FATTUCCHIERE, TALISMANI E MAGIA: IL “BREVE” NELLA TRADIZIONE POPOLARE

 

Nascere in terra abruzzese, per il futuro individuo, può rappresentare avere a che fare con un mondo “di mezzo” in eterna oscillazione tra passato e presente.
Antico, poiché tutto il bagaglio di antiche tradizioni fatte di magia, amuleti, fatture e mazzamurelli, sono sopravvissute ai secoli, e continuano ad essere presenti in una società dove gli smartphone, i tacchi a spillo, e i capelli con creste variopinte sono il nostro quotidiano.
In un mondo sempre più incerto, il passato e le nostre tradizioni, sono infatti il solo bagaglio di certezze con il quale ci muoviamo nel mondo.

Una specie di baule dove sono contenuti tutti i racconti e le storie raccontate da mamma, da papà, dai nonni, dagli zii, dai bisnonni… e così via. Storie che si sono tramandate di generazione in generazione, pratiche che abbiamo appreso, e modi di fare che abbiamo modellato.
La magia occupa un posto speciale nel bagaglio di un abruzzese, e lo è sin dalla nascita.
Non credo che esista un solo abruzzese che non abbia nella sua memoria storie o ricordi di malocchi, fatture, amuleti e sacchetti “speciali” dal nome “breve”.

 Brevi di protezione

Sembra un gioco di parole ma non lo è, perché è appunto del “breve” di cui voglio parlarvi.
Quando ero piccina ricordo che mia madre soleva mettermi un sacchetto impuntato alla canottiera con una spilla. Non avevo idea di cosa fosse, ma se mia madre diceva che dovevo portarlo, per me andava bene così.
Tempo dopo nacquero i miei due fratelli gemelli, io avevo circa cinque anni, e ricordo chiaramente un sacchettino simile, di colore rosso, che veniva impuntato con una spilla d’oro sulla loro maglietta. Così decisi a chiedere alla mamma cosa fosse quello strano sacchetto. Lei mi rispose con molta dolcezza che era un oggetto per bambini e che serviva a proteggerli.
La risposta apparentemente mi lasciò soddisfatta, in realtà ero piena di domande.

 Uno scapolare religioso. molto simile al breve, anche se le caratteristiche sono diverse.

Una bambina di sei anni vede il mondo con altri occhi, e parole come “proteggere i bambini” aprono un mondo ai suoi occhi.
Innanzitutto, se c’è qualcosa che serve a proteggere, dev’è esserci qualcuno che potrebbe fare del male. Chi? -mi chiedevo. Sono domande sensate di una bimba che non vede il mondo con gli occhi di un adulto, ragion per cui, se la madre ti dice che un sacchetto serve a proteggerti, al volo comprendi che nel mondo ci sono tanti pericoli.
Passò un po’ di tempo e dimenticai la storia dei sacchetti, ormai ero “grande” e a sette anni non avevo di certo bisogno di quel piccolo cuscinetto che mi aveva accompagnata per un lungo periodo.
Passarono anni, ero una giovane donna quando mi imbattei di nuovo in questi sacchetti attraverso una “fattucchiera” incontrata per caso presentatami da un amico.


Secondo la donna infatti, qualcuno mi aveva fatto il malocchio, per tale ragione occorreva toglierlo, inoltre un “breve” mi sarebbe stato d’aiuto. Non sapevo cosa fosse il “breve”, solo quando la donna mi mostrò altri “prototipi” dell’oggetto, realizzai che il sacchettino che avevo indossato nella mia infanzia altri non era che appunto un “breve”.
Tale oggetto è essenzialmente costituito da una striscia di carta al cui interno vi è scritta una formula destinata a restar segreta. Nel caso venga violata, il talismano ne perderà il potere. Si tratta infatti di un amuleto della tradizione popolare le cui origini si perdono nel tempo. Secondo le testimonianze giunte fino ai giorni nostri, il breve era conosciuto già nell’Italia del tre-quattrocento. Sostanzialmente si tratta di un oggetto scaramantico, una sorta di “barriera contro il male” preparato ad arte da una “fattucchiera”, e non di rado dai cosiddetti “maghi” dell’epoca.
Le fattucchiere erano donne che avevano più saperi, ma soprattutto conoscevano bene le erbe e le loro proprietà, non solo dal punto di vista medicamentoso e officinale, ma anche dal punto di vista simbolico. Il loro scopo era quello di guarire e di curare chi ne aveva bisogno, e lo facevano attraverso rituali che contemplavano l’utilizzo di piante, erbe e minerali. Il “breve” era quindi uno di degli oggetti che si inserisce in quelle pratiche magico-religiose eseguite dalla figura del mago o della fattucchiera.

I brevi, naturalmente differivano da persona a persona, erano amuleti “personalizzati”. Il contenuto al loro interno variava a seconda del problema che l’individuo si trovava a dover affrontare. Le erbe, erano scelte con cura, ogni caso richiedeva una specifica erba, al cui potere terapeutico si aggiungeva l’elemento religioso con cui veniva poi caricato, come ad esempio la cera delle candele della candelora, e la polvere del ramo di ulivo della domenica delle Palme. Anche le formule scritte sul foglietto, non erano per uguali per tutti i brevi. Ovviamente si tratta sempre di preghiere, e in molti casi riportate sul foglio come formule o simboli, ad esempio croci, cerchi, stelle ecc. Nel caso di protezione dei bambini, in particolare dei neonati, non era insolito riempire il breve con del sale (oltre a tutto il resto), in quanto si riteneva che tale elemento avesse la capacità di allontanare le streghe, in particolare le arpie, gli esseri mitologici con la testa di donna e il corpo di uccello,  responsabili della sparizione dei tanti neonati, spariti nel nulla.

Ulisse Aldrovandi- Arpia- 1642

Dietro un piccolo sacchettino, c’è quindi un mondo, ci sono grandi storie del nostro passato, e ancora oggi molto presenti. Un sacchetto che è una parte delle nostre radici, della nostra storia “non scritta” ma tramandata attraverso la trasmissione orale da generazioni. Ancora oggi il breve è molto ricercato, anche se ha cambiato nome e forma.
Portafortuna e talismani, fatti di ciondoli, pietre, collane, e oggetti di vario tipo di cui oggi il mercato è saturo grazie al business consumistico che ne ha svilito l’essenza originaria, hanno tutti radici antichissime e sono impresse nella nostra memoria cellulare. Conoscere la loro storia, la loro provenienza e il loro “perché” è un modo per conoscere il nostro passato, e la nostra identità, chi siamo e da dove veniamo.
Conoscere la loro storia è un modo per “viaggiare nel tempo” e scoprire segreti che fanno parte della storia umana.

Rossella Tirimacco

Un ringraziamento a Gabriella Del Pinto, esperta di miti e tradizioni della cultura abruzzese per le informazioni sulla storia del breve.