20 MARZO DEL 43 A.C. NASCITA DI UN POETA E DI UN MITO: PUBLIO OVIDIO NASONE

Scorcio della piazza sulmonese dove è collocata la statua di Ovidio

Odi, Posterità, se vuoi sapere
chi sia stato quell’io che stai leggendo,
cantore un giorno di teneri amori.
Nacqui a Sulmona, la città ricchissima
di freschi rivi, che dista da Roma
novanta miglia. E, acché tu sappia il tempo,
vi nacqui quando di una stessa morte
perirono i due consoli. Se ha qualche
valore, ereditai l’ordine equestre
dagli antenati, e non assunsi il titolo
per l’acquisto recente di ricchezze.
Non fui io primo figlio: ebbi un fratello
nato un anno preciso avanti a me.
Venimmo al mondo nello stesso giorno
celebravamo insieme il compleanno
con due focacce-
(Tristia, IV, 10, vv. 1-42) Traduzione- Vittorio Monaco

Era il 20 marzo del 43 a.C. quando a Sulmona (in provincia dell’Aquila) nacque uno dei poeti più illustri e più imitato della letteratura latina e della poesia elegiaca: Publio Ovidio Nasone, conosciuto semplicemente come Ovidio.
Della sua vita sappiamo poco ,le uniche testimonianze arrivano da Ovidio stesso in una sorta di elegia autobiografica. E saranno proprio i suoi scritti a farci conoscere l’uomo e che accompagneranno il lettore in una sorta di viaggio in un mondo straordinario. La grande opera letteraria che egli ci ha lasciato ci aiuta a conoscere altri aspetti della Roma di allora e di quella politica augustea che lo vedeva come un personaggio scomodo al punto che si rese necessario esiliarlo a Tomi, l’attuale Costanza, dove Ovidio infine morì nel 17 o 18 d.C.
Se della sua vita sappiamo poco, la fama però che il grande poeta raggiunse in vita e dopo la morte ha lasciato profonde tracce nella memoria della valle Peligna. Poiché Ovidio non era come tutti gli altri uomini, egli era l’orgoglio e la gloria delle genti peligne.


Dall’uomo al mito il passo fu breve, così dalla storia alla leggenda ecco che vediamo nella zona Peligna, durante il Medioevo, “rinascere” Ovidio con costumi diversi che lo vedono di volta in volta trasformarsi in mago, stregone, mercante e infine santo.
Una delle leggende della tradizione orale narra che Ovidio si recava spesso ad una sorgente che si trova nella zona della Badia Morronese. Lì il Poeta si incontrava con una fata o una maga e vicino alla sorgente i due consumavano lunghi rapporti d’amore. Secondo la leggenda, in quel luogo oggi conosciuto con il nome Fonte d’Amore, fu d’ispirazione ad Ovidio per la sua opera Amores. Un’altra leggenda riportata da Antonio De Nino, ci mostra invece il fantasma d’Ovidio che ogni anno, nella vigilia della SS Annunziata, a mezzanotte seduto sopra una carrozza trainata da quattro cavalli  si mostra ai “cavatesori” per impedir loro di portare via il tesoro nascosto sotto la zona archeologica ritenuta la villa del poeta.

La statua di Ovidio, identica a quella sulmonese, collocata nella piazza di Costanza (Romania)

E che dire della figura di Ovidio nei panni del mago?
Si racconta che un giorno Ovidio fuggì di casa e scomparve. Venne trovato tempo dopo nel bosco di Angizia, vicino Luco, sul lago Fucino. Lì egli apprese le arti magiche da un astrologo e da una strega della Marsica. Quando fu riportato a casa, egli cominciò a fare miracoli indicibili. Appena apriva bocca tutti restavano incantati dalle sue parole, poiché sapeva imitare il canto degli uccelli e ognuno ascoltava il canto che più gli piaceva. Crescendo, diventò un grande mago. In una notte costruì sul Morrone una magnifica villa circondata da giardini, vigneti e frutteti e bagnata dalle acque di una fonte che oggi si chiama appunto Fonte D’Amore.

 

 

Luigi Tagliana “Partenza di Ovidio esiliato da Augusto” 1821

Ma Ovidio, ecco che in un’altra narrazione si trasforma in santo e sempre De Nino riporta ai posteri la credenza che vede il poeta, dopo aver amoreggiato alla “Fonte d’Amore”, salire sul monte Morrone per fare penitenza proprio nello stesso eremo scavato nella pietra dove nel tardo Duecento Pietro Angelieri in onore di santità divenne il futuro papa Celestino V.

Queste sono solo alcune leggende sulla figura di Ovidio che ancora oggi sono impresse nella fantasia popolare. Che sia stato un santo, un mago o che nelle notti di luna piena il suo fantasma si mostri ai cacciatori di tesori, non ci è dato saperlo. Ciò che conta è la grande eredità letteraria che il Poeta ha lasciato a noi tutti, un’eredità spesso sottovalutata e perché no… soprattutto poco curata.
Ognuno di noi però può rendere onore al Sommo Poeta e può farlo iniziando a riappropriarsi di un pezzo della memoria storica di questa valle e della grande eredità che Ovidio ha lasciato a noi tutti.

Rossella Tirimacco

 

Citazioni e fonti

Rivista Echi Ovidiani, a  cura di Marco Del Prete Emanuela Ceccaroni

Antonio De Nino, “Tradizioni popolari abruzzesi. Scritti inediti e rari”, vol. II, a cura di Bruno Mosca

Danilo Borri “Santo e stregone: Ovidio nel mito popolare abruzzese