L’ABRUZZO E LA TRANSUMANZA DELLE API

 

“Quando l’ape scomparirà, l’uomo non avrà più di quattro anni da vivere”.

Albert Einstein (attribuita)

Il miele è un alimento antichissimo, pensate che si ritiene venisse prodotto già dodicimila anni fa. Ciò è testimoniato da antiche pitture rupestri che ci raccontano che in epoca preistorica, l’uomo praticava già la raccolta del miele. Infatti, a Valencia, in Spagna, all’interno della «cueva de la Araña» (la grotta del ragno), vi è un’antica pittura in cui si vede un uomo appeso a delle liane che porta un paniere per contenere la raccolta, con la mano infilata in un tronco d’albero alla ricerca del favo di miele.
Le api esistono sulla terra da 4 milioni di anni, e sempre i reperti fossili ci mostrano che il loro aspetto non è mai mutato, grazie alla straordinaria capacità di adattamento di questi splendidi insetti. Il loro contributo quali impollinatori e indicatori biologici dell’ambiente, le collega direttamente alla nostra stessa vita. Le api infatti ci mostrano lo stato di salute dell’ambiente dove viviamo.

      Ph Area Parchi

La riduzione del numero di api, derivante da colture intensive, dai pesticidi,dagli OGM, dall’inquinamento e non da ultimo dal surriscaldamento globale, stanno mettendo a serio rischio l’intero ecosistema. Da anni ormai, gli scienziati cercano di fare i conti con quello che potrebbe essere un problema globale derivante dall’estinzione delle api. E dal momento che non c’è una presa di coscienza collettiva su un tema così serio, i governi del mondo, anziché agire sulle cause della moria delle api, cercano soluzioni “alternative” al loro ruolo di impollinatrici. Una di queste soluzioni è “l’ape robot”. Si, avete letto bene, “api robot”  che verranno impiegate inizialmente all’interno di serre, e se un giorno le api dovessero estinguersi, tale innovazione tecnologica verrà estesa anche alle piante selvatiche.

Ovviamente noi auspichiamo ad un ritorno degli uomini ad un ambiente sano e pulito, dove non ci sarà alcun bisogno di api robot, ma solo di persone consapevoli.
In Abruzzo viene prodotto circa il 15% del miele italiano di qualità, gran parte del quale viene prodotto a Tornareccio, un antico borgo di circa duemila persone, in provincia di Chieti. Altri produttori di qualità si trovano a Pescina, in provincia dell’Aquila, e altri a Roccascalegna, sempre in provincia di Chieti. Altri produttori possiamo trovarli a Barisciano, a Campli, a Guardiagrele, a Ortona dei Marsi ecc.
Se le coltivazioni di api sono molto simili tra di loro, seppur ogni miele abbia poi il suo gusto e la sua “storia”, le apicolture di Tornareccio, sono però quelle che più simbolicamente rappresentano l’Abruzzo e la transumanza.

Apicoltori

Infatti, la tecnica usata per la produzione di miele in questo piccolo borgo del chietino, è quella nomadistica. “Risale agli anni ’60, il periodo in cui gli apicoltori della zona iniziarono a “migrare” alla ricerca di piantagioni fuori il territorio regionale. Le prime destinazioni furono Gubbio e l’Umbria in generale, poi Latina, arrivando infine al sud Italia. “In Tornareccio dopo i festeggiamenti della Madonna del Carmine il 16 luglio, partivano colonne di automezzi di apicoltori, che portavano le arnie, le attrezzature, il cibo, per trovare i terreni di allevamento per tutto l’anno delle sue arnie.” (1*)
Ed è proprio in questi giorni che ha inizio, come ogni anno, la cosiddetta “transumanza delle api”, che da Tornareccio migrano alla volta della Puglia, in mezzo ai fiori di ciliegi.
Non solo pecore, quindi, ma anche api, miliardi di api in viaggio dall’Abruzzo verso la terra dei “fratelli” pugliesi e calabresi.
La tecnica del nomadismo, o transumanza, viene utilizzata sia per aumentare la quantità di produzione e per ottenere miele monoflora, ovvero miele proveniente da uno specifico esemplare di pianta. “Una volta individuata la zona dove abbondano gli esemplari di una specie a copiosa fioritura, gli apicoltori vi portano gli alveari, e lasciano che le api vi raccolgano il nettare in un tempo breve (ma intenso).”(2*)


La produzione di miele di qualità, richiede infatti grandi quantità di fiori, e ambienti privi di pesticidi, cosa non facile se si pensa a quanto descritto all’inizio dell’articolo.
Oggi più che mai è importante imparare a conoscere il mondo che ci circonda, a partire dalla provenienza del cibo, che troppo facilmente diamo per scontato senza avere consapevolezza del lavoro che c’è dietro.
Insegnare ai nostri figli come il miele, e il cibo in genere arrivi nelle nostre tavole, è un modo per far apprezzare l’ambiente e ciò che ci circonda.
La moria delle api, è purtroppo un problema serio, ma noi abbiamo la possibilità di invertire la rotta, ristabilendo quella “comunicazione” profonda tra l’uomo e la Natura.

 

Rossella Tirimacco

 

Citazioni e fonti

 

Ansa

1* wikipedia

2* pianteinviaggio.it