L’AQUILA, I TEMPLARI, CELESTINO V E IL MISTERO DELLA PIANTA DI GERUSALEMME

33431_ppl
 

                                                       Veritas Vos Liberat “la verità vi rende liberi”

Sul segreto dei Templari si sono fatte molte ipotesi e nessuna, fino ad oggi, si è rivelata realistica di certo c’è che la forte presenza in Italia dei poveri Cavalieri di Cristo sta ad indicare un interesse particolare per l’Ordine che fu distrutto per volere del re francese Filippo il Bello e del Papa (fantoccio) Clemente V. Interesse che si intreccia con la storia de L’Aquila e del Papa Celestino V. Secondo la vulgata, i Templari nascosero parti dei loro tesori in diversi luoghi segreti sparsi in Europa (e non solo), alcuni dei quali si trovano in Italia. L’Aquila sarebbe uno di questi e del resto le tracce del passaggio dei Templari nell’attuale capoluogo abruzzese è evidente e significativa. Dopo la prima Crociata (1096), molti dei cavalieri tornarono in Europa, lasciando la Terra Santa nelle mani dei predoni. Nel 1099 Ugo di Payns, insieme al suo compagno d’armi Goffredo di Saint-Omer e ad altri sette cavalieri raggiunsero Gerusalemme divenendo custodi del Sepolcro di Gesù, e dando inizio ad uno dei più antichi ordini religiosi cavarellereschi cristiani, quello dei Pauperes commilitones Christi templique Salomonis (Poveri Compagni d’armi di Cristo e del Tempio di Salomone), meglio noti come Cavalieri templari o semplicemente Templari. Ma il vero compito di questi uomini andava ben oltre la protezione dei pellegrini europei giunti in Terra Santa, essi infatti si dedicarono alla ricerca dei tesori del Tempio di Gerusalemme, reliquie dai poteri immensi, andate perdute nel corso dei secoli. E’ in questo modo che i Templari entrarono in possesso di oggetti e documenti importanti, che si impegnarono a custodire e tramandare in segreto. Arriviamo così in uno dei luoghi dove i Templari nascosero parti dei loro tesori ” l’Aquila ” .

La chiesa di S.Maria Ad Criptas a Fossa
La chiesa di S.Maria Ad Criptas a Fossa

Nella chiesa di “S.Maria Ad Criptas costruita nel tredicesimo secolo d.C. nel paesino chiamato Fossa (in provincia dell’Aquila), possiamo trovare tracce molto evidenti del passaggio dei Templari. Negli affreschi di questo edificio religioso troviamo raffigurate la “Crocifissione”, la “Flagellazione” e la “Deposizione di Gesù” che hanno molti elementi in comune con la “Sacra Sindone”. L’immagine di Gesù, infatti, ha il “pollice piegato verso il palmo della mano destra” dettaglio che sembra ripetersi in quasi tutte le raffigurazioni all’interno della chiesetta. Nelle raffigurazioni poco più in basso, poi, possiamo vedere le immagini di “S. Giorgio” e di “S. Martino” con elementi che ricordano la divisa tipica dei Templari. L’immagine di Gesù è molto più alta rispetto alle raffigurazioni in altre chiese; la posizione della testa, del tronco e dei piedi, sembrano combaciare con la Sindone. Nei pressi del paesino di Fossa (più precisamente a Loreto) troviamo un’altra chiesa: il cosiddetto “Santuario della Madonna Nera”, nel quale è stata impiantata quella che si presuppone essere la “Casa di Maria” trasportata in loco da angeli bianchi che avrebbero avuto le stesse vesti dei Templari, i quali avrebbero trasportato via mare l’edificio come una delle ultime missioni da loro compiute. Lo sbarco sarebbe avvenuto, molto probabilmente, nel Porto di Recanati, altro “Porto Templare”.

