QUANDO LA “PIETRA LUCENTE” FU MACCHIATA DI SANGUE INNOCENTE: LA STRAGE DI SANT’AGATA

 

Il panorama visto dall’alto

Gessopalena è un piccolo comune di appena 1500 abitanti in provincia di Chieti. Chiamata anche Pietra Lucente, poiché il gesso che compone la roccia su cui è stato costruito il paese, quando è illuminato dal sole, emette degli straordinari bagliori, è uno dei borghi più caratteristici, intriso di storia e di magia.

 

L’ingresso del vecchio borgo

Le origini di questo antichissimo borgo, risalgono all’età preromana, molti sono infatti i reperti ritrovati e che testimoniano importanti insediamenti abitativi della zona, come ad esempio una statua raffigurante una sfinge. La parte “vecchia” è arroccata su uno sperone gessoso e accessibile da un solo lato, e fu distrutta prima dal terremoto del 1933 e poi distrutta definitivamente  il 4 dicembre 1943 dalle truppe tedesche.

Una targa alla memoria di cuori straziati e di vite spezzate…

Ma i “venti” di morte continuarono a soffiare ancora su quel piccolo paesino, fino ad arrivare al 21 gennaio del 1944, quando  con una violenza  inimmaginabile si abbatterono  nella contrada Sant’Agata, dove i tedeschi  compirono uno dei più atroci eccidi dell’Italia, bruciando vive ben 42 persone, comprese donne e bambini.

Piccole strade di una “grande” Memoria…

La strage di Sant’Agata

di Alessandra di Nicola

Nei primi giorni del dicembre 1943 l’avanzata dell’VIII Armata sul fiume Sangro portò gli Alleati a Casoli.
Posta a 18 km da Casoli, Torricella Peligna, come tutta la zona compresa tra il medio corso del Sangro e l’Aventino, divenne territorio conteso tra gli eserciti contrapposti. Il Comando tedesco, dopo la dura occupazione dei mesi precedenti, emise l’ordine di sfollamento e procedette alla distruzione di molti Comuni dell’area. Gran parte degli sfollati di Torricella Peligna si diressero verso Casoli, altri si rifugiarono nei cascinali delle campagne circostanti, in particolare a San Giusta e S.Agata, località ricadenti nel Comune di Gessopalena.
Vari gruppi, si erano qui organizzati nelle prime forme di ribellione e di difesa della popolazione. L’avvocato Ettore Troilo, sfollato torricelliano e antifascista di lungo corso, era stato fra i primi ad intuire l’urgenza di organizzare una resistenza armata: il 5 dicembre era giunto a Casoli con alcuni volontari e, non senza difficoltà, aveva ottenuto di collaborare con il comando inglese alla lotta contro i tedeschi, dando origine alla formazione partigiana “Corpo Volontari della Maiella” (o Banda Patrioti della Maiella, poi Gruppo Patrioti della Maiella).
All’alba del 21 gennaio 1944, in risposta all’uccisione di due tedeschi e al fermento di altri due da parte di uomini della Brigata “Maiella” a San Giusta, i militari germanici irruppero nel piccolo agglomerato di case rurali di Sant’Agata. Con violenze e spari radunarono gli sfollati in un unico casolare. Un soldato gettò una prima bomba, poi i commilitoni bloccarono la porta d’accesso alla stanza e proseguirono con il lancio di circa trenta ordigni, che massacrarono le vittime richiuse all’interno. Il soffitto dell’edifico crollò e una parte del pavimento cedette. Alcuni tra i morti e i feriti precipitarono nella stalla sottostante dove finirono per perire tra le macerie o rimanendo soffocati e bruciati nell’incendio che si propagò lentamente.Tra le macerie si ritrovarono vivi Nicoletta DI Luzio e i fratelli Antonio e Leonardo. La ragazza, secondo la sua stessa testimonianza, si era lasciata cadere attraverso la voragine apertasi nel pavimento e, una volta nella stalla, si era nascosta sotto i corpi di un uomo e della zia. Per accertarsi del decesso di tutte le vittime, intanto, i tedeschi rientrarono nella stanza e accostarono la fiamma di un accendino alla carne dei corpi. Nicoletta D Luzio resistette alla prova fingendosi morta. Altri soldati provvidero a cospargere l’ambiente di paglia e di liquido infiammabile, che venne incendiato. L’aria divenne irrespirabile. Leonardo Di Luzio tentò di fuggire, ma gli uomini ancora di guardia, lo uccisero sull’uscio del casolare. A causa del fumo anche Nicoletta e Antonio mossero alcuni passi verso l’esterno; entrambi furono mitragliati rimanendo feriti rispettivamente alle spalle e alle braccia. Nicoletta cadde a terra svenuta. Rinvenne quando udì il fratello piangere e dire che tutta la sua famiglia era morta e perciò si sarebbe lasciato uccidere. Lo raggiunse cautamente e insieme attesero a lungo, fino a quando poterono allontanarsi e porsi in salvo.
I due superstiti vennero soccorsi in un casolare poco distante ed accompagnati alla stazione di pronto soccorso alleato di Gessopalena. Scamparono all’eccidio anche altre vittime che riuscirono a sottrarsi al rastrellamento iniziale e Giuseppe D’Amico, il quale rimase colpito nella stessa fase.

