Bona i due principali numi delle acque che con l’avvento del cristianesimo, verranno sostituiti da san Michele Arcangelo, sant’Ippolito e sant’Agata.
Allo stesso modo, le proprietà terapeutiche delle numerose acque minerali e delle svariate terme presenti nel territorio vennero rivalutate attribuendo appunto ai santi ciò che i pagani avevano sino ad allora onorato agli dei dell’Olimpo.
Così con il cristianesimo, il sacramento del battesimo amministrato da San Giovanni al giovane Gesù nel fiume Giordano diviene la principale testimonianza dell’acqua quale elemento di purificazione e tutta la sua rete simbolica di significati: acqua come segno di nascita e sorgenti come fonti di vita. L’acqua che purifica e lava i peccati, diviene così un elemento sacro nel nuovo credo.
Ed è proprio partendo dall’elemento “acqua” che abbiano iniziato il percorso formativo esperienziale “Tocco, Sento, Vivo” a cura di Pamela Manfredini e Rossella Tirimacco, e attraverso una visione storica e sensoriale della “semplice” acqua è apparsa quale “sorgente di vita”.

L’ACQUA COME TERAPIA

La conoscenza  popolare dell’acqua  verte  per lo più su due piani: la composizione chimica e la sua importanza scientifica (e logica) circa la vita stessa. Ma è davvero tutto qui? Si tratta davvero di un “semplice liquido” o in quel liquido è racchiusa la vita stessa? Sembra scontato, ma questa sua funzione sembra che a volte venga dimenticata. Ci basti pensare infatti alle tante persone che addirittura “dimenticano di bere”, o a quelle che pensano che bere una bevanda alcolica, dolce, o gasata, equivalga a bere acqua: “tanto è sempre un liquido”- dicono alcuni.

Per i nostri avi, l’acqua, aveva quell’importanza che la rendeva, come abbiamo visto “sacra” al punto che questa veniva utilizzata come “medicina”. Non tutte le acque avevano però proprietà terapeutiche, e questo dipendeva dalla loro composizione minerale che a quanto pare essi conoscevano. Gli eremi sorgevano infatti in zone dove erano presenti queste particolari acque, ricche di elementi minerali di cui il corpo necessita.

ACQUA E PIETRA PER INIZIARE UN NUOVO PERCORSO

Uno di questi eremi  è quello di San Venanzio posto all’interno della suggestiva riserva naturale Gole di San Venanzio a Raiano in provincia dell’Aquila. La maestosità della roccia che contraddistingue le Gole viene amplificata dal passaggio del fiume Aterno che caratterizza una riserva di estrema bellezza.
L’acqua e la terra, sotto forma di pietra, si mostrano in tutta la loro sacralità al visitatore attento che intende osservare il mondo con una visione “elevata”. Ed è proprio quest’atmosfera mistica e sacra che probabilmente portò il giovane Venanzio di Camerino verso la metà del XIII secolo a ritirarsi in questo luogo di eremitaggio con il suo maestro Porfirio.
Arrestato e martirizzato nel 259 nella città di Camerino, sotto l’imperatore Decio, Venanzio, divenuto da lì a breve santo, fu condannato a morte per decapitazione. Secondo la leggenda si narra che durante l’esecuzione la testa decapitata cadendo rimbalzò 3 volte facendo sgorgare altrettanti zampilli d’acqua dalla terra, il santo è così definito “acquaiolo”. Festeggiato il 18 maggio, San Venanzio è ritenuto il protettore delle cadute spirituali e materiali. L’eremo è attualmente costituito da una piccola chiesa, risalente al XV-XVI secolo dalla quale si accede alla loggia realizzata a cavallo del fiume ed al di sotto della quale si trova l’eremo in cui dimorava il santo.
Ed è proprio in questa zona che la pietra diventa la protagonista indiscussa e si mostra sotto forme che all’uomo moderno appaiono spesso incomprensibili. Un giaciglio scolpito nella pietra, una Scala Santa scavata nella roccia e che porta fino all’acqua del fiume, sedili di pietra… il concetto di arredo all’interno di un eremo cambia totalmente e ci porta ad osservare il mondo con altri occhi, stabilendo così un reale contatto con la natura stessa. Ancora oggi, in questa sorta di “domus della pietra” viene praticata la litoterapia. Secondo la tradizione si ritiene che adagiandosi sul letto in pietra dove dormiva in santo o su quella che era ritenuto il “sedile di santa Rina” i pellegrini possano avere benefici per dolori reumatici ed ai reni.

Il cammino esplorativo del gruppo “Tocco, Sento, Vivo” è iniziato proprio da qui, in un piccolo eremo dove l’acqua si incontra con la pietra…

 

Rossella Tirimacco  Abruzzo Smart Ambassador