La Madonna nera di Loreto
La Madonna nera di Loreto

Questo, che sembrerebbe, un mitico racconto è avvalorato da alcuni ritrovamenti di croci che erano state composte con dei piccoli pezzi di stoffa rossa, materiale, in sostanza, usato per realizzare, proprio, le croci delle divise templari. La cosiddetta casa di Maria, è necessario ricordarlo, sempre se le fonti storiografiche affermino il vero, è stata ricostruita usando il medesimo materiale con cui era composta a Gerusalemme; l’edificio, in poche parole, è stato smontato e poi rimontato all’interno della suddetta “Chiesa di Loreto”. La città dell’Aquila si trova, a soltanto a pochi chilometri, da questi due “luoghi carichi di mistero”. Il principale mistero, espressamente legato, sia all’ Aquila, sia alla storia dei Templari, è individuabile nella cosiddetta “pianta catastale” dell’antica città abruzzese. La mappa catastale dell’Aquila, infatti, è per cosi dire, l’immagine speculare dello stesso tipo di rappresentazione cartografica dell’antica Gerusalemme. Tutto ciò, significa forse, che i Templari, costruirono L’Aquila, per celare qualche “tesoro segreto” ritrovato a Gerusalemme?

La mappa catastale dell'Aquila sembrerebbe l’immagine speculare dello stesso tipo di rappresentazione cartografica dell’ antica Gerusalemme.
La mappa catastale dell’Aquila sembrerebbe l’immagine speculare dello stesso tipo di rappresentazione cartografica dell’ antica Gerusalemme.

Quest’interessante ipotesi, secondo gli esperti, è suffragata da forti Indizi, le  analogie tra l’Aquila e Gerusalemme sono infatti molteplici: la pianta delle due città e il numero 99 L’Aquila sarebbe stata costruita nel 1200 sulla stessa pianta di Gerusalemme, la città in cui si trovava il Tempio di Re Salomone, custode di un immenso tesoro. Due città uguali costruite per tramandare e proteggere un segreto simile, lo stesso tesoro? Ma le “coincidenze” non sono finite;  come evidenziano studi recenti pubblicati da Luca Ceccarelli e Paolo Cautilli,  le due città sorgono su colline, l’Aquila a 721 m. s.l.m., Gerusalemme a 750 m. s.l.m. Ponendo a confronto le mappe del centro storico delle due città, si ottiene una sovrapposizione alquanto precisa, che vede corrispondere il Sud de l’Aquila al Nord di Gerusalemme. Sin dall’ epoca dei romani, Gerusalemme era divisa in quattro quartieri che oggi sono quello cristiano, quello musulmano, quello ebraico e quello armeno. Anche l’Aquila è divisa in quattro quarti, una divisione del tutto originale per le città dell’epoca. La disposizione dei rispettivi fiumi, Cedron e Alterno, che fiancheggiano le due città sembra identica. Molte anche le similitudini tra due importanti costruzioni: la piscina di Silo a Gerusalemme, e la fontana delle 99 cannelle, entrambe opere di ingegneria idraulica adiacenti ad una porta muraria costruite nella parte più bassa della città.

La fontana delle 99 cannelle
La fontana delle 99 cannelle

Lo stesso numero 99 che così tante volte ricorre nella storia de l’Aquila, è ricco di rimandi al mondo cristiano e alla città di Gerusalemme. 99 sono le lampade ad olio che bruciano ininterrottamente, notte e giorno nelle grotte vaticane, dove sono ospitate le tombe dei Papi. 9 erano i Templari che scavarono per 9 anni nel Tempio di Salomone. E la stanza segreta in cui si supponeva fosse l’Arca dell’Alleanza misurava 9 x 9 m. L’ordine dei Templari fu istituito nel 1099. 99.16 è il numero delle lunazioni che si verificano nel corso di 8 anni alla latitudine de l’Aquila. Le coordinate geografiche della città sono: latitudine 42”21’ (la cui somma 4+2+2+1= 9), longitudine 13”23’ (somma 1+3+2+3= 9). Gerusalemme ha come numero 66, il valore numerico corrispondente alla parola Dio. L’Aquila, è la sua copia occidentale, progettata con i punti cardinali topograficamente invertiti, così come invertendo 66 si ha 99. Sempre nella topografia delle due città si osservano delle corrispondenze davvero singolari: il Monte del Tempio a Nord di Gerusalemme rispecchia la posizione a Sud della Chiesa di Santa Giusta a l’Aquila, così come speculari sono le collocazioni dell’aquilana Basilica di Collemaggio voluta e costruita da Celestino V e del Monte degli Ulivi di Gerusalemme.

