Spulciando negli archivi storici diocesani come quelli di Stato di Chieti L’Aquila e Napoli, due ricercatori hanno ricostruito fatti, trascritto testimonianze, recuperato atti processuali: dando nome e cognome alle streghe e ai maghi dell’epoca, nonché ai loro persecutori. “In Abruzzo- avvertono i due autori –non operano tribunali inquisitoriali. Furono pertanto i vescovi ad intervenire nei confronti delle stregonerie, delle angherie e dei sortilegi, spesso agendo in modo autonomo, ma a volte, nei casi più delicati, sotto la direzione della Congregazione romana del S. Uffizio”. Il primo rogo multiplo fu quello di Penne, nel 1584. Un lungo processo per stregoneria, sollecitato dalla dispotica Margherita d’Austria, figlia dell’imperatore Carlo V e moglie del duca di Parma Ottavio Farnese. E’ proprio in alcune lettere al vescovo scritte da Margherita, feudataria anche in questo lembo d’Abruzzo, che si fa accenno ai “diavoli di Penne”:
Testi tratti da:
“Le superstizioni degli Abruzzesi” di Emiliano Giancristofaro-Opuscolo informativo“Streghe: dramma, emozione, turbamento in un mondo che ci appartiene”di Franco Di Silveri