LE FESTE IN ONORE DI SANT’ANTONIO ABATE IN ABRUZZO

 

Una tra le feste più importanti e sentite in Abruzzo è quella che si svolge in onore di Sant’Antonio Abate. Il santo è riconosciuto come il “santo dei poveri e dei contadini” e per questo nelle immagini sacre viene raffigurato con animali domestici tra cui il maiale (lu porc), animale sacro nella cultura contadina quale simbolo di ricchezza e prosperità e che viene ucciso in gennaio in onore appunto del santo.

Dato il suo ruolo di protettore degli animali domestici, il 17 gennaio giorno della ricorrenza della morte del santo, si pratica la benedizione degli animali per protezione contro le disgrazie e le malattie. Un altro elemento che ricorda sant’Antonio è il fuoco con il ruolo di purificatore e simbolo della vittoria contro l’inferno il diavolo e le sue tentazioni. Per questo nei paesi dove la venerazione del santo è più sentita si accendono enormi falò in ricordo delle tentazioni diaboliche  da egli subite. Inoltre il santo è venerato anche come protettore della pelle e questo spiega l’origine del nome dato all’herpes zoester (fuoco di santAntonio). Come detto nei festeggiamenti in onore del santo il fuoco è presente in quasi tutti i paesi abruzzesi.

Infatti in  ogni paese dove vi sia una chiesa, una cappella o una piccola edicola dedicate al santo si accendono i fuochi. Siano cataste come ad Alfedena, siano torce come nel teramano o siano alti falò come “le farchie” di Fara Filiorum Petri, al calar della sera tutti i paesi vengono rischiarati dai “fuochi di sant’Antonio”.
La festa più spettacolare è sicuramente quella di Fara Filiorum Petri dove vengono appunto accese le farchie. Si tratta di alte colonne di canne che un tempo raggiungevano anche i 10 metri di altezza e un metro di circonferenza. In seguito per motivi per motivi di sicurezza queste sono state ridimensionate.
A prima vista le farchie, con le loro enormi dimensioni davano l’impressione di trovarsi davanti ad enormi querce ardenti.
La tradizione delle farchie, oltre che riportarci agli antichi rituali del fuoco ci ricorda un fatto storico accaduto il 16 gennaio 1799. Il paese era assediato dalle truppe napoleoniche e la leggenda delle querce ardenti, opera di sant’Antonio abate fece desistere i francesi dalla distruzione del paese.
“L’episodio, in realtà rientra nella guerriglia tra le truppe borboniche in tutto il meridione contro l’invasione francese diretta verso Napoli. A Fara Filiorum Petri la massa capeggiata da D.Giuseppe Frangione, avrebbe ucciso molti soldati francesi suscitando la ritorsione del generale Contard di stanza a Chieti che minacciò di mettere a ferro e fuoco il paese. Il pericolo fu scampato grazie al pagamento di una grossa cifra pecuniaria. ma l’immaginario popolare trasformò l’accaduto in un intervento soprannaturale del santo patrono e nell’incendio delle querce divenute colonne ardenti.
In alti paesi, specie nell’aquilano Sant’Antonio viene celebrato con un consumo collettivo di cibo. A Collelongo si dispone sul fuoco un caldaio di rame in cui vengono bollite grosse quantità di granturco precedentemente ammollate in acqua. Poichè i chicchi durante la cottura si gonfiano, la minestra è chiamata dei cicerocchi.Il locale dove è sistemato il calderone è predisposto all’accoglienza di parenti ed amici. Il visitatore viene accolto festosamente e riceve dolci e vino. L’ospite si avvicina al paiolo e gira il contenuto recitando parole d’augurio. Anche qui si accende un falò in onirfe del santo.
A Villavallelonga si prepara un banchetto enorme detto “panarda”, formato da una quantità di portate che impone ai commensali di onorare la tavola consumando tutte le vivande servite.
A Scanno invece la figura di SAnt’Antonio abate viene rivista con il nome di Sant’Antonio Barone a seguito della restaurazione nel 1569 di un’antica chiesa dedicata al santo da parte del barone Ciolla. Qui in uno scenario pittoresco si dispone fuori dalla chiesa uno o più caldai di rame ricolmi di sagne con la ricotta. Dopo la benedizione impartita dal sacerdote, i fedeli prendono un mestolino di zuppa che consumeranno per devozione. Anche qui non manca l’accensione del falò dedicato al santo.Sempre nell’aquilano, precisamente ad Ateleta  Sant’Antonio viene celebrato  con il rituale del taglio dell’orecchio del maiale. Un maialino viene preso in custodia dal paese e gli viene tagliato l’orecchio per riconoscerlo come il maiale di Sant’Antonio. L’animale viene poi allevato per un anno e in seguito venduto. Il ricavato viene utilizzato per organizzare la festa.
Queste sono solo alcune delle feste e tradizioni religiose e popolari che si svolgono in Abruzzo. e con i festeggiamenti in onore di Sant’Antonio Abate inizia il periodo più “pazzerello” dell’anno “il Carnevale”.
Sant’Antonio Abate è presente anche nelle canzoni folkloristiche abruzzesi, la più conosciuta è “lu sand’Andonio”

 

Antonio La Civita

Citazioni e fonti

Maria Concetta Nicolai “Abruzzo 150 antiche feste”

La festa di Sant’Antonio Abate in Abruzzo

Sant’Antonio Abate è presente anche nelle canzoni folkloristiche abruzzesi, la più conosciuta è “lu sand’Andonio”