Poco dopo il gruppo familiare di Giuseppe D’Amico,sfollato a San Giusta, venne bloccato nel corso della prima mattinata da una pattuglia di quattro Tedeschi a circa 100 metri da Sant’Agata. I fermati furono perquisiti e piantonati in attesa di ordini. Dopo circa mezz’ora giunse l’ordine del “Kaputt”: i tedeschi iniziarono a sparare fucilando i malcapitati sul posto. Si salvò solo Giuseppe D’Amico (fu Rinaldo, trentenne). Perirono invece la sorella, il fratello e la cognata, dello stesso (D’Amico Maria, D’Amico Silvio e Di Paolo Angiolina).

Una parte del vecchio Borgo visto dalla strada

Il vecchio borgo oggi

Grazie ad un restauro conservativo il borgo è attualmente valorizzato come luogo della memoria. Vi sorge la sede istituzionale della Fondazione Brigata Maiella, (istituita nel 1999 col fine statutario di rendere patrimonio comune e duraturo la memoria della Brigata Maiella nella storia della Resistenza italiana).

Il vecchio borgo… una meraviglia..

Al termine del percorso che costeggia il careggiato c’è un’area monumentale sistemata ad anfiteatro sullo sfondo di un panorama che spazia dalla Maiella al lago di Casoli. Qui è stato eretto un Monumento alla Resistenza, con un epigrafe di Carlo Bernani che recita: “Il vento di queste valli, la neve di questi monti, il sole e le notti avvicendandosi tra i ruderi di queste deserte contrade, rinnovino nel ricordo il grido di vendetta allo scempio, alla distruzione, allo sterminio che il nazista oppressore e il tiranno fascista alleato imposero affinché ogni focolare fosse rovina, ogni casa pietra sconnessa e bruciata, ogni affetto, ogni umana speranza, paura, fame, deportazione e morte”.

Il monumento con l’epigrafe di Carlo Bernani

Considerazioni personali

Gessopalena è davvero un magnifico borgo e merita di essere visitato. Pur avendolo visitato tre volte, sento che ha ancora tanto da dirmi, ha ancora tante storie da raccontarmi attraverso le sue “memorie”. Ogni volta che ci sono tornata, ecco che il paesaggio mi suggeriva di guardarmi bene intorno…ed è così che ho scoperto La Morgia e le sue leggende.

La Morgia vista da Gessopalena

Così come ho scoperto la rappresentazione dei Quadri viventi del Venerdì Santo. Così come ho scoperto la leggenda dello Stargate. Così, so che tornerò a Gessopalena, magari il 25 aprile,  per seguire  da Torricella Peligna a Sant’Agata di Gessopalena il  corteo intitolato “Sulle orme degli sfollati” con cui si ricorda il percorso compiuto dai cittadini torricelliani per rifugiarsi nelle case rurali di Sant’Agata.

Al prossimo incontro con  “la memoria di Gessopalena”

 

Rossella Tirimacco

 

Citazioni e fonti

 

EPISODIO DI SANT’ AGATA, GESSOPALENA 21-1-1944