ABRUZZO, LA TERRA DI COLUI CHE “SE NE LAVÓ LE MANI”: PONZIO PILATO

 

Antonio Ciseri “Ecce Homo” (1880-1891), dipinto che rappresenta Gesù flagellato alla folla di Gerusalemme

L’Abruzzo, una terra tutta da scoprire, una terra che racchiude in ogni borgo, paese o città piccoli e grandi tesori e che spesso sfuggono agli stessi abitanti. L’antico passato delle genti abruzzesi si rivela nelle sue tradizioni, nelle sue abitazioni, nei modi di fare e di pensare dei suoi abitanti. Gente forte e gentile quella abruzzese, ma anche gente “spiccia” che cerca di andare subito al sodo delle questioni… a costo di “lavarsene le mani”.
E più di tutti, un uomo abruzzese, in particolare, divenne famoso nel mondo; un uomo che scrisse la storia di noi tutti a causa (o grazie?) di una sua scelta come quella di “lavarsene le mani”.
Stiamo parlando ovviamente di Ponzio Pilato, il funzionario romano a capo della prefettura della Giudea che tra gli anni 26 e 36, divenne “famoso” per il ruolo che svolse nella passione di Gesù. Infatti, secondo quanto testimoniano i Vangeli, fu egli il giudice del processo di Gesù e ne ordinò la flagellazione e la crocifissione.
La figura di Pilato compare in tutti e quattro i vangeli canonici e  la leggenda che Pilato fosse di origine abruzzese nasce dall’ipotesi che lo fa discendere dalla famiglia Vestina dei Ponzi, da cui sarebbero usciti, al tempo della guerra sociale, gli avi di Ponzio Pilato quali condottieri dell’esercito sannita. Questa vecchia tradizione popolare è anche presente in un’opera minore di Ennio Flaiano.

Il Vangelo secondo Marco mostra Gesù innocente dell’accusa di aver complottato contro l’Impero romano e raffigura Pilato come estremamente riluttante a giustiziarlo, dando la colpa alle gerarchie giudaiche per la condanna, anche se Pilato era l’unica autorità in grado di decidere una condanna a morte. Nel Vangelo secondo Matteo, Pilato si lava le mani del caso e, riluttante, manda Gesù a morte. Nel Vangelo secondo Luca, Pilato riconosce che Gesù non aveva minacciato l’Impero. Nel Vangelo secondo Giovanni, Pilato interroga Gesù, il quale non afferma di essere né il Figlio dell’Uomo né il Messia, ma gli dà conferma rispondendo “tu lo dici: io sono ” (Gv 18,37).
La domanda più importante che Pilato fece a Gesù fu se lui considerasse se stesso come re dei Giudei. Nella prosecuzione dell’interrogatorio, secondo il Vangelo secondo Giovanni, Gesù affermò di essere venuto nel mondo per rendere testimonianza alla verità e proseguì dicendo: Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce. Al che Pilato chiese: Che cos’è la verità?. Pilato tentò di non condannare Gesù e, visto che in occasione della Pasqua era usanza che fosse liberato un prigioniero, Pilato lasciò al popolo la scelta tra Gesù e un assassino di nome Barabba.
Nel Vangelo secondo Matteo ci sono altri due elementi, un intervento della moglie di Pilato, Claudia Procula, la quale gli consiglia di rilasciare Gesù, e l’episodio di Pilato che si lava le mani davanti alla folla dicendo: Non sono responsabile, disse, di questo sangue; vedetevela voi!. Da questo gesto nasce il detto: lavarsi le mani per indicare il gesto di una persona che non prende posizione e lascia che altri prendano una decisione.(1*)

Mattia Preti (1613-1699) “Pilato si lava le mani”

Con un personaggio di tale spessore, sono in molti i paesi che si contendono i natali di Ponzio Pilato e sono: San Pio di Fontecchio in provincia dell’Aquila, qui vi è un monte chiamata “Montagna di Pilato” dove la tradizione locale colloca la villa in cui Pilato si ritirò prima di morire. Il ritrovamento in tempi recenti di resti di edifici romani ha stimolato ulteriormente questa leggenda.

