IL CAMPO DI CONCENTRAMENTO N. 78 DI SULMONA (VIDEO)

Le tre studentesse del liceo G.Vico di Sulmona, autrici del video “Campo 78, Resistenza Umanitaria”

Teresa, Federica e Loredana sono tre giovani studentesse di liceo che tempo fa ci hanno contattati e ci hanno consegnato un loro lavoro. Si tratta di un video, nato dalla visita a campo 78 di Sulmona. Un giorno, durante l’anno scolastico 2017-18, la loro insegnante di lettere, Maria Rosa Ferrusi, per il progetto di alternanza scuola-lavoro, porta tutta la classe in visita al campo 78. La visita campo di prigionia, scuote le tre ragazze, e dal semplice “compito”, ne nasce invece un breve video di una straordinaria bellezza e dal forte impatto emotivo. Le ragazze non sono delle esperte, ma con la tecnologia a loro disposizione sono riuscite a ricavarne un buon lavoro. Il merito va soprattutto ad un’insegnante che è riuscita a coinvolgere i propri alunni, facendo vivere loro “la storia”. Negli ultimi anni il nostro sistema scolastico, purtroppo, ha subito diversi “colpi”, siamo così presi dalle brutte notizie che il buono non riusciamo nemmeno più a vederlo. Questa delle ragazze, è solo una sono piccola storia, ma noi sappiamo che la vita stessa è fatta di tante piccole storie. Storie di gente comune, storie di piccole e grandi persone, di ogni ceto, colore, religione ed estrazione sociale, persone che con le loro esperienze scrivono, come noi tutti, ogni giorno il grande “libro dell’umanità”.

E le ragazze ci raccontano con la loro storia, un pezzo dell’umanità, forse la più feroce, tanto che alla fine del filmato si chiedono: “Campo 78 non può essere descritto… Campo 78 va vissuto attraverso la voce del passato. Arriverà quel giorno che gli uomini si ricorderanno di essere fratelli?”

Noi di Abruzzo Forte e Gentile non possiamo che essere d’accordo con loro…

A seguito del video l’articolo di Antonio La Civita “Campo 78”

Campo 78 visto da Teresa Tirimacco, Loredana Pepa, Federica D’Aniello

 

CAMPO 78

di Antonio La Civita

Nel 1916, nel mezzo della Prima Guerra Mondiale, ci si accorse che vecchi monasteri e altre strutture non sarebbero bastate a custodire i prigionieri di una guerra che non accennava a terminare.

Allora si decise di costruire diversi campi di prigionia. Il 20 gennaio del 1916, a Sulmona, in località Fonte d’Amore, iniziò la costruzione per il concentramento dei prigionieri di guerra. Dei 108 luoghi di internamento sparsi in tutta Italia, a quello di Sulmona fu assegnato il numero 78.

Il campo 78 visto dall’alto (foto d’epoca)

Esso risultò essere, per estensione, capienza e funzioni, tra i più importanti d’Italia. Il campo avrebbe potuto ospitare fino a diecimila prigionieri e oltre un migliaio di soldati italiani addetti ai servizi guardia.

Questo campo ospitò prigionieri magiari che furono utilizzati per il rimboschimento del Monte Morrone e per la riedificazione dei pozzi di epoca borbonica per alimentare d’acqua potabile l’ex Abbazia Celestiniana e le abitazioni circostanti.

I prigionieri erano costretti a dormire su pagliericci appena sollevati da terra, esposti ad ogni sorta di malattia. Infatti la “febbre spagnola” ne uccise oltre 300. Nel cimitero di Sulmona c’è un monumento ossario dove sono sepolti i prigionieri deceduti a causa della “spagnola”.

Il campo n. 78 fu utilizzato anche durante la Seconda Guerra Mondiale. Nel campo furono detenuti migliaia di prigionieri inglesi e del Commonwealth catturati dal Regio Esercito Italiano essenzialmente in Africa Settentrionale, Libia ed Egitto tra il 1940 e il 1943.

Monumento ossario in onore dei prigionieri austro-ungarici della 1° guerra mondiale, deceduti a causa della febbre spagnola.

Le condizioni di vita erano leggermente migliori di quelle dei prigionieri della Prima Guerra Mondiale. Le baracche furono dotate di letti a castello. I prigionieri inglesi adottarono delle leggi per la convivenza, come per l’uso delle docce e per le pulizie. Pertanto non vi erano risse tra loro, come invece accadeva nelle poche baracche destinate ai prigionieri di origine slava.

Disegni eseguiti dai prigionieri all’interno delle baracche

Alla notizia dell’armistizio dell’8 settembre 1943, il comando italiano si trova né dubbio se liberare i prigionieri, ora divenuti alleati, o consegnarli ai tedeschi. Il servizio di vigilanza fu allentato e molti prigionieri fuggirono. Si rifugiarono sul Monte Morrone o nei paesi della Valle Peligna, dove furono aiutati dalle popolazioni. I tedeschi subentrarono agli italiani nella sorveglianza del campo e subito cominciarono i rastrellamenti e le persecuzioni nei confronti delle popolazioni che aiutavano i prigionieri.

L’interno del campo- Foto d’epoca

Per questo alla Città di Sulmona è stata conferita la medaglia d’argento al valor militare con questa motivazione:“Con integra fede negli ideali della Patria, con la fierezza delle genti peligne, con spirito di sacrificio, storico retaggio delle generazioni passate, temperate dal lavoro, dalla sofferenza e dal senso del dovere; con assoluto sprezzo del pericolo i suoi figli di ogni età e ceto sociale, reagendo per circa dieci mesi all’occupazione nazista, alle fucilazione, alle devastazioni, ai rastrellamenti ed alle deportazioni, scrissero una pagina gloriosa sulla Resistenza e contribuirono a ristabilire i valori della democrazia e della libertà. La città di Sulmona, con l’apporto eccezionale del Comune di Campo di Giove, ed in fraterna collaborazione con gli abitante della “Conca di Sulmona”, ebbe a prestare notevole aiuto alle migliaia di prigionieri alleati, che, fuggiti dopo l’8 settembre 1943 dal locale campo di concentramento, furono posti in Salvo nonostante le più feroci rappresaglie dell’invasore, alimentando la fiaccola della solidarietà e della fraternità fra gli uomini di ogni razza e nazionalità. Sulmona, 27 agosto 1943 – 9 giugno 1944.”

Citazioni e fonti bibliografiche:

Benedetta Colella “Il campo di prigionia 78 di Fonte d’Amore a Sulmona”

Fonte d’Amore, un percorso ad anello alle falde del Morrone