Papa Celestino V e l’edificazione della Basilica di S.Maria di Collemaggio

Pietro da Morrone
Pietro da Morrone

Il 4 aprile del 1292 moriva Papa Niccolò IV, in un periodo di forte crisi della Chiesa a causa del nepotismo e della simonia (la vendita delle cariche ecclesiastiche), tanto che passarono più di due anni per la nomina del nuovo Papa. La scelta cadde su Pietro da Morrone, che il 5 luglio 1294 fu incoronato Papa Celestino V, all’età di 74 anni. Per molti, le ragioni che portarono alla sua elezione, erano legate proprio alla veneranda età del Pontefice, e alla sua presunta malleabilità, caratteristica che però fu presto smentita dalle sue scelte e dalla fermezza delle sue decisioni. Ma cosa lega Papa Celestino V al cosiddetto “mistero” dei Templari? Nato vicino ad Isernia, nel 1210, Pietro da Morrone – futuro Papa Celestino V – entra giovanissimo in convento. Divenuto frate benedettino, si rifugia presto sul Morrone per vivere da eremita e fondare la Congregazione dei poveri eremiti morronesi. Nel 1274 per difendere la sua Congregazione dallo scioglimento, decide di andare fino a Lione dove sta per svolgersi il Concilio voluto da Papa Gregorio X. Un viaggio duro, 1000 km in pieno inverno, che forgia e segna per sempre la sua vita. E’ qui infatti che Pietro da Morrone incontra i Templari, soggiornando per due mesi in una loro maggione che poi diverrà convento celestiniano. Sotto lo stesso tetto, c’era il gran maestro Giacomo di Bejau. Probabilmente furono gli stessi Cavalieri Templari ad introdurre Pietro da Morrone al Papa Gregorio X, il quale rimase così ammaliato dalla spiritualità dell’eremita, da concedergli la Bolla di conferma dell’Ordine 46 giorni prima che il Concilio iniziasse. E sembra che fu proprio in quest’occasione che i Templari strinsero un forte rapporto di fiducia con il futuro Papa Celestino V, un rapporto tale che li convinse ad affidare a lui la custodia di un tesoro unico per il quale un tempo era stata costruita persino una città.

Basilica di Collemaggio
Basilica di Collemaggio

Durante il suo rientro da Lione, lo stesso Pietro da Morrone racconta di aver incontrato un cavaliere, un angelo che lo avrebbe protetto. In un raro affresco, interdetto al pubblico nella Basilica di Collemaggio, compaiono proprio Celestino e l’angelo, con uno stemma, la croce rossa dei Templari. Sulla via del ritorno dalla Francia, nel luglio 1274 Pietro si ferma a l’Aquila. Durante un sonno ristoratore racconta di aver visto La Madonna la quale, in segno di riconoscimento per le grazie ricevute a Lione, gli chiede di costruire, proprio lì a l’Aquila, un Santuario a lei dedicato. Pietro contatta allora subito il vescovo de l’Aquila, Niccolò da Sinistro per la costruzione di un monastero e di un’imponente abbazia. Forse il sogno della Madonna è solo una leggenda, ma sta di fatto che in poco tempo Pietro trova le risorse e i progetti per edificare la propria basilica. Nell’agosto 1288, la Chiesa di S. Maria in Collemaggio è consacrata, fatto straordinario se si pensa che sia stato un eremita senza esperienza a guidare la realizzazione di un’opera così maestosa. E’ per questo motivo che molti credono che siano stati i Templari ad intervenire con i loro maestri d’opera e le loro conoscenze. Sembra infatti che essi avessero rinvenuto, nelle rovine del tempio di Gerusalemme, documenti relativi alle leggi divine dei numeri, dei pesi e delle misure, che avrebbero fornito solo ai fidati maestri costruttori di cattedrali. Le cattedrali gotiche, che iniziarono a fiorire proprio nel 1128, l’anno di ufficializzazione dell’Ordine dei Templari, rappresentano dei veri e propri libri di pietra, ricchi di simboli, codici e conoscenze che solo agli iniziati è dato di comprendere. L’influenza templare è d’altronde chiara e visibile nella basilica: nelle forme ottagonali che ricorrono e nei suoi due colori, espressione del dualismo cosmico rappresentato dai due cavalieri su un solo cavallo del loro sigillo.