Fontecchio: la piazza

Secondo altre leggende, la figura di Pilato viene collocata presso le rovine romane di Peltuinum, sempre in provincia dell’Aquila.

Rovine di Peltuinum

Anche Isernia rivendica di aver dato i natali al funzionario romano, grazie ad un’iscrizione romana di dedica sulla storica Fontana Fraterna.
Ancora in provincia dell’Aquila, a Tussio, una frazione di Prata d’Ansidonia viene collocata la villa di Pilato. Tale tesi viene avvalorata grazie al ritrovamento di due leoni in pietra risalenti al I secolo, che porterebbero invece ad indicarne la tomba.

L’articolo del ritrovamento di uno dei leoni

Inoltre, sempre a Pilato viene accreditata l’introduzione nella altopiano di Navelli dello zafferano (Crocus sativus). La leggenda  vuole che anche  Bisenti in provincia di Teramo, si proclami quale patria di Ponzio Pilato, adducendo delle spiegazioni abbastanza articolate.

Bisenti, il portico della presunta “casa di Pilato”

La leggenda sulla morte di Ponzio Pilato

Una leggenda non è mai sola, solitamente questa è foriera della genesi di altre leggende. Così, alla nascita di Ponzio Pilato, anche la morte si trasforma in leggenda. La tradizione popolare vuole che a Corfinio, Pilato possedesse un bellissimo castello, frutto di eredità della sua nobile stirpe; questo mastio era dotato di potentissime mura e torri e aveva un’unica via di accesso, a mo’ di forte. Il procuratore era molto conosciuto presso i romani per la sua lealtà e diplomazia, così fu chiamato da Tiberio con l’incarico di presiedere all’interrogatorio del Cristo e, nel caso, assolverlo; poiché l’imperatore, essendo lebbroso, sperava in eventuale gesto di gratitudine da parte dell’imputato, che lo avrebbe forse guarito dalla sua malattia. Ponzio Pilato, arrivato a Gerusalemme, purtroppo, si trovò di fronte a gente convinta della colpevolezza dell’imputato e così “lavandosi le mani”, indirettamente lo condannò a morte. Per paura delle ritorsioni dell’imperatore tornò in incognito al suo castello. Passarono alcuni giorni e Tiberio fu informato della triste sorte del Nazzareno e così adirato chiamò a Roma il procuratore che, nascosto nel suo castello, non si presentò. L’imperatore, allora, fece assediare il castello. Per ritorsione egli uccise tutti i suoi servi di fede cristiana. Il suo sacrilegio fu punito da Dio in maniera crudele: improvvisamente le statue iniziarono a sanguinare e una colonia di topi assaltò il maniero che cadde travolgendo tutti, compreso il suo proprietario che, afferrato da una schiera di diavoli, fu gettato in un fiume che non volle accogliere le spoglie sacrileghe, le quali furono scagliate, successivamente in una pozza d’acqua dove rimarranno fino alla fine dei secoli.(2*)

Verità o leggenda? Ponzio Pilato è nato davvero in Abruzzo? Secondo le ricerche sembrerebbe proprio di si, ma quale paese gli diede i natali? Quale dei tanti contendenti può aggiudicarsi il ruolo di “patria natale” di un personaggio storico così importante? La storia potrà essere un giorno finalmente “svelata”? Chissà… certo è che questa terra non finirà mai di sorprendere, di stupire con i suoi tesori, ma anche con i suoi segreti che reclamano di essere “visti” da “colui che è pronto per la verità”.

Buon viaggio in terra d’Abruzzo

 

Rossella Tirimacco

Citazioni e fonti

1)wikipedia

2) Nicoletta Camilla Travaglini “Il Graal in Abruzzo. La ricerca archeo-antropologica”

Ponzio Pilato

Amiternum- L’Aquila