IL CASTELLO CHE NON C’È PIÙ: IL CASTELLO DI ORSA DI PRATOLA PELIGNA

 

La storia del Castello di Orsa (Castrum Ursae)

C’era una volta un castello ed ora… non c’è più. Però sono ancora visibili i ruderi di quello che era Castel dell’Orsa.
Su una prominenza minore del Morrone, il sacro Monte di Celestino V, sul monte Orsa, sorgeva un Borgo. Esso nacque probabilmente intorno al secolo XI come residenza e successivamente fu munito di cinte murarie e castello.
Certamente le pendici del Morrone furono abitate da pastori e contadini già dall’epoca Peligna e successivamente romana. Dopo la caduta dell’Impero Romano, il territorio fu interessato dalle conquiste dei popoli del Nord. La posizione del sito era ottima per difendersi dalle invasioni e scorribande di ogni genere.

I ruderi fotografati dal basso…

Il Borgo di Orsa fu interessato al processo di “incastellamento” intorno all’anno mille. Questo processo fu determinato dalle società meno popolose e lontane dai centri più popolosi che erano più organizzati sulle strutture difensive. Pertanto il borgo fu fortificato per far fronte alle scorribande del tempo. Fu munito di torri e recinzioni ed acquisì l’aspetto di “Castello recinto” come quello di Roccacasale e di altri simili nella provincia.
Le sue muraglia si intravedono lungo il pendio alla cui sommità sono i muri superstiti di una torre (si sa che nel 1426 erano due ancora in piedi).

Ciò che rimane della torre…

Una storia approfondita del Castello di Orsa è riportata nella relazione “La storia del Castello di Orsa (Castrum Ursae)” di Vincenzo Pizzoferrato.
Non è ancora chiaro il motivo per cui il Castello di Orsa e il Borgo furono abbandonati.
Il Pizzoferrato cita lo storico sulmonese De Mattheis il quale riferisce che la distruzione avvenne a séguito delle lotte tra le famiglie dei Quatrari e dei Merlini.

Un pezzo del vecchio muro di recinzione…

I motivi della faida possono farsi risalire alle tensioni che si crearono nel Regno dopo la morte di Roberto d’Angiò. Essendo i Quatrari sostenitori della regina Giovanna, dopo la sua scomunica da parte di Urbano VI e il passaggio della corona a Carlo III di Durazzo, persero la guida della città (Sulmona) sostituiti appunto dalla famiglia dei Merlini.

Sul pianoro ci sono tavoli e panche per i pic nic, ma non deve essere molto trafficato…

 

Neanche l’allontanamento dei membri delle due famiglie – compresi gli appartenenti al mondo ecclesiastico, allontanamento richiesto esplicitamente dalla città a Ferdinando d’Aragona – servì a riportare tranquillità. (“Gli insediamenti dell’Osservanza motoristica nella penisola italiana (sec. XIV-XV)” a cura di Letizia Pellegrini e Gian Maria Voramini – pag. 278). Il Castello di Orsa fu feudo dei nobili sulmonese Quatrario e fu incendiato dai Merlino nel 1329, durante la faida tra le due famiglie.

Val la pena venire fin qui. Lo spettacolo che si gode è davvero magico…

Lo stesso storico richiama anche un’antica tradizione che addosso’ la colpa dell’abbandono di Orsa ad una “grande moltitudine di formiche”. La leggenda delle formiche distruttivi di paesi e castelli è molto diffusa in Abruzzo, noi ne avevamo parlato tempo addietro, riportando la storia di un paesino del teramano “Cerqueto”. Dunque,  non solo Orsa fu “un paese distrutto dalle formiche “ come dichiarava Antonio Di Nino in un suo saggio del 1886 dal titolo “Ovidio nella tradizione popolare di Sulmona”, ma anche l’antico abitato di Tibbla di Crognaleto (TE), l’antica Carpineti di Carpineto Sinello, nell’Alto Vastese. “La stessa sorte è toccata ad un piccolo insediamento non lungi da Quadri (CH), i cui abitanti, come narra una leggenda da noi raccolta in tale località del Sangro, avvertiti in tempo dalle fondamenta delle case che cominciavano a sgretolarsi, fecero appena in tempo ad abbandonare il centro abitato ed a salvarsi dall’imminente catastrofe.” (da “Leggende abruzzesi sulle formiche distruttrici di paesi” di Franco Cercone su http://www.abruzzopopolare.it).

Tappeti di ciclamini…

Il Pizzoferrato, nella sua relazione menzionata, riferisce che Orsa fu abbandonata anche per altre cause:
• Il Castello aveva perso la sua vecchia funzione militare e di controllo del territorio, ormai superata con l’introduzione di nuove armi da combattimento e a seguito, anche, di una certa stabilità del regno;
• La posizione del Castello, la difficile conformazione plano-altimetrica dell’impianto e, probabilmente, la scarsità di acqua potabile, spinsero gli abitanti ad insediarsi più a valle, nella estesa zona pedemontana pianeggiante e piena di sorgenti, oggi occupata di nuclei abitativi dii
• Bagnaturo, S. Pietro, Villa Giovina, Badia, Case Lupi, ecc.;
• I violenti terremoti del 1349, 1454 e 1456 avevano semidistrutto i fabbricati già vecchi e danneggiati dalle violenti liti tra i feudatari.

Poco prima di arrivare alle rovine, seguendo il sentiero è possibile ammirare una grotta (e di cui vi parleremo prossimamente)

Il castello dell’Orsa è un pezzo di storia importante della Valle Peligna, un pezzo di storia ormai sepolto in un territorio dove la natura si è riappropriata dei propri spazi. Oltre che pochi ruderi, non resta granché di quello che un tempo era un grande castello. Spine e rovi, sembrano quasi  proteggere quel mondo scomparso, tenendo lontani gli ignari visitatori.

Da qui si domina tutta la vallata…

 

La storia del castello è poco conosciuta, la sua memoria è stata quasi sepolta al mondo odierno, ma quei pochi ruderi parlano ancora a quanti vorranno conoscere la sua leggenda e la sua storia.

Il sito è raggiungibile seguendo il sentiero per famiglie n.18 che inizia dal circolo ippico Contrada Orsa nel comune di Pratola Peligna. (difficoltà media, consigliato solo se si è almeno un po’ allenati- tempo di percorrenza 60′)

Oppure: seguendo la strada sterrata che dal Bagnaturo porta al colle delle Vacche

 

Antonio La Civita

Foto: Abruzzo Forte e Gentile