SULLE TRACCE DELL’ANTICA ROMA IN UN ANTICO BORGO: CASTELVECCHIO CALVISIO

Era una giornata agli inizi dell’estate quando decidemmo di recarci a Santo Stefano di Sessanio, l’aria era così calda che già faceva venir voglia di una gita su in montagna. Avevamo sentito parlare spesso di questa località e così, visto che di volta in volta, comunque l’Abruzzo va visitato ad ampio raggio, decidemmo così di partire alla scoperta del famoso Santo Stefano.
Le cose però non accadono mai “per caso” e per quanto le nostre decisioni cerchino di portarci verso una determinata meta, a volte la vita decide di farti percorrere altre strade… strade in cui accade di perderti… e ti ritrovi così a scoprire “mondi nuovi” e ad incontrare persone che non pensavi avresti potuto incrociato lungo il tuo cammino.

Non sempre sappiamo dove andremo a finire…


Così quel giorno di inizio estate, lungo la strada ci perdemmo, e dopo un lungo girare ci fermammo in un paesino che ovviamente non avevamo mai visto. Si era fatta l’ora di pranzo, così decidemmo di fermarci in un ristorantino lungo la strada principale del paese. Ammirai il paesaggio intorno, ovunque, sparsi sulle montagne, svettavano torri e castelli, mostrandomi l’antico e glorioso passato delle genti d’Abruzzo. Allo stesso modo, enormi gru mi riportavano al “presente”, ricordandomi le ferite inflitte dal sisma del 2009 che ancora oggi mostra il suo devastante passaggio.
Entrammo nel ristorantino, un locale semplice e alla mano, dove viene servito del buon cibo di quella cucina tipicamente “casereccia”.

Quando si perde la strada, la cosa migliore che si possa fare è “fermarsi a mangiare”

Una delle caratteristiche quando si entra in un “ristorantino tipico”, oltre alla buona cucina è la disponibilità e la gentilezza dei proprietari, e infatti il proprieario del locale subito ci mise a nostro agio ed entrò nel perfetto ruolo di chi ne ha viste di persone passare in quei luoghi, e quindi era come se già sapesse molte cose di noi… come ad ad esempio che ci eravamo persi.
Così, mentre ordinavamo, cosa che ha richiesto circa un venti minuti, inevitabilmente ci siamo ritrovati a parlare del territorio. L’uomo iniziò così a raccontarci la storia dell’antico borgo di Castelvecchio Calvisio, il luogo dove eravamo finiti.

Un semplice arco mostra le ferite di un sisma distruttivo, a prima vista non ti immagini cosa si scopre una volta varcata quella “porta”…

Bastò poco perchè fui affascinata dai racconti del proprietario, così mi voltai verso il mio compagno di viaggio e gli dissi che saremmo rimasti lì e che avremmo cambiato programma, quel luogo mi incuriosiva troppo… e probabilmente se il destino aveva voluto condurci fin lì, di sicuro aveva le sue buone ragioni.

Nulla accade per caso…

Il proprietario, soddisfatto di sentire le mie parole, telefonò subito ad alcune persone che sarebbero state ben contente di raccontarmi la storia del paese, così finimmo col darci appuntamento nel pomeriggio nella chiesa di San Giovanni Battista.

La magia dell’antico borgo si percepiva già nell’aria…

Castelvecchio Calvisio è un antico borgo arroccato a 1067 metri di altezza tra le montagne del Gran Sasso, si affaccia sulla valle del fiume Tirino, ed è collocato all’interno del bellissimo parco del Gran Sasso e Monti della Laga.

Quante storie conoscono questi luoghi?

Come stabilito, dopo l’ottimo pranzo, ci incamminammo alla volta del centro storico, non appena vidi la cinta muraria subito sbarrai gli occhi meravigliata, già dall’esterno avevo compreso che quel borgo ci avrebbe stupiti. Una volta varcata la porta realizzai la bellezza di un luogo, le cui meraviglie erano “nascoste” tra impalcature, teli, sistemi di protezione, ormai da anni.

Degna di nota è la toponomastica, ogni stradina, rimanda alla storia e alle tradizioni del borgo…

Un paese che a prima vista appariva come un malato in un centro rianimazione… i cui macchinari sono però spenti. L’immagine mi aveva suscitato una certa tristezza, simili patrimoni dovrebbero essere “coltivati” e tutelati… ma non sempre è così.

