UNA GITA FUORI REGIONE, DA SULMONA A CASTEL PETROSO “LA PICCOLA LOURDES ITALIANA”

UNA GITA FUORI REGIONE…
L’Associazione “Abruzzo Forte e Gentile” ha deciso di fare una gita fuori dalla nostra bella e amata regione.
Poiché tutte le regioni dell’Italia sono belle da visitare e ognuna di esse ha sempre qualcosa di meraviglioso
e di straordinario da mostrare, siamo andati a fare una visita ai nostri “cugini” molisani.
Prima del 1963 sulle cartine geografiche dell’Italia, il Molise era unito all’Abruzzo e la denominazione,
infatti, era “Abruzzi e Molise”. Questo era quanto previsto dall’art.131 della Costituzione italiana nella sua
stesura originaria.

Un quaderno con la cartina geografica di Abruzzi e Molise degli anni ’50

Con l’art. 1 della legge costituzionale n. 3 del 27 dicembre 1963 il testo costituzionale fu modificato
prevedendo la relazione dei territori di Abruzzo e Molise in due distinte regioni.
Ma torniamo alla gita.
Cominciamo a percorrere la Strada Statale 17 dell’Appennino Abruzzese e Appulo Sannitica (SS 17),
direzione Isernia.
La strada comincia a salire.
Ecco che appare il paese di Pettorano sul Gizio, immerso nella Riserva naturale regionale Monte Genzana e
Alto Gizio, tra il fiume Gizio e il suo affluente torrente Riccio. Il paese fa parte del club “I borghi più belli
d’Italia”.

Pettorano sul Gizio

Si continua a salire. Il panorama diviene sempre più bello e ampio. Dall’alto dei viadotti si vede Sulmona e la sua conca, la gobba del Monte San Cosimo e l’imboccatura della Gola di San Venanzio, da cui esce il fiume Aterno.
Da uno dei viadotti si intravede Rocca Pia, una volta di passaggio mentre si percorreva la SS 17. Oggi, con la costruzione di viadotti e gallerie, il paese è isolato.

Rocca Pia

Curiosità sulla denominazione del paese. Inizialmente era Florina, ma ben presto venne chiamato Vallescura o Roccavalleoscura, da quando venne costruito il castello o fortezza verso il XIII secolo. Quando il regno di Napoli, di cui faceva parte il villaggio, passò sotto il dominio dei francesi con Giacchino Murat, il paese prese il nome di Ricca Letizia in onore della madre i Napoleone Bonaparte. Questo nome, comunque, non venne pressoché mai usato perché con il ritorno di Ferdinando di Borbone venne annullato il decreto di Murat e ritornò l’antico nome di Vallescura (in virtù del fatto che il paese era posto in una
stretta Valle circondata da alte montagne).

La piccola Maria Pia di Savoia con la madre Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena

Il 21 ottobre 1860  Vittorio Emanuele II, attraversando il piccolo paese di Rocca Valle Oscura, fu domandata la grazia che cambiasse il nome al paese. Il re, per affetto a sua figli Maria Pia, regina del Portogallo, dalla quale aveva ricevuto una lettera in quel giorno, battezzò Rocca Valle Oscura in “Rocca Pia”.
Si continua a salire e dopo una galleria ecco apparire il Piano delle Cinquemiglia, forse il più noto degli
altipiani abruzzesi. Il grande piano si trova a circa 1300 m. s.l.m. ed è attraversato solo dalla strada
costruita nel 1820. Questo altopiano ha triste fama e più volte, durante le bufere invernali, i viandanti vi
rimasero sepolti dalla neve. Così nel febbraio 1528 vi perirono 300 soldati al soldo di Venezia contro Carlo
V, come pure, nel marzo 1529, 500 Tedeschi dei principi d’Orange, reduci dall’Aquila. Carlo V vi fece
costruire cinque torrioni per rifugio dei viandanti; più tardi vi sorse una taverna; poi tutto andò distrutto.
L’altopiano costituiva il passaggio obbligato delle diligenza dall’Abruzzo a Napoli e si racconta che i
viaggiatori facessero testamento prima di intraprendere il viaggio; non mancavano infatti di tanto in tanto
anche episodi di brigantaggio.

Altopiano delle Cinque Miglia

Proseguiamo il viaggio. Si incontrano altri paesi: Rivisondoli, località di soggiorno estivo e centro di sport
invernali; Roccaraso, la più importante stazione climatica e di sport invernali del centro-sud d’Italia dotata
di impianti di risalita; Castel di Sangro, località di soggiorno e importante centro commerciale.
Si entra nel Molise. Superata Isernia, dopo una ventina di chilometri, ecco si intravede la meta della nostra
gita: il Santuario di Maria Santissima Addolorata di Castelpetroso. Colpisce la maestosità di questo
Santuario definito la “Piccola Lourdes Italiana”, meta di pellegrinaggi per innumerevoli fedeli.
Papa Paolo VI il 6 dicembre 1973 ha proclamato Maria Santissima Addolorata di Castelpetroso “patrona del
Molise”.

bas

La storia del santuario di Maria Addolorata inizia il 22 marzo 1888, giorno in cui la Vergine si manifestò per la prima volta. Due contadine del luogo, Fabiana Cicchino (chiamata Bibiana) e Serafina Valentino, si trovavano nei pressi del luogo denominato “Cesa Tra Santi” per lavorare un appezzamento di terra.
Avevano portato con sé due pecorelle, ma nel pomeriggio si accorsero di averne smarrita una e decisero di dividersi per trovarla. Cercando tra siepi e crepacci, Fabiana vide la pecorella di fronte a un anfratto da dove proveniva una strana luce. Incuriosita da tale fatto, la donna si avvicinò e si trovò di fronte una visione celeste: nel bagliore della luce si riconosceva l’immagine della Vergine Addolorata semi inginocchiato, con ai piedi il Figlio morto, lo sguardo rivolto verso il cielo e le braccia allargate in atto di offerta. Dopo un primo momento di sgomento, la veggente chiamò la compagna Serafina affinché la raggiungesse.

