MISTERI D’ABRUZZO: I BAMBINI SCOMPARSI E IL COLLE DELLE FATE, VERITÀ, O LEGGENDA?

 

Nascere in Abruzzo, significa avere un legame molto forte con la natura e con antiche tradizioni e riti; nascere in Abruzzo significa leggere la “storia” da antichi castelli, da eremi che si ergono su luoghi improbabili per l’uomo odierno, camminare tra vecchi ruderi e siti archeologici e sentire quel forte senso di appartenenza con ogni singola pietra, ma nascere in Abruzzo significa anche ricercare le leggende da una terra dove l’antica magia si percepisce ancora oggi tramandata dalla tradizione orale da intere generazioni…
Una leggenda si sa, non riporta prove “oggettive”, tutto si basa sul: “Si racconta, si dice, dicevano gli antichi, ecc.” tutto si basa su infinite testimonianze di “diretti discendenti” dei protagonisti dell’epoca in cui si svolsero i fatti.
Parlare con un anziano abruzzese, significa entrare in un mondo incantato, dove la linea che separa la leggenda dalla storia è così sottile… che la sensazione è quella di trovarsi in un luogo “senza tempo”, un mondo popolato da streghe e folletti, da orchi e fate, da draghi e gnomi… un mondo fantastico che rivive nelle fantasie popolari e di chiunque vada a caccia di misteri e leggende.
Sono cresciuta in un mondo dove le “vecchie storie” e relativi misteri, erano il pane quotidiano, molte volte pensavo che certi anziani avessero una fantasia un po’ troppo fervida, tanto era il pathos che mettevano nel raccontare storie così inquietanti, che i racconti di Lovecraft al paragone era roba da dilettanti! Ancora oggi, guardandomi intorno, mentre mi aggiro dentro antichi borghi e vecchi paesi, mi chiedo se non ci sia una parte di vero in tutti quei racconti… come la leggenda dei “bambini scomparsi” e poi miracolosamente riapparsi e il “Colle delle fate”.
Quanto sto per raccontarvi ha una fonte certa, la diretta protagonista è un’anziana signora, la quale giura sui propri figli dell’accaduto.
<< Era una notte d’inverno, uno di quegli inverni rigidi in cui per riscaldarti avevi solo l’alternativa di andare a letto e coprirti con pesanti coperte di lana. Fuori un vento fortissimo, sembrava stesse finendo il mondo, tanto faceva accapponare la pelle. Quella sera, io e mio marito avevamo mangiato prima, il nostro primo figlio, che allora aveva pochi mesi, si era appena addormentato. Così decidemmo di andare a letto. Ci addormentammo quasi subito con il piccolo che dormiva nel nostro letto, tra me e mio marito. Verso le quattro mi svegliai e subito notai che il bambino non era più nel letto. Svegliai mio marito, il piccolo non poteva essersi alzato da solo! Ci alzammo veloci cercando di capire cosa fosse accaduto, nella camera il bambino non c’era… e nemmeno in cucina, o almeno così sembrava. Ad un tratto sentii dei movimenti dall’interno del camino, mi avvicinai e vidi che mio figlio era li dentro. Qualcuno lo aveva avvolto in una coperta… sporca di sangue! Io ero terrorizzata, anche se nel vederlo sano e salvo, avevo tirato un sospiro di sollievo.
Sapevamo che non era la prima volta che fatti del genere si verificavano, altri bambini di altre famiglie, erano stati “spostati” dai loro letti e ritrovati in seguito, in altri posti della casa. Alcuni di loro,  vennero addirittura  ritrovati,  pieni di ferite e lividi.
All’epoca “si diceva” fossero le streghe a “spostare” i bambini… per ragioni “misteriose”.
Cercammo di dimenticare quella brutta storia, ma dopo circa un mese, di nuovo mio figlio venne rapito nel sonno, stavolta lo trovammo fuori casa, vicino alla catasta della legna. A quel punto cercammo di porre rimedio alla cosa e così ci recammo a Roccacasale da una vecchia “fattucchiara”* (fattucchiera). In giro “si diceva”, che grazie ai suoi sortilegi, la donna fosse in grado di proteggere mio figlio>>.
A questo punto va fatta una piccola precisazione: << Quanto descritto dalla donna è confermato da altri racconti, raccolti in giro da altri testimoni, mia madre compresa, i quali tutti, senza eccezione ricordano (se non direttamente, quanto per “sentito dire”) le “strane sparizioni” di bambini che si verificarono dagli inizi del ‘900 e che seguirono fino agli anni ’50.