I gatti di Castevelcchio…

Il borgo ha una struttura urbana che lascia pensare alla presenza di una castra (presidio militare romano) a conferma di ciò, il nome Calvisio, sembra derivi appunto dalla nobile famiglia romana del console “Sabinus Calvisius. E’ plausibile quindi che l’antico borgo sia sorto sull’antica città romana “Calvisia”.

Sotto le ferite del tempo e dell’abbandono, la bellezza del luogo è rimasta immutata...

Le prime notizie del luogo risalgono al 779 e ci vengono fornite dal Chronicon Vulturnense. Castelvecchio era amministrato dai monaci benedettini attraverso il convento di San Pietro ad Oratorium (di cui vi parleremo prossimamente).

Un’architettura notevole e che merita di essere ammirata…

Successivamente appartenne al territorio denominato “Barnia di Carapelle” diventando così feudo di importanti famiglie quali i conti Marsi, i conti Pagliara, i conti d’Acquaviva; dal XV sec. dei Piccolonimi di Siena e infine nel 1743 Castelvecchio passerà nel Regno delle Due Sicilie, sotto il dominio Borbonico.
Nel 1883 Castelvecchio ottenne di non chiamarsi più Carapelle ma Castelvecchio Calvisio e nel 1906 il borgo ottenne l’autonomia amministrativa.

Scorci tra case disabitate e abbandonate…

Il nostro accompagnatore mentre ci scortava in chiesa ci raccontava curiosità del piccolo borgo, come ad esempio che nei sentieri del monte che conduce verso i ruderi di San Martino, San Cipriano e San Lorenzo, vi è una piccola valle dove tra aprile e maggio esplode la meravigliosa fioritura dell’adonis vernalis (adonide gialla), un magnifico fiore giallo ritenuto scomparso in Italia alla fine dell’800… piccoli segni che in certe zone i miracoli avvengono e si mostrano nelle maniere più impensabili.

Adonis invernalis

 

Arrivati in chiesa trovammo i due “veterani ” del paese che stavano curando l’allestimento di alcune statue, due personaggi che mostrarono una strardinaria disponibilità nel fornirci diverse informazioni.
Ci spiegarono la particolarità del luogo, in riferimento alla sua struttura urbana, un monumento nella sua totalità che con la sua forma elisside adagiato su un colle è esaltato da stradine che ne determinano una struttura regolarissima.

Pezzi della nostra storia…

Dall’asse centrale, corrispondente all’antico decumano, si diramano perpendicolari sette vie da un lato e otto da un altro (cardi). Il perimetro esterno coincide con le mura delle case e presenta alcune torri sporgenti (baluardi) a sottolineare la natura di borgo fortificato.

La meravigliosa chiesa di San Giovanni Battista

 

Il signor Antonio ci parlò poi della Sagra della cicerchia e delle varie attività che ruotano intorno all’evento, così pure della rappresentazione della Natività realizzata in forma teatrale che vede attori e spettatori tutti gli abitanti del borgo.

I nostri ciceroni…

Il pomeriggio è corso così in fretta che ci siamo ritrovati al tramonto in un lampo. Castelvecchio Calvisio è un borgo che non conoscevamo, lo abbiamo visitato “per errore”… ma è proprio così? Nulla avviene per caso e la località in questione credetemi, merita di essere visitata, pubblicizzata e soprattutto “supportata” da quella politica regionale e provinciale, spesso assente e cieca di fronte alle tante bellezze dei nostri territori.

La ricchezza dei racconti ascoltati quel pomeriggio  è un “dono” che ho ricevuto…

In questa terra ci sono dei veri e propri patrimoni architettonici, storici, popolari, che meritano di essere messi in rilievo, trasformarli in propulsori per il rilancio di una nuova economia  basata soprattutto sul turismo, sull’arte, sulla cultura, sulle tradizioni, sulla enogastronomia.  Questi antichi borghi non vanno lasciati a se stessi, aiutati solo da quei pochi abitanti che disperatamente cercano di non far morire questi territori. E’ importante oggi più che mai, prendere consapevolezza del “suolo” su cui calpestiamo i piedi, imparare a conoscerlo… e a far si che questo diventi “produttivo” per quanti vogliono ancora credere che “la nostra terra ci sta parlando di noi”.

 

Rossella Tirimacco

Foto: Abruzzo Forte e Gentile

 

Fonti bibliografiche: Castelvecchi Calvisio “L’avventura di un borgo”