L'eremo di Sant'Onofrio
L’eremo di Sant’Onofrio

L’elezione di Papa Celestino V Nel 1293 Frà Pietro si ritira sull’eremo di Sant’Onofrio sperando di vivere in solitudine. L’anno seguente però, viene raggiunto da Carlo d’Angio’ re di Napoli, preoccupato per la situazione di stallo della Chiesa che da due anni mancava di eleggere un nuovo Papa. Su richiesta del re, Pietro scrive allora una lettera di esortazione ai padri conciliari che il 5 luglio 1294 lo eleggono Capo della Chiesa Cattolica. Il 22 luglio, la notizia raggiunge l’interessato che, si racconta, manifesta come prima reazione l’istinto di fuggire, e solo dopo una lunga meditazione in preghiera decide di accettare la nomina a Papa Celestino V, scegliendo però di non recarsi mai a Roma. Il 24 luglio parte dall’abbazia di Santo Spirito, a cavallo di un asinello, accompagnato dal re di Napoli e da suo figlio Carlo Martello, re d’Ungheria, per giungere dopo 3 giorni a l’Aquila dove, sul piazzale della Basilica di Collemaggio, viene incoronato Papa. Come primo atto, istituisce la Perdonanza ossia la remissione dinanzi a Dio della pena temporale dei peccati: chiunque si sarebbe recato nella Basilica di Collemaggio in agosto, dai vespri del 28 al 29 giorno della sua elezione, avrebbe ricevuto il perdono dei peccati. Ma Celestino, che non era affatto ingenuo, affida la bolla del Perdono alle autorità comunali sottraendola all’autorità ecclesiastica, tanto che ancora oggi è il sindaco della città a doverla leggere. Sulla scia della Perdonanza celestiniana, il suo successore, Papa Bonifacio VIII, istituirà il primo Giubileo della storia. Per molti, come scrisse lo stesso Dante “per viltade fece il gran rifiuto”, ma per molti altri invece, Frà Pietro aveva un compito più importante dello stesso papato. Appena 3 giorni prima, il 10 luglio,  era stato completato il trasporto della casa di Maria a Loreto, e per alcuni, la Basilica di Collemaggio, faceva parte di uno stesso disegno: la costruzione di cassaforti di pietra a custodia dei tesori dei Templari.

Lasciato il papato, Celestino V torna sul Morrone, dove però è costretto prima a nascondersi e poi a fuggire, per sottrarsi agli ordini del nuovo Papa Bonifacio VIII che lo manda al confino nella rocca di Fumone, in una piccola cella, sottoposto ad una carcerazione terribilmente dura. E il 19 maggio del 1296 quando il vecchio Papa eremita muore, per cause ancora sconosciute, per venire poi sepolto nella Basilica di Collemaggio. L’ipotesi dell’assassinio del Papa, denunciata dall’Abate Generale della Congregazione dei Celestini nel 1630, rimane ancora oggi dubbia, sebbene rinnegata dalla Chiesa. Ad aggiungere mistero, quando nel 1988 vennero trafugate le spoglie di Celestino, e che per circa 24 ore, furono in balia di sconosciuti che le fecero poi ritrovare nel cimitero di Rocca Passa, in provincia di Rieti. Altro episodio oscuro, fu la ricognizione chimico-tossicologica dei resti subito dopo disposta dalle autorità ecclesiastiche, di cui però non rimane traccia, come ha ammesso anche il vescovo dell’Aquila. Recenti scavi, hanno scoperto delle mura nel piano inferiore della Basilica, che testimonierebbero la presenza di stanze sotterranee segrete, in cui sarebbero custodite preziose reliquie: una spina della corona di Gesù, e l’indice della mano destra di San Giovanni Battista. A conferma, il documento Schiffman del 1775, che elenca le reliquie in mano ai Templari, pone al primo posto, come massima reliquia della Cristianità, l’indice della mano destra di San Giovanni Battista, donata all’ordine dei Templari da Re Baldovino di Gerusalemme. Per riassumere, nel 1274 Gregorio X indice il Concilio per ridurre gli ordini, e i Templari temono l’unificazione con gli Ospedalieri. Nel 1307 Filippo il Bello cancella i Templari, accusandoli di eresia attraverso un processo pilotato. I Templari, consapevoli del pericolo, avrebbero affidato a Celestino V le loro preziose reliquie, che sarebbero poi state custodite in una città fortezza come l’Aquila. É per questa ragione, che Celestino avrebbe abbandonato il Papato, per occuparsi di una missione per lui ancora più importante. Ma quale sarebbe questo segreto? Forse il mitico tesoro del Tempio del Re Salomone…non ci sono tracce certe, ma solo una chiara, visibile indicazione proprio sulla tomba del Papa: lo stemma del Re Salomone.

Fonti :

caffenews.it

abruzzopedia.com

iviagginellastoria.it