Tuttavia  quest’ultima, giunta sul luogo, non riuscì a vedere nulla e fu molto stupita nel sentire da Bibiana il racconto di quello che aveva visto. Dieci giorni dopo, il 1° aprile, giorno di Pasqua, l’apparizione si rinnovò e questa volta anche Serafina poté beneficiarne. Le voci sulle apparizioni ben presto si diffusero in paese e, nonostante molti ritenessero le due contadine solamente delle bugiardi, altri iniziato a peregrinare verso il luogo santo, dove fu posta una Croce a ricordo di ciò che era accaduto.

Panorama visto dalla basilica

Il 26 settembre 1888, il vescovo di Bojano, monsignor Francesco Mac Adobe Palmieri, si recò sul luogo sacro per indagare sulle presunte apparizioni ed ebbe la grazia di vedere la Madonna Addolorata così com’era apparsa alle due contadine.
Alle apparizioni si aggiunse un altro evento straordinario: ai piedi della rupe scaturì una sorgente d’acqua.
Secondo alcune testimonianze storiche, fu Fabiana che, nel luglio 1888, avendo sete e vedendo sgorgare
dell’acqua dal terreno, iniziò a scavare con le mani una buca che piano piano si riempì.

Fabiana bevve per sete, senza subire effetti miracolosi, ma, da quel giorno, tutti i pellegrini che si recavano al sacro luogo delle apparizioni scavavo nel terreno per sorseggiare un po’ di quell’acqua e ben presto si verificarono i primi miracoli. Le notizie sui fatti prodigiosi di Castelpetroso si diffusero rapidamente, specie attraverso la stampa: particolare attenzione fu data dalla rivista bolognese “Il Servo di Maria”, di cui era direttore Carlo Acquaderni. Sul finire del 1888 l’Acquaderni si recò personalmente a Cesa Tra Santi insieme al figlio dodicenne Augusto, gravemente malato di tubercolosi ossea, per chiedere la grazia della guarigione.

Augusto bevve l’acqua della sorgente e, per intercessione della Vergine Addolorata, guarì. Agli del 1889,
dopo gli accertamenti medici che attestavano la guarigione miracolosa, Carlo e Augusto tornarono
nuovamente sulla rupe per ringraziare la Madonna, che fece loro il dono di mostrarsi nel medesimo
atteggiamento delle precedenti visioni. Proprio per rendere grazie alla Madre di Dio, Carlo Acquaderni
decise di edificare un tempio intitolato alla Vergine Addolorata.

Tale decisione fu approvata e sostenuta dal vescovo Macarone Palmieri e, insieme, iniziarono a mobilitarsi per raccogliere fondi. Il progetto del maestoso tempio fu affidato all’ingegner Francesco Gualandi di Bologna. Era il 28 settembre 1890 quando venne posta la prima pietra e in quel giorno monsignor Francesco Macarone Palmieri, nel corso di una solenne celebrazione, diede il via ufficialmente ai lavori. L’edificazione non fu semplice anche per una serie di avvenimenti che si susseguirono nel corso degli anni. Il 22 settembre 1975 monsignor Alberto Carici, alla presenza di tutti i vescovi molisani e di una moltitudine di fedeli, consacrò questo tempio mariano. Dopo ottantacinque anni si realizzò il sogno di Carlo Acquaderni e di monsignor Macarone Palmieri.


La basilica è stata progettata in stile neolitico dall’ingegner Francesco Gualandi di Bologna. Ha una pianta di tipo radiale, con sette cappelle laterali, e si sviluppa su una superficie di circa 2.800 metri quadrati. La parte centrale simboleggia il cuore di Maria, mentre le cappelle laterali le sette spade, a ricordo dei suoi sette dolori.

Oltre a visitare la basilica merita di percorrere la Via Matris. È un sentiero di 750 metri che si snoda lungo la montagna, collegando la basilica al luogo delle apparizioni. La Via Matris è suddivisa in sette tappe contrassegnate da gruppi scultoreo in bronzo molto suggestivi. Ogni opera, a grandezza naturale e ricchissima nei particolari, è di forte impatto grazie all’intensa espressività dei personaggi.

 La via Matris

I sette dolori rappresentati corrispondono a sette episodi della vita della Vergine: Maria Santissima presenta Gesù Bambino al tempio e incontra il Santo vecchio Simeone che le profetizza la “spada” del dolore, Maria Santissima fugge in Egitto per salvare Gesù Bambino dalla morte-

La grotta delle apparizioni

Maria Santissima cerca Gesù e lo ritrova nel Tempio a Gerusalemme, Maria Santissima incontra il Figlio Gesù sulla via del Calvario, Maria Santissima Addolorata è presente sul Calvario alla crocifissione e morte di Gesù, Maria Santissima riceve tra le braccia Gesù deposto dalla Croce, Maria Santissima depone Gesù morto nel sepolcro.

Una delle statue posta sul luogo delle apparizioni

È stata una bellissima gita tra bellezze paesaggistiche e spiritualità con l’invito ai lettori di visitare la Basilica
Minore dell’Addolorata di Castelpetroso in provincia di Isernia per ritemprare lo spirito.
Alla prossima gita.

 

Antonio La Civita