 

Roccacasale

La “testimone” prosegue il suo racconto: << La fattucchiara di Roccacasale, viveva isolata da tutti, lei toglieva il malocchio utilizzando un rito che nessuna di noi donne iniziate conosceva, un rito che a suo dire non avrebbe mai insegnato ad anima viva, le sue conoscenze sarebbero morte con lei>>.
Anche qui occorre fare una precisazione: << E’ un fatto notorio che le donne abruzzesi (ma non solo) siano (o meglio “erano”, visto che lentamente la tradizione si va perdendo) esperte nell’arte di “togliere il malocchio”. Si tratta di un antico rituale di protezione che viene tramandato oralmente durante la vigilia di Natale, “alle sole donne” che intendono apprendere la pratica. L’apprendista infatti, quella notte dovrà recarsi dalla “fattucchiara” per imparare a memoria il rito, subito dopo dovrà recarsi in chiesa e ripetere il rituale. Non c’è da stupirsi quindi nella frase della testimone, circa un rito di cui nessuna iniziata fosse a conoscenza>>.
<< Io e mio marito ci recammo dalla donna portando con noi nostro figlio. Le spiegammo la situazione e questa ci rispose che il bambino andava protetto. Gli tolse quindi il malocchio con il suo rito, preparò un sacchetto con un nastro rosso e che il bimbo avrebbe dovuto portare sempre indosso, ci disse inoltre di mettere un paio di forbici “aperte” nel letto, sotto il materasso. Seguimmo i suoi consigli, da allora non ci furono più episodi di “sparizioni”.
A questo punto termina il racconto. Difficile per una persona “razionale” nata nell’epoca del wi-fi e della tecnologia usa e getta, credere a certe storie… che sanno tanto di fantasia. Ma è proprio così? Sono solo storie o c’è un fondo di verità?
Cercare e ricercare è sempre la soluzione migliore, soprattutto se sei consapevole che la “realtà” non è che un mero punto di vista.
Arriviamo così al Colle delle Fate, un’altura che si trova a circa quaranta minuti di cammino da Roccacasale. Secondo la leggenda, le Fate appartengono ad una specie di “terra di Mezzo”, un limbo tra cielo e terra, ed è per la loro natura, né demoni, né angeli che sono costrette a vivere in zone crepuscolari, come il colle a loro nome. Sempre secondo la leggenda, le fate venivano invitate ad un banchetto speciale per la nascita di ogni nuovo nascituro. Ed è infatti presso il Colle delle Fate che la “vecchia fattucchiara” della storia raccontata dalla testimone, passava gran parte della sua giornata.

 

Funghi disposti a cerchio: Secondo la leggenda, quando si trovano dei funghi disposti a cerchio, vuol dire che ci si trova in un “cerchio delle fate”. Qui, infatti le fate danzano ed è assolutamente vietato entrare nel cerchio o si attireranno le ire delle fate.

Ed è a questo punto che la leggenda sembra intrecciarsi con la fiaba di Rosaspina. La ricordate? Le fate vennero invitate dal re al banchetto di battesimo, per festeggiare la nascita della loro primogenita… una fata però non venne invitata, e questa, inferocita, lanciò il sortilegio di morte alla piccola Rosaspina.
Lo strano “banchetto” della leggenda, ha infatti parecchie similitudini con la fiaba… e che dire del sortilegio? Sembra quasi che storia e  fiaba abbiano la stessa matrice. E’ possibile che la vecchia fattucchiera che ha salvato il figlio della “testimone”,  in realtà, altri non fosse che l’ultima fata ( quella che ancora non aveva fatto il regalo alla piccola Rosaspina e intervenne “spezzando”  il sortilegio della fata che aveva lanciato l’incantesimo?) e che ancora continuava a proteggere i bambini dai malefici? Chissà…

Circa poi le “sparizioni e ricomparse”, se vogliamo avvicinarci in storie più recenti… basti pensare alle numerose persone che asseriscono di essere state rapite dagli “alieni” durante il sonno!
Eppure, ogni individuo crede fermamente alla propria storia… la testimone crede alle streghe, l’uomo del duemila agli alieni. Chi ha torto e chi ha ragione? Nessuno ed entrambi… forse. O forse la “realtà” non è che il rovescio della medaglia della leggenda… “i nostri pensieri creano e materializzano la realtà in cui crediamo”.

© Rossella Tirimacco

 

Il racconto è stato pubblicato nell’antologia “Storie Miti e Leggende in terra d’Abruzzo” patrocinata dalla regione